"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

martedì 20 dicembre 2011

Vito Varvaro è il nuovo Presidente delle Cantine Settesoli di Menfi



Varvaro raccoglie il testimone da Diego Planeta alla guida della più
grande azienda vinicola siciliana con 2100 soci e 6000 ettari di vigneti.
Palermo, 19 Dicembre 2011 – Domenica 18 Dicembre L'Assemblea dei soci delle
Cantine Settesoli ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione, che oggi 19
Dicembre ha nominato Vito Varvaro Presidente della Cooperativa per il triennio
2012-2014.
Vito Varvaro socio della Cooperativa dal 1974 e membro del CDA dal 2008 è un
manager di grande esperienza ed è stato ai vertici di grandi aziende internazionali
(per CV guardare sito www.cantinesettesoli.it)
Negli ultimi 3 anni ,  Vito Varvaro è stato stretto collaboratore del Presidente Diego
Planeta che ha guidato con successo l'azienda per 40 anni.  Diego Planeta ha
dichiarato: “a 71 anni faccio un passo di lato, lascio una azienda forte e strutturata ad
un manager capace che continuerà a svilupparla in Italia e nel mondo.”
Vito Varvaro ha dichiarato: “Sono felice dell'incarico ricevuto e sono convinto che le
Cantine Settesoli abbiano un enorme potenziale di crescita così da generare
ricchezza per I soci della cooperativa e per la Sicilia.”
Cantine  Settesoli:  Nata nel 1958 a Menfi per iniziativa di un gruppo di viticoltori,
l’azienda si è sviluppata nel corso dei decenni. Cantine Settesoli rappresenta oggi la
più grande azienda vitivinicola siciliana, i cui terreni vitati estesi per 6.000 ettari le
consentono di potersi definire il vigneto più grande d’Europa e il più importante della
Sicilia. Questo ne fa non solo la più grande azienda vitivinicola siciliana, ma anche
una grande fonte di occupazione: nella zona di Menfi, il 70% delle 5.000 famiglie
presenti sono coinvolte a vario titolo nell’attività dell’azienda. Con i suoi 2.100 soci,
quattro stabilimenti, una capacità lavorativa di circa 500.000 quintali di uve all’anno,
una produzione di 22 milioni di bottiglie di vino prodotte ogni anno e una costante
attenzione ai temi ambientali e sociali, Cantine Settesoli si impone come protagonista
del panorama vitivinicolo nazionale ed internazionale. L’azienda è presente in Italia
nel canale Horeca con il marchio Mandrarossa e nei supermercati con il marchio
Settesoli

www.settesoli.it

mercoledì 14 dicembre 2011

Quel governo antimafia.





Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila”, così cantava De Gregori 22 anni fa.
Pensiero lungimirante di certo, Falcone e Borsellino erano ancora vivi, laDIA non era ancora stata istituita, forse le stragi degli anni ‘90 non erano ancora nella mente dei “presunti” mandanti,  Roberto Saviano era un ragazzino di 10 anni e qui al nord della mafia era arrivata solo la leggenda.
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo.
In realtà non si è cambiato niente per cambiare tutto.
La mafia, oggi più di allora, ha le scarpe di Ministri e parlamentari, di “genti m’portanti”.
A differenza di prima c’è ma non si vede, tiene un profilo basso, quasi invisibile.
Eppure l’ultimo governo Berlusconi è il primo vero governo antimafia a detta di molti, l’ex titolare del Ministero dell’Intero è stato addirittura definito dall’autore di Gomorra uno dei migliori Ministri dell’Interno di sempre sul fronte antimafia.
La lotta alla mafia viene fatta in base ai numeri.
Mafiosi arrestati 8.885
Beni sequestrati 41.102 per un valore di 18.491 milioni di euro
Beni confiscati 8.618 per un valore di 3.665 di euro
Dati aggiornati al 30 giugno 2011, fonte Ministero dell’Interno.
Eppure non mi risulta che gli arresti e le confische si fanno per mano di questo o quel Ministro.
Certe cose sono più facili a dirsi che a farsi e di certo è più semplice mettere il cappello sui meriti altrui piuttosto che guadagnarseli sul campo.
Questi numeri sono frutto del duro lavoro di tanti magistrati( “il cancro della democrazia italiana” come li ha definiti qualcuno) e di appartenenti alle forze dell’ordine.
Mesi e mesi di lavoro, poliziotti costretti a farsi le fotocopie a casa, Carabinieri che per inseguire i latitanti devono pagarsi la benzina e gonfiarsi le ruote della macchina.
Come se non bastassero i tagli alla sicurezza, il comma 21 dell’articolo 4 della Legge di stabilità, approvata alla Camera il 12 novembre con 380 voti a favore,  26 contrari e 2 astenuti (I deputati del Pd non hanno votato, l’Idv ha votato contro, l’Udc e Fli a favore) colpisce il “Tea”, trattamento economico aggiuntivo, riducendo del 20 per cento gli stipendi dei 1300 operatori e la soppressione di alcune sedi locali.
Questa norma rischia di cancellare l'idea di Falcone, la stessa che ha permesso di sbandierare all’ex Ministro Maroni questi numeri. 
I sindacati di polizia hanno calcolato che, assieme ai tagli operati negli ultimi anni, alla Dia mancherebbero ben 13 milioni di euro. Una riduzione che potrebbe comportare la morte dell’antimafia.
Le volanti rimangono senza benzina, le auto blu girano indisturbate.
Ci sono pentiti di mafia ( Lo Verso)  che accusano Renato Schifani, Marcello Dell’Utri, Totò Cuffaro e Saverio Romano: “Mandalà mi disse di stare tranquillo, perché eravamo coperti sia a livello nazionale che a livello locale”.
Difficile farsi della domande, facile darsi delle risposte.
Questo è stato  il governo dello scudo fiscale che ha favorito il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali illegalmente detenute all'estero, a fronte del pagamento di un’irrisoria somma del 5%, che ha premiato evidentemente l’ evasione fiscale, questo è stato il governo che ha sfornato sottosegretari per mantenersi in vita, è stato il governo dei salti della quaglie che ha addirittura pensato di abolire il certificato antimafia per le imprese, che ha sfornato condoni come se fossero cornetti, questo è il governo che ha fatto promesse non mantenute. E’stato il governo che ha ribadito per mano del suo capo che  "La mafia è più famosa che potente" (S. Berlusconi 2010)
Come dargli torto? Oramai la mafia è diventata un fenomeno mediatico di cui tutti parlano, di cui tutti si lamentano. Persino i mafiosi negano di conoscerla ( “Guardasse: io, avvocato, io non ho frequentato nessun criminale di Cosa nostra, non ho mai sentito parlare di Cosa nostra…. Mah, ne ho sentito parlare sulla televisione, sui giornali…” Totò Riina) ed anche lo Stato a volte (“Certo che l’ho vista al cinema. L’ho letta anche sui libri. Ma non esiste la mafia, ma non esiste. Cosa c’è, un posto dove lei va a bussare, Permette? Qui c’è la mafia? Chi è il direttore generale? Non esiste” Marcello Dell’Utri, Senatore della Repubblica Italiana e fondatore di Forza Italia).
Un castello di sabbia costruito da giornalisti, imprenditori, operatori culturali, magistrati, poliziotti, certe volte anche da alcuni politici. Questo è stato il governo che ha combattuto contro i mulini a vento.
Oggi le istituzioni si pavoneggiano quotidianamente in Tv con gli arresti del “braccio armato” e non con le “menti”,  con lo sbandieramento di numeri circa la lotta alla mafia e l’approvazione di quell’orrendo codice Antimafia emanato dal Presidente della Repubblica il 6 settembre 2011 con il Decreto Legislativo n° 159.
E’ solo un grosso giro di parole, vera la necessità di emanare un testo unico sulle norme di contrasto alla mafia, falsa la sostanza di questo codice che di antimafia ha solo la dicitura.
Il testo raccoglie, aggiornandola secondo le prescrizioni della legge delega, tutta la normativa vigente in tema di misure di prevenzione, il codice semplifica ed omogeneizza una normativa resa particolarmente complessa dalla stratificazione delle norme nel tempo.
Questo cosiddetto codice antimafia, rischia, tra le altre cose, di vanificare gli effetti della legge Rognoni-La Torre, in particolare su ciò che concerne l’aggressione ai patrimoni mafiosi. Un nuovo regalo ai boss che mette a rischio le confische dei beni.
Il testo prevede un termine perentorio di due anni e sei mesi entro i quali definire in primo e secondo grado i giudizi sul sequestro e sulla confisca e questo rischia di vanificare l’efficacia di tutto il sistema  della prevenzione antimafia previsto dalla Rognoni-La Torre.
A volte sarebbe necessario ricordare l’ingente quantità di sangue versato dai tanti servitori di questo Stato per combattere il sistema mafioso, lo stesso Stato che oggi li mortifica e definisce quel mafioso e criminale pluriomicida di Vittorio Mangano un eroe.
Quel Governo adesso non c’è più, adesso ne abbiamo un altro.
A pochi giorni dall’insediamento del nuovo Governo è stato catturato il bossMichele Zagaria, a differenza delle altre volte non si son fatti proclami ed applausi a questo o quel Ministro, si è  plaudito e ringraziato tutto lo Stato. E’ una questione di rispetto e professionalità, cosa che è mancata negli anni precedenti.
Un Governo che nonostante tutto non ha indagati o condannati per mafia. E questa è già una buona notizia. 

