Pieno di
novità, di ritorni, di paura e di errori ma soprattutto di certezze.
Un anno di
bellezza, e di cambiamenti. Tanti.
L'augurio per
il nuovo anno è sempre lo stesso, sperando che sia migliore di quello appena
passato e che ci regali sempre più un po' di bellezza e di speranza.
Arrivederci
al 2018, che sia un'ottima annata!
Lo
affronteremo come ogni anno, a muso duro e con la dolcezza che merita
sono Salvo Ognibene, figlio e innamorato di Menfi e
della Sicilia.
Sono convinto che si parta per tornare, senza mai
andare via.
Andare via é una scelta. E scegliendo si rinuncia
sempre a qualcosa.
Nonostante i miei studi “fuori”, mi sono sempre
interessato della “mia” comunità, seguendo, passo passo, la vita politica,
amministrativa e sociale, oltre che della Nostra Settesoli.
Scrissi anche di Lei, quando fu eletto, nel 2011. Ne
scrissi con la speranza che potesse portare novità e miglioramenti in quella
cooperativa che, per buona parte dei menfitani e della comunità belicina tutta,
non è una mucca da mungere ma un investimento continuo.
E’ sudore, vita. E non sto parlando dei 2.000 soci di
cui si parla spesso ma dei singoli agricoltori che per una vita intera hanno
sognato, senza perdere entusiasmo e lavorando tantissimo, quella che la Settesoli
è. Perché la Settesoli è un sogno. Un sogno che va ben oltre le persone e che
deve essere solo fiera del suo passato e di chi ha fondato e amministrato
questa azienda fino ad oggi, o quanto meno dei progetti condivisi che hanno
portato lustro e che hanno fatto crescere questa cooperativa.
A leggere le Sue dichiarazioni parrebbe un sogno mai
iniziato, o forse, una favola in cui i protagonisti sono sempre le principesse
da salvare e mai chi lotta per esse, superando grandi ostacoli e combattendo
contro i draghi e le creature malvagie.
Nessuno si é permesso di mettere in discussione le Sue
qualità da manager, così come nessuno le aveva messe in dubbio nel 2011, anzi.
Ho letto i Suoi commenti e, con grande dispiacere,
devo dire, li ho trovati privi di sogni e di amore ma pieni di astio e
rancore.
La Settesoli, con i suoi 2.000 soci, rappresenta la
più grande anima della Sicilia del vino. 2.000 persone che non servono a farsi
pubblicità ma che ci ricordano, ogni giorno, il valore dello stare insieme, la
solidarietà, la democrazia, l’unione e non la politica dell’uomo solo al
comando.
Lei parla di “complotti”, di “mandanti”, di giovani di
Menfi che ha lasciato “piangenti e scoraggiati” e che, addirittura, starebbero
“cercando altro lavoro in aziende del Nord”. Racconta di una comunità “che era
pronta ad investire sul futuro, comunità di imprenditori agricoli, che pur
rappresentando la maggioranza dei vigneti ha voto minoritario in una
cooperativa dove ogni testa è un voto a prescindere dalla estensione dei vigneti”.
Ma davvero Lei pensa tutto questo? E se ogni testa è un voto, così come le
regole più elementari della democrazia rappresentativa vorrebbero, come si
spiega che dei 1.674 soci che hanno manifestato il proprio voto, anzi, i propri
voti (per chi non lo sapesse ogni socio aveva per statuto a disposizione 9 voti
per scegliere tra i 15 candidati), soltanto in 517 Le hanno manifestato la
propria fiducia?
Dove sono stati i giovani di Menfi e del territorio
nel suo progetto? Dove? Dove sono stati i viticultori ed i soci in questi Suoi
sei anni di mandato?
La Settesoli è patrimonio collettivo di questa
comunità, che non appartiene a nessuno se non a se stessa, e, le somme, le
hanno tirate quei 1.674 soci che si sono espressi, votando un Consiglio di
Amministrazione vincolato dalle preferenze che il Cda da Lei presieduto ha
scelto.
Ho deciso di tornare nella mia terra, di vivere qui. E
lei? Dice di andare via dalla Sicilia e che non
tornerà più a lavorare per questa terra ma dove è stato in questi sei anni? Qual è stato il suo rapporto con il
territorio e con la comunità della Settesoli?
La Settesoli non é un’azienda come le altre, è una
cooperativa.
Una cooperativa che fa della condivisione la sua
qualità migliore.
Che ha bisogno di essere abitata, che insegna che fare
azienda significa far crescere la sua comunità.
Sono tornato in Sicilia per restarci.
Una scelta difficile, anzi, difficilissima, ma vera e
piena di amore e speranza.
Perché Menfi? Questa domanda prima di rivolgerla alle
diverse persone che ho avuto il piacere di incontrare in queste settimane (in occasione de Le Federiciane), l'ho
posta a me stesso.
Quando decisi di andare a studiare Giurisprudenza a
Bologna, pensai che non sarei più tornato nella mia Sicilia. Convinzioni di un
giovane studente ma che, man mano che il tempo passava, maturavano sempre più,
anche grazie ad una cittâ che mi ha accolto e cresciuto come una
mamma.
Sono tornato in Sicilia subito dopo la "fatidica"
laurea, pensando che sarebbe stata una piccola parentesi in attesa del passaggio
dell'estate ed ora, a distanza di tre anni e mezzo, mi sono reso conto che non
ho scelto di rimanere, ma semplicemente non sono mai andato via.
Quindi, perché Menfi? Essere stato "fuori" per
qualche anno mi ha permesso di vedere la mia terra con occhi diversi. Menfi vuol
dire tante cose ma davvero credo sia impossibile non amarla per le bellezze
naturali che ogni giorno ci regala e per l'altissima qualitá della vita che la
terra ci offre.
Di questa "piccola Parigi", vi ho raccontato qualcosa qui per la prima volta (e qui qualche foto) e potrei raccontarne ancora altre ma di certo, la bellezza dei luoghi e la
loro storia servono a ben poco se non sono circondate dalle persone giuste. E
qui, in questa cittadina della Sicilia occidentale situata tra Heraclea e
Selinùs, credo che queste condizioni si siano realizzate.
Negli ultimi anni sono cambiate un po' di cose anche
se qui, nella terra del Gattopardo, la convinzione che tutto cambia per non
cambiare nulla è sempre quella più frequente. Forse apparenza ma la realtá ci
racconta di un sottobosco di novità che non hanno bisogno di essere
pubblicizzate ma che hanno cambiato profondamente il volto del mio paese. Se
oggi le persone che hanno scelto Menfi sono cittadini e animatori di questo
luogo è un segnale importante. Hanno raccontato e ci hanno aiutato a riscoprire
la bellezza di questo posto che è un po' un'isola. E forse avevamo bisogno di
farcelo raccontare proprio da loro. Per ricordarlo a noi stessi
Perché Menfi
Per chi l'ha scelta pur senza conoscerla
Per le sue albe e per chi ogni giorno ne scopre di
nuove
Per il suo mare e per chi nonostante tutto non lo ha
mai abbandonato
Per il suo vino e per chi si ubriaca di
vita
Per la sua storia che é molto più di quanto si
racconta
Per la sua autenticitá e le sue origini che rimangono
ancorate alla bellezza
Per i suoi colori che dipingono le
emozioni
Per i suoi abitanti e per chi ne apprezza ogni giorno
il sacrificio
Per il suo olio genuino che profuma di isola
antica
Per i suoi tramonti e per chi ne conserva le foto nel
cuore
Per la sua luna che riflette la parte migliore di
noi
Per le sue stelle e per le notti che non finiscono
mai
Per la sua terra che é madre
Per chi, nonostante tutto, non vorrebbe andare in
nessun altro luogo
Sarà premiata anche Rosaria Cascio il prossimo 20 agosto a Santa Margherita di Belice (Ag) nel corso de “L’alba della legalità”. Il riconoscimento il “Gattopardo della legalità” è assegnato da Libera e dall’associazione intitolata a Giuseppe e Paolo Borsellino a diverse personalità impegnate sul fronte dell’antimafia.
Ci sarò anch'io, e sarà una grande emozione. Come ogni anno.
Prima però ci vediamo a Castellammare del Golfo (18 Agosto) e poi
Quattro ragazze alla soglia dei trent’anni, con vite diverse, in una città che amano, dopo anni di studio si ritrovano tutte sotto un’unica solida idea: Taldeg. Un progetto che guarda al futuro ma che si basa su solide tradizioni scoperte nel viaggio della vita, tra i profumi del centro storico e le escursioni fuori porta. Raccontare Bologna non attraverso le parole ma attraverso un sentiero guidato, già esplorato ma ancora ricco del fascino di nuove terre.
Un viaggio nel viaggio che coinvolge turisti inconsapevoli di essere viaggiatori. Una riscoperta di luoghi e persone possibile grazie a Bologna e alla bolognesità, quella vera. TALDEG (in bolognese “te lo dico”) è un nuovo modo di approcciarsi al concetto di viaggio e affittare un appartamento per un breve periodo, ma con un metodo del tutto innovativo: non ti offre semplicemente un luogo in cui passare le notti di soggiorno, ti da la possibilità di venire a contatto con tutto quello che la realtà di Bologna, quella autentica, è in grado di offrire.
Il viaggio è un percorso che ci aiuta a conoscere meglio noi stessi, non c è modo migliore di conoscere una città se non viverla nei panni di coloro che quel luogo lo abitano tutto l'anno e che hanno avuto modo di sentire la mancanze e rivederlo con nuovi occhi.
Una scommessa da vincere, che sappia di etica, bellezza e passione. Un’opportunità per giovani e professionisti emergenti che condividano le idee e i progetti di un viaggio da fare insieme, consapevoli che le occasioni del futuro esistono mentre noi non vogliamo restare a guardare.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi”
M. Proust
Sarà una tre giorni densa di incontri, approfondimenti e dibattiti sui temi della responsabilità e dei diritti. Le giornate saranno animate da testimoni significativi del nostro tempo e proposte di lavoro distribuite tra sedute plenarie, lavori di gruppo e laboratori artistici.
"Giovani Protagonisti" vuole essere un luogo nel quale giovani e adulti possono incontrarsi, confrontarsi e condividere idee e progetti di cittadinanza agita. La cittadinanza di cui parla la nostra Costituzione, non mera formalità, ma condizione sostanziale da raggiungere e mantenere attraverso un percorso di impegno, di partecipazione e di responsabilità quotidiani.
Sono particolarmente legato a Guastalla, piccolo comune in provincia di Reggio Emilia.
I motivi sono tantissimi e aver saputo della “Leggenda dell’Aironera” ne ha certamente aumentato il fascino. Ci tornerò più avanti su questo aspetto ma quello che vorrei segnalare su questo blog è quella buona politica che esiste e che, come in questo caso, si vede anche nelle piccole cose. Così anche quella che può apparire una semplice scelta amministrativa nella realtà è molto di più.
Durante l'ultima presentazione dei miei libri in questo centro della Bassa reggiana, con alcuni consiglieri comunali si parlava proprio della presenza delle auto nella piazza Mazzini, nel cuore della città. Una presenza ingombrante e fuori luogo, situate all'interno di un bellissimo centro storico in quello che fu il ducato dei Gonzaga. Così con l’approvazione della mozione “Valorizzazione del Centro Storico e di Piazza Mazzini”, si è dato inizio ad un percorso che dovrà portare alla pedonalizzazione di Piazza Mazzini.
Uno spazio pubblico urbano e identitario per eccellenza, volto a far tornare la piazza un luogo di relazioni in cui fermarsi per chiacchierare, un luogo da attraversare per raggiungere le attività del centro, un contenitore di eventi culturali e iniziative, uno spazio in cui incontrarsi e in cui esprimere la propria creatività. Inoltre, la pedonalizzazione di Piazza Mazzini si configura anche come un incentivo per lo sviluppo di azioni e politiche per la mobilità dolce e sostenibile.
Torna in
libreria Fabrizio Capecelatro, giornalista e scrittore, con “Il sangue non si lava. Il clan dei Casalesi
raccontato da Domenico Bidognetti”. Un libro importante che attraverso il
racconto di uno dei più spietati killer, e poi, uno dei più importanti boss
del clan dei casalesi, vuole mostrare ai suoi lettori i lati oscuri e peggiori
delle organizzazioni criminali,
Nel 2007 Domenico
Bidognetti (cugino di Francesco Bidognetti), dopo 7 anni di carcere duro al
regime di 41bis, ha deciso di collaborare con la giustizia. Una collaborazione
sofferta e dolorosa, resa ancora più difficile dall’assassinio del padre,
Umberto Bidognetti nel 2008.
Il collaboratore di giustizia, che in questi anni ha svelato i misteri dei
Casalesi, durante una ricorrenza per ricordare
la figura di don Giuseppe Diana, ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994, ha
scritto una lettera alle centinaia di studenti
presenti nella chiesa di San Nicola di Bari, a Casal di Principe chiedendo
scusa non solo alle persone a cui ha fatto del male, ma anche ai loro cari e a
tutti i cittadini del suo paese. Bruttaccione non vuole dimenticare e in questo
libro – testimonianza, insieme a Capecelatro, ripercorre 20 anni di
storia criminale italiana. La storia del
clan dei casalesi sin dalla sua nascita, racconta l'omicidio di Don Peppe
Diana, ricostruisce le dinamiche del traffico illecito di rifiuti e di tutti
gli altri affari in cui il clan era coinvolto.
Don Luigi
Ciotti, Presidente di Libera, dichiarò pubblicamente: «Credo che questa
comunità debba ringraziare dal profondo del suo cuore Mimì Bidognetti, figlio
di Umberto, che è stato ucciso perché Mimì ha trovato la forza, il coraggio
di collaborare con la giustizia».
Il libro
dedicato a Salvatore Ricchiello, vittima innocente di camorra ucciso a soli 12
anni, si avvale della prefazione di Giovanni Conzo, procuratore aggiunto di
Benevento.
Lo
scorso anno sono stato assai critico nei confronti della 21esima edizione della
festa Inycon e, quello che ho detto, voleva essere una critica verso una festa che
negli ultimi lustri ha rischiato di essere ridotta a poco più di una festa
paesana. Quest'anno, complici le diverse novità, abbiamo visto e partecipato ad
una manifestazione ben diversa dagli anni passati. Un Inycon giovane,
consapevole che tutto scorre e niente sta fermo.
E’ tornato il vino e sono tornati esperti che non hanno
bisogno di presentazioni come Capriotti, Saccoccio,
Pensovecchio e Buemi, che hanno coinvolto i wine lovers con il racconto e la
bellezza tipica di chi ama questo mondo (la nota dolente è stata la bassa affluenza nei
Wine Tasting, purtroppo). Il Distretto del vino e dei sapori di Sicilia e Slow
Food hanno dato risalto alle eccellenze gastronomiche del territorio. Pure
gli Enonauti, formatisi recentemente, sono stati presenti nei talk e nella
gestione dei wine bar. E che dire della parte dedicata agli spettacoli? La
scelta coraggiosa di portare i Sud Sound System, la partecipazione di John Peter
Sloan con il suo “Culture Shock” e lo spettacolo “Dream” che ha
ricordato il sapore indimenticabile delle rappresentazioni che hanno caratterizzato
le prime edizioni della festa. E poi i fuochi d’artificio che hanno regalato
sorrisi e che fanno ben sperare per il futuro di Inycon.
Infine
una novitá, con l’augurio che possa essere determinante nelle prossime edizioni
della festa: raccontare Inycon attraverso il web. Lo si è fatto nella Social
Room all'interno di uno dei cortili del centro storico, dove, tra gli altri,
protagonista é stato il vino presente nelle parole dei produttori, nei cocktail
tematici e ovviamente nei bicchieri.
Una
manifestazione capace di declinare tutte le
sfumature del vino siciliano con i sapori più antichi dell’Isola che guardano
al futuro di questa terra bellissima.Checchè se ne
dica.
È nella “Costa d‟Africa” di Sicilia, che
si espande una distesa di vigneti che si lasciano accarezzare dal profumo del
mare e cullare, dall’alba al tramonto, da quei colori che non lasciano spazio
all’immaginazione talmente sono veri e belli.
Il vino è il canto della terra verso il cielo diceva
un grande enologo italiano ed è qui, nel più grande vigneto d’Europa, che
avviene il miracolo della vendemmia e del vino. Qui Menfi, situata tra i
templi di Selinûs e l’area degli scavi di quella che fu Heraclea,
dove si coltivano a vite 6.000 ettari di terreno con quasi 30 cultivar di uve
diverse per più di 600.000 quintali di uva raccolte all’anno. Ed è qui che si
incontrano piccoli agricoltori, che amano e rispettano la terra e suoi cicli
biologici, e aziende (oltre 10 produttori di vino) che fanno dei loro soci e
del loro sudore la risorsa più importante.
Si narra che proprio in questa zona trovò rifugio Dedalo dopo la sua fuga da
Creta. Secondo la leggenda, Cocalo ospitò Dedalo e poi, le figlie del re
sicano, lo aiutarono ad uccidere Minosse. Questo e molto altro si racconta
ma Inycon però è molto altro. E' il racconto di un territorio e delle sue
meraviglie. Il racconto del vino e della sua comunità. Del mare, del
territorio. Del cuore di questa terra che non lascia spazio all'amaro ma che si
gode la dolcezza del mare, del vino e dei suoi protagonisti. Quasi a sfidare il
tempo e la leggenda di Bacco che pare aggirarsi tra i vigneti di Menfi. E qui,
forse, la leggenda c’entra talmente poco tanto è vera la vita tra le strade
della città del vino.
Un post condiviso da Salvo Ognibene (@salvo_ognibene) in data:
Dal 23 al 25 giugno, a Menfi, torna Inycon, la festa del vino più importante di Sicilia. La manifestazione, giunta alla ventiduesima edizione, è inserita nella shortlist degli eventi ad alta rilevanza turistica della Regione Siciliana ed è l’appuntamento centrale organizzato dal Comune di Menfi per promuovere le eccellenze del territorio.
Questa edizione, insieme a sponsor storici come l’Assessorato Regionale al Turismo, SiSTema Vino e Cantine Settesoli, ha il privilegio di avere come partner il Distretto del Vino e dei Sapori di Sicilia e Slow Food, che valorizzano le peculiarità enogastronomiche della Sicilia. Il vino di Menfi, eccellenza produttiva riconosciuta nel mondo, e le straordinarie varietà gastronomiche del territorio sono il cuore della manifestazione. Sono il linguaggio con cui il territorio si vuole raccontare. Inycon è quindi la tre giorni assolutamente imperdibile per gli amanti del vino e del gusto di qualità.
Tantissimi ospiti ed appuntamenti rendono unico l’evento.
Con la collaborazione, ormai consolidata, dello scrittore e giornalista Giacomo Pilati, a Casa Planeta, alle 19, si tengono tre Dialoghi del vino, occasione straordinaria per assistere alle presentazioni dei libri di tre autori di rilevanza nazionale, degustando l’ottimo vino del territorio. Si parte, il 23, con Tony Capuozzo ed il suo "Il segreto dei Marò”, edito da Mursia. Il giorno successivo, Daniela Spada e Cesare Bocci presentano il loro "Pesce d’aprile", Sperling & Kupfer. Il 25 giugno concludono Antonella Boralevi ed il suo "Byron. Storia del cane che mi ha insegnato la serenità”, per i tipi Mondadori.
Ogni giorno, in due turni, alle 19 e alle 20:30, all’interno dei cortili storici 21, 27 e 34 di Via della Vittoria, un appuntamento fondamentale di Inycon: le degustazioni tecniche dei vini della Strada del Vino delle Terre Sicane condotte da wine influencer con il supporto dei sommelier AIS. Ogni cortile è allestito con stampe fotografiche, dalla forte capacità narrativa, coerenti con il tema della degustazione.
Il cortile 21, “Sacro e Profano”, ospita i wine tasting con Valerio Capriotti dal titolo “Il vino si beve... e si serve. La ritualità della tavola spiegata da un sommelier vip: Valerio Capriotti”. Il cortile 27, #SeguiIlRichiamo, è invece la location della degustazione “SeguiIlRichiamodelleTerreSicane" con Francesco Pensovecchio. Il cortile 34 ospita i wine tasting con Gae Saccoccio e Alberto Buemi. Tutti i cortili storici di via della Vittoria si incendiano di convivialià, gusto, festa per tutta la tre giorni, animati dalle aziende vinicole e dalle associazioni del territorio e non. Fra gli altri, il cortile 22 è il set dello spettacolo comico della ex modella e wine lover Arianna Porcelli Safonov. Imperdibile.
Il Distretto dei Vini e dei Sapori di Sicilia, insieme ai Cortili in Festa di Via della Vittoria, promuove EXPO village, una grande area, installata in Piazza Vittorio Emanuele, dedicata a tutte le eccellenze enogastronomiche che rendono unici i nostri territori.
Alle 20:30, in Piazza Vittorio Emanuele, spazio ai Laboratori del gusto, show cooking condotti da Tinto, durante i quali grandi chef del territorio sono chiamati a creare il connubio perfetto fra la creatività dei sapori e un vino del territorio. I Laboratori del gusto sono realizzati in collaborazione con l'Assessorato Regionale al Turismo, Slow Food e il Distretto Vini e Sapori di Sicilia. Il 23, sul palco, lo chef menfitano Liborio Bivona; il 24, spazio alle ricette di casa della famiglia Planeta; il 25, protagonista è la cucina tradizionale delle Signore della Brigata Mandrarossa.
Dopo le 23, ogni sera, grande spettacolo in Piazza Vittorio Emanuele. Comicità e cabaret la prima serata, con il grande John Peter Sloan, ormai menfitano di adozione, ed il suo Culture Shock; la grande musica raggaemuffin dei Sud Sound System è invece protagonista della serata del 24 giugno. Il 25 sera, a conclusione di Inycon, si sogna con lo spettacolo “Dream. Sogno di una notte d’estate" prodotto da MyMoon. Un momento che unisce comunità e visitatori in un’atmosfera emozionale unica, esaltata dallo spettacolo pirotecnico conclusivo.
Tantissimi altri appuntamenti ed eventi rendono imperdibile la ventiduesima edizione di Inycon.
In due splendidi wine bar, uno in Piazza Vittorio Emanuele ed uno nel cortile di Palazzo Tito, coordinati dagli Enonauti, si propongono, dalle 19, tutti i vini della Strada del Vino delle Terre Sicane.
Nel cortile 27, dalle 21:30, Giacomo Tarantino in compagnia di un appassionato team di social inluencer apre la finestra virtuale ed interattiva di Inycon con la sua Social Room.
Inycon è anche occasione per riflettere sui valori territoriali per progettarne lo sviluppo. L’esperto internazionale di marketing delle destinazioni turistiche, Joseph Ejarque, coordina, nelle giornate immediatamente precedenti alla manifestazione, una due giorni di workshop tecnici sulle possibilità di sviluppo turistico del territorio.
Il 24, alle 10, a Casa Planeta, il Prof. Attilio Scienza, massimo esperto nazionale di enologia, modera la Tavola Rotonda, organizzata in collaborazione con l’Assessorato dell’Agricoltura dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, “Identità e ricchezza del vigneto Sicilia”.
Il 2017, inoltre, è per Menfi e la sua comunità un anno importante. Ricorre infatti il decimo anniversario del gemellaggio con la città tedesca di Ettlingen. Inycon 2017 è l’occasione per celebrare questa festa dell’amicizia fra popoli e culture diverse.
Questo e molto altro è Inycon 2017. Appuntamento a Menfi dal 23 al 25 giugno!
Eccoli i Cannella, con il loro
terzo disco: “Ambaradan”. E non poteva avere un nome diverso
se il trio che compone un puzzle dal
sapore intenso e speziato come la loro musica, si ritrova ancora una
volta dopo “Fuoripaese” (2013) e “Allafine”
(2015).
Tanto equilibrio rispetto al passato, personalità in
crescita e costanza nel volere uscire dai soliti schemi di genere. Ambaradan
scorre e fluisce piacevolmente, segno di maturità e consapevolezza dove è viva
la qualità al centro del progetto e, allo stesso tempo, un’idea artistica
chiara e definita. Un ascolto intrigante dove nel guazzabuglio diAmbaradan ogni cosa è al proprio
posto e dove emerge, tra le altre, la sostanza nutrita di un lavoro ricercato
che conferma la bellezza debordante di piacere e verità e mette sul piatto
belle melodie e canzoni dal buon peso specifico. Agli estremi del disco la
desolazione e il riscatto, segni tangibili della contraddizione siciliana
che si accompagna alla speranza di una primavera che riempie il vuoto e regala
sorrisi.
Le 12 tracce di questo disco sono un mosaico
inscindibile da vivere che amalgama con cura i mille volti del gruppo. Rispetto
ai lavori precedenti scompaiono il dialetto, l’espressività allusiva e i colori
degli esordi, tornando a bilanciare i due elementi costitutivi della canzone:
più rilievo alla musica e ruolo maggiormente funzionale e accessorio del testo.
Ascoltateli. E poi non è difficile farsi
conquistare, o almeno cullare, dalla timida e gioiosa voce femminile che
guida l’ordine in questo Ambaradan dove elementi pop-rock e indie si mescolano ad
influenze derivanti dalla musica elettronica e dalle melodie tipiche degli anni
‘80.
Li trovate qui su Musicraiser, e poi per un piccolo assaggio del nuovo album al Tuna Beach (Sciacca) Venerdì 2 giugno. Le prime uscite pubbliche invece saranno sabato 24 giugno, 1 luglio e altre invia di definizione.
"Pensiero diverso", primo video estratto da "Ambaradan", 3° album dei Cannella
Inycon è la festa del vino di Menfi, nata 22 anni fa per celebrare la nascita della prima DOC del territorio e che narra una delle storie più belle che la Sicilia sa raccontare.
Una storia di vino, mare, linguaggio, territorio e comunità. E Menfi si prepara a raccontarla: dal 23 al 25 giugno 2017 torna Inycon (Clicca qui per saperne di più!), la più antica manifestazione siciliana dedicata al vino di qualità: segui il richiamo!
Anche per quest'anno Menfi è Bandiera Blu (la 21esima assegnata ogni anno in 49 paesi con il supporto e la partecipazione delle agenzie dell’Onu). E lo si racconta con stupore perché anno dopo anno questo territorio racconta sempre qualcosa di nuovo e conferma tradizioni e meraviglie naturali.
La mafia e l’antimafia, Ciak&Law propone il film “Il secondo tempo” e il dibattito con Collura e Ognibene
Terzo appuntamento del ciclo di proiezioni promosso dell’Associazione nazionale magistrati di Agrigento. Tema dell’incontro: l’antimafia. Dopo la proiezione del film “Il secondo tempo” si aprirà il dibattito con il regista e i giornalisti Matteo Collura e Salvo Ognibene. Ingresso libero
La mafia e l’antimafia. È complesso e scottante il tema del terzo appuntamento di “Ciak&Law”, il ciclo di incontri promosso dall’ Associazione nazionale magistrati sottosezione di Agrigento. Mercoledì 19 aprile, alle 20, allo Spazio Temenos, nella Chiesa di San Pietro, verrà proiettato il film “Il secondo tempo” di Pierfrancesco Li Donni. Un evento aperto a tutta la comunità con ingresso libero.
“Il secondo tempo” (2012) racconta i 57 giorni che intercorrono tra la morte di Giovanni Falcone e quella di Paolo Borsellino nella Palermo di oggi. Un ibrido tra docufiction, interviste, finzione e immagini d’archivio che documentano l’atmosfera di quei giorni. Un film che descrive una città che avrebbe potuto essere e non è stata.
A venticinque anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio e a trent’anni da quell’articolo di Leonardo Sciascia “I professionisti dell’antimafia, sono tante le riflessioni che il film solleva. Dopo la proiezione seguirà il dibattito moderato dal presidente dell’Anm – Agrigento, il magistrato Giancarlo Caruso. Interverranno il regista Pierfrancesco Li Donni; Matteo Collura, giornalista del Corriere della sera, autore di diverse pubblicazioni sugli scritti di Leonardo Sciascia di cui è stato intimo amico; e Salvo Ognibene, giovane avvocato e giornalista, autore de "L'eucaristia mafiosa" e "Il primo martire di mafia".
oggi saluto Gaza oggi saluto il mondo oggi si va a morire per la mia utopia di restare umano
Gaza, 15 aprile 2011
"Me ne sono andato via dall'Italia nauseato, lo sai, trascinato al largo, e pensavo per sempre, dall'ondata di una marea di xenofobia e razzismo che allaga un'Italia non più in grado di galleggiare sui ricordi sbiaditi di una Resistenza al fascismo deposta a favore degli sconfitti. Qui a Gaza, confinato laddove l'umanità sconfina in degrado fino al massacro recentemente subito, ho riscoperto tutta un'Italia che pensavo irrimediabilmente estinta. Ricevo decine, centinaia di lettere da chi ha deciso di intasarmi benevolmente la mia casella mail, incoraggiandomi, supportandomi, spronandomi ad andare avanti, coinvolgendosi nella promozione di un volume che ho vissuto morendo, come una sorta di missione, di verità, quindi giustizia, per i morti e i feriti a morte. Quelle che conservo con più affetto sono le epistole di casalinghe interessatesi alla Palestina dopo avermi letto, di disoccupati ridotti sul lastrico che mi mandano pochi spiccioli per mantenermi (uno dei quali ha versato sul mio conto euro 15, motivazione: "per aiutarti a comprare quella bombola del gas per il tuo appartamento", di ex galeotti. Anche per loro vorrei raccontare Gaza, la Gaza dei 'sommersi e dei salvati'.
Perché come ci insegnava Primo Levi chi resta, chi si 'salva' continua ad essere perseguitato da inferni in cui si mescolano privazione, incubi, colpa, dolore, perdita, rassegnazione, terrore, incapacità di proiettarsi nel futuro. La linea di confine che separa chi è rimasto sotto le macerie e chi continua ad inspirare ed espirare regolarmente è spesso più sottile di quanto immaginiamo. Vorrei dar voce alle storie di chi è rimasto sommerso e a quelle di chi si è salvato, vorrei raccontare la perdita, l'ingiustizia attraverso le immagini di una lotta quotidiana per la sopravvivenza in cui si alternano schizofrenicamente orgoglio, coraggio, disperazione e orrore. Credo sia questo il tempo di svelare quanto di umano si svela dietro un hijab o all'ombra di un minareto palestinese, oltre i manifesti propagandistici di hamas nella quotidianità di personaggi che si intrecciano rinchiusi e oppressi nel più grande carcere a cielo aperto del mondo: Gaza. Che aspirano e propendono con tutti loro stessi verso ciò a cui più maggiormente aspirano: una vita normale. Credo sia tempo di riumanizzare le vittime, affinchè sia più difficile tornare a sterminarle col pretesto della guerra di culture. Far luce laddove i grossi media sollevano del gran fumo, tanto da far arrivare a confondere un bimbetto per un temibile terrorista. Una sorta di Spoon River, ma dei sopravvissuti, Vorrei raccontare del mio arrivo a Gaza, il più grande carcere a cielo aperto del mondo, tramite quell'epica avventura rappresentata dalle navi del free gaza movement. Quel 24 agosto c'erano migliaia di uomini e donne ad aspettarci al porto, e molti ci aspettavano accampati da giorni. Hanno spezzato i cordoni di sicurezza di Hamas e alcuni si sono gettati in mare, hanno nuotato verso di noi o ci sono arrivati tramite minuscole rudimentali imbarcazioni, per dare il benvenuto alle prime barche internazionali approdate al porto di Gaza dal 1967. Vorrei raccontare dell'assedio, scolpendo parole che fotografino le gesta quotidiane di una Gaza che resiste stretta nella morsa di valichi sigillati per volontà di chi vorrebbe la sua morte per asfissia.
Racconterei ancora del massacro, ma ancora di più di quello che ha lasciato oggi, dei segni nei sogni dei bambini, nei visi scalfiti dalle rughe di vecchi vittime di due naqba, in una attesa di morire come sono vissuti, vale a dire in gabbia. Vorrei dare voce ai senza voce, mettere nero su bianco la storia di Hamza, caro amico che sebbene di famiglia laica, ha accolto l'islamismo estremista , hamas e successivamente la resistenza. E' morto il 7 gennaio con un kalashikow in mano. Raccontare chi e cosa e spinge questi giovani al martirio mentre loro coetanei sognano ancora l'America, nonostante l'America qui ci viene a trovare spargendo morte rivestita dai suoi blindati e dai suoi cacciabombardieri. Racconterei di Maha, che in una Gaza sempre più indotta all'islamismo, scartando l'antica tradizione laica palestinese,si rifiuta di portare il velo disobbedendo agli ordini della famiglia osservante. Di Fida, che al contrario, il velo lo porta nonostante la madre le sconsigli di farlo. Di chi fa carte false per poter fuggire lontano, di chi da qua non vuole muoversi, e semmai sogna di tornare a piantedi ulivi laddove sono cresciuti i suoi nonni e ora il "nemico" ha edificato il suo impero di sopraffazione. Di cosa significa essere pescatori e agricoltori a Gaza, la differenza che passa tra loro e i loro colleghi di tutto il mondo.
Agricoltori e pescatori, oltre che con la forza ineluttabile della natura, hanno a che fare con una forza altrettanto ineluttabile: il piombo fuso israeliano. Racconterei dei minatori dei tunnel di Rafah. Di come si fa il pane, di come si fa l'amore, di come si allevano i figli e si alleviano i dolori a Gaza. Di come si fuma l'arghile, l'hashish, di come si beve e si prepara il tè, di come si distilla clandestinamente l'alcool. Dei sogni notturni, degli incubi odierni. Delle evasioni in una prigione senza via di fuga. Dei misticismi, dei decadentismi. Degli sguardi confusi verso un occidente che a volte è coloniale, altre volte è ammaliatore. Insomma, racconti brevi, diretti al cuore per ricordarci come si rimane ancora umani, umanizzando le vittime di domani. E che facciano un po’ più male le loro grida di dolore. Perché sarò per sempre incatenato ad una esperienza che dovrebbe sconvolgere gli animi, di tutti, e ridestare dall'indifferenza anche a distanza". Vik
E' ripartito "Noi contro le mafie", il festival sulla legalità in provincia di Reggio Emilia diretto dal Prof. Antonio Nicaso. E' un onore per me tornarci (Qui un piccolo report dell'edizione 2016) anche se questa volta sarò insieme a Rosaria Cascio e al nostro lavoro sull'eredità di don Pino Puglisi.
Ci vediamo giovedì 6 alle 21:00 al Piccolo Teatro di Sant'Ilario d'Enza e Venerdì 7 nella Sala espositiva di Casalgrande alle 10:00 (ci sarà anche Angela Iantosca, eh!)
“Sulla strada della legalità”, Caffè letterario della Polizia di Stato in collaborazione con l'associazione culturale "Emanuela Loi", ci vediamo Sabato 1 aprile ore 11:00 a San Leone, Viale delle Dune, 2.
L'evento si avvale dell’ organizzazione e del coordinamento prezioso di Angelo Leone e Enzo Alessi.
Intervengono il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio e don Luca Camilleri.
“Perché nessuno seppe mai di quanto freddo essi ebbero”
Domani è primavera, ed è sempre stata la nostra festa. Ricordi: nella città cupa, eravamo soli. Sembravano invincibile, allora, i Cavalieri. Tu scrivevi poesie, io articoli di giornale. Per un giornale che non c’era più, ma resisteva – in quegli anni – nella nostra povera stanza. Com’eravamo felici, eppure. La volta che tolsero la luce e canticchiammo Leporello al lume di candela. La volta che il padrone di casa – un momento prima di andare a letto – venne e portò via il letto che non era nostro, e noi due ci guardammo sorridendo.
No, era una casa ricchissima, invece. Ben tre feste di diciott’anni si tennero in quelle nostre due stanze. Alla terza, cascarono i calcinacci (s’era all’ultimo piano) sulle ragazze e sui ragazzi che ballavano, e ridemmo tutti.
Io ora vivo in questo paese strano, affollato da padroni e politici; si parla sempre di loro. Ma per una volta – lo vuoi? oggi è primavera – facciamoci un cerchio attorno, solo noi due coraggiosi, come allora. Siamo sempre gli stessi, e tu sei splendente. Noi non ci siamo arresi.
E’ tanto banale, vincere! Tecnicamente, noi abbiamo anche vinto. Non ci sono più i cavalieri. E quante parole di adesso, che ora vincono, vengono dalla nostra lotta di allora! Eppure, come questo è futile. Noi sapevamo una cosa: si può volare. Quanti ragazzi lo sanno ancora? Oramai non ci crede quasi più nessuno.
Fra poco – ma ancora un attimo – scriverò di altre cose. I grillini,Bersani, la Soluzione, e l’eterna democrazia zoppicante, l’eterno affidarsi a un capo. Neanche per scegliere fra mafia e antimafia puoi muoverti senza permesso del partito.E’ tanto banale, vincere! Tecnicamente, noi abbiamo anche vinto. Non ci sono più i cavalieri. E quante parole di adesso, che ora vincono, vengono dalla nostra lotta di allora! Eppure, come questo è futile. Noi sapevamo una cosa: si può volare. Quanti ragazzi lo sanno ancora? Oramai non ci crede quasi più nessuno.
Dovrei registrare tutto questo, comunicarlo a chi legge: è il mio mestiere. Ma oggi sono così vecchio, o così ragazzo, che scappo da tutto questo. Salgo di corsa i gradini del quarto piano, sorridendo ai due gatti e alla vecchietta del terzo, busso alla porta, suono. E dopo un istante i tuoi passi, e la tua voce. E fra un attimo entrerò a casa nostra, e ringhia la città tutt’intorno ma noi due siamo qui, e perciò è primavera.
Ripartendo dallo spettacolo “Nomi, cognomi e infami” (che ha girato l’Italia per ben 10 anni con oltre 500 repliche complessive) Giulio Cavalli smonta l’onorabilità mafiosa delle nuove leve raccontandone i vizi privati e smontandone l’onore. Ci sono i mafiosi surgelati che a Alcamo si incontrano nella cella frigorifera di un negozio di ortofrutta sperando di non essere ascoltati; i bambini di ‘ndrangheta che scrivono lettere in cui sognano di “diventare boss come papà”; c’è il camorrista che si traveste da donna per coprire la propria latitanza; i fratelli Marchese (Cosa Nostra) che pensano di uccidere i genitori dell’amata di uno dei due per aggirare la norma che impedisce a un uomo d’onore di sposare una donna con genitori separati (ma non orfana); c’è il padrino che autorizza una storia di corna per “liberare” uno dei suoi picciotti; c’è il patetico giuramento mafioso con cui si viene “combinati” e molto altro.
Ripercorrendo le operazioni antimafia degli ultimi anni “Mafie, maschere e cornuti” racconta la tragica comicità di una mafia che svelata non può fare così paura. Perché ridere di mafia è antiracket culturale. E le mafie, come tutte le cose terribilmente serie, meritano di essere derise.
Promosso dal Lions Club di Ribera, presieduto da Giovann Tinaglia, e dal
Kivanis Club di Sciacca, retto dalla presidente Antonella Buscemi, i soci, i
docenti, gli alunni e diversi familiari dei ragazzi hanno partecipato lunedì 20 febbraio ad un incontro scolastico sul tema delicato del bullismo e del
cyberbullismo nel corso del quale nel plesso scolastico di via Mosca dell’istituto
comprensivo “Francesco Crispi”,don Fortunato Di Noto, parroco
e presidente dell’associazione Mater Onlus,ha relazionato ampiamente delle
iniziative contro la pedofilia e a tutela dell’infanzia e si è soffermato
parecchio sull’uso odierno dei social network e su alcuni passaggi su bullismo
e pornografia.
I lavori dell’incontro sono stati aperti dai saluti portati daGiovanni Tinaglia, presidente del Lions Club Ribera, daAnna Sparacino,
presidente zona 27 del Lions Club 108 YB, e daMariangela Croce, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Crispi” di Ribera che
ha accolto l’invito delle istituzioni di service. Don Fortunato Di Noto si è
soffermato e ha ammonito i giovani sull’uso che fanno oggi dei network, dei
rischi che corrono e soprattutto sulla legalità e sicurezza dell’identità, dei
dati personali e del diritto all’immagine, citando per l’occasione anche i
messaggi lanciati da Papa Francesco.
Salvo Ognibene,
scrittore, ha fatto riferimento all’importanza dei viaggi sui social network e
alla ricerca dei punti di riferimento per evitare la confusione
"Bullismo e cyberbullismo, misure di prevenzione e di contrasto".Se ne è parlato sabato 25 febbraio a Ribera alla presenza di numerosi
esperti durante un incontro promosso dal Kiwanis Club di Sciacca in
collaborazione il Lions di Ribera e l'associazione onlus "Meter dalla
parte dei bambini". I lavori si sono aperti con i saluti diGiovanni Tinaglia(presidente Lions Club di Ribera); diAntonella Buscemi(Kiwanis Club Sciacca Terme);Carmelo Pace(sindaco di Ribera);Filippo
Di Giovanna,presidente
dell'Ordine degli avvocati di Sciacca che ha patrocinato l'iniziativa.
Il sostituto procuratore della RepubblicaSalvatore Vella si è soffermato invece sul "ruolo della scuola nel contrasto
al bullismo e alle illegalità"; la giornalistaMargherita Ingogliaha affrontato il tema di “Social network,
rischi e possibilità”e il
dottorGiuseppe Mauceri, delegato distrettuale del Lions per il miglioramento
delle condizioni di vita dei giovani, ha parlato di “come migliorare le
condizioni di vita dei giovani nell’era digitale. Gli “aspetti tecnologici e
modelli educativi nel contrasto al cyber bullismo” sono stati approfonditi
nella relazione dell'ingegnereAntonino
D’Amico, specializzato in informatica
forense. Le conclusioni dell’incontro sono state affidate al dott.Antonio Garufo(presidente IX circoscrizione Lions 108YB) e Vincenza Lo Monaco(luogotenente divisione Sicilia 7 Kiwanis). I lavori
sono stati coordinati dall’avvocato e scrittoreSalvo Ognibene(Tratto da Agrigentonotizie.it)
Salvo Ognibene, scrittore, ha fatto riferimento all’importanza dei viaggi
sui social network e alla ricerca dei punti di riferimento per evitare la
confusione (Tratto da Ripost.it)
Hanno relazionato su "bullismo e
cyberbullismo nella preadolescenza tra gruppo, scuola e territorio insieme per
un intervento preventivo" le dirigenti scolastiche Mariangela
Croce e Giovanna Pisano. Presente anche Margherita
La Rocca Ruvolo, in qualità di psicoterapeuta, si è soffermata nella
sua relazione sui sintomi del bullismo psicologico. Di “strategie e sinergie
nel contrasto al bullismo” ha parlato il dottor Elio Garrozzo,
responsabile Kiwanis Italia-San Marino per il Service sul Cyberbullismo.
Il clan Rizzuto tra fiction e realtà. Mentre parte una nuova
serie tv sul clan italo-canadese originario di Cattolica Eraclea, il senatore
Beppe Lumia, componente della commissione parlamentare antimafia, presenta
un'interrogazione al governo di «impedire il possibile ritorno dei Rizzuto
nell'Agrigentino».
La Rogers Media ha annunciato giovedì scorso la conclusione
delle riprese della serie tv sul clan Rizzuto girata a Montreal. "Bad
Blood? The Vito Rizzuto Story" è il titolo della serie, divisa in sei
parti, che sarà trasmessa in autunno in versione inglese su City and FX e in
francese su RadioCanada. La fiction - prodotta da New Metric Media e Sphere
Media and DHX Media - si basa sul libro "Business or Blood: Mafia Boss
Vito Rizzuto’s Last War" di Antonio Nicaso e Peter Edwards.
"Sangue cattivo? La storia di Vito Rizzuto",
racconta la storia del padrino originario di Cattolica Eraclea che era riuscito
a creare una holding internazionale del crimine ramificata in mezzo mondo,
capace di infiltrarsi in Italia, secondo la Dia, nella prima gara per il ponte
sullo Stretto di Messina e di riciclare 600 milioni di dollari attraverso la
Made in Italy Spa con sede di fronte a Palazzo Chigi. (Tratto dal GDS)