mercoledì 30 novembre 2011

Compro oro..e pago in contanti..


Negli ultimi mesi abbiamo assistito al boom di aperture dei cosiddetti “compro oro”, un fenomeno in forte espansione che è strettamente legato alla crisi economica.
I negozi di “compro oro”  negli ultimi due anni in Italia sono quadruplicati, se ne contano più di 20.000 in Italia con un giro di almeno 3 miliardi di euro all’anno, mentre in Emilia Romagna l’incremento registrato tra il 2009 e il 2011 è del 25%, la sola Bologna ne conta almeno 40.
In perfetta sintonia con la risoluzione proposta dall’ Italia dei Valori e approvata all’unanimità lo scorso 26 ottobre in sede di Consiglio Regionale, il Consiglio di Circoscrizione San Vitale del Comune di Bologna ha approvato, mercoledì 23 novembre, con 18 voti favorevoli su 18 ed il plauso dell’intero Consiglio, l’O. d. G. n. 43 sulle misure relative ai cosiddetti negozi “compro oro” presentato e discusso dal Consigliere Idv Antonello De Oto.
Nel nostro Paese, il mercato dell’oro è stato liberalizzato nel 2000, con la legge numero 7 del 17 gennaio che ha abolito l’Iva sull’oro da investimento.
Al privato che volesse vendere oggetti preziosi, è sufficiente esibire un documento d’identità, senza alcun tipo di certificazione sulla provenienza materiale di quella merce. E’ qui che subentra evidentemente il pericolo di riciclaggio perché l’operazione non viene certificata in alcun modo.
Come dimostrato più volte dall’azione di controllo e repressione della Guardia di Finanza, il reato di ricettazione è sempre dietro l’angolo essendo il sistema più rapido per la monetizzazione della refurtiva.
Inoltre secondo la relativa norma dettata dal Testo Unico sulla Pubblica Sicurezza,  al successivo acquisto dell’oggetto prezioso non è obbligatorio il rilascio di alcuna ricevuta.
L’ O. d. G. approvato ieri impegna il Quartiere San Vitale a promuovere attività di monitoraggio che consentano di censire i punti vendita operanti nel territorio, collaborando anche con tutti i soggetti istituzionali e le associazioni di categoria.
“Ancora una volta l’Italia dei Valori si pone a difesa della legalità, il fenomeno dei “compro oro” è divenuto un fenomeno in potente espansione, in questo particolare momento di crisi difendere i consumatori e vigilare su questo tipo di attività commerciali, riducendo il potenziale fenomeno del riciclaggio, è una prerogativa non rimandabile. E’ perciò necessario un costante controllo di questo tipo di commercio, tramite un serio monitoraggio delle attività in oggetto, collaborando a tal fine con le principali istituzioni, le Forze dell’Ordine e le varie associazione di categoria ” è quanto afferma il Consigliere Prof. De Oto, Coordinatore del Tavolo tematico sulla legalità e della Commissione Commercio e attività produttive in San Vitale.
L’attività dei “compro oro” sono potenzialmente soggette ad infiltrazioni da parte delle associazioni mafiose che utilizzerebbero così tali attività per riciclare proventi illeciti, favorendo il radicamento e l’infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali nel tessuto emiliano-romagnolo.

mercoledì 23 novembre 2011

"A me il treno notte serve perchè:"



Firma la petizione: "A me il treno notte serve perchè:"


http://www.petizionionline.it/petizione/a-me-il-treno-notte-serve-perche/5625


L'intero meridione sta subendo un indegno trattamento a causa della soppressione indiscriminata di tutti i collegamenti notturni da e per la Sicilia da parte di Trenitalia s.p.a.

Vi chiedo a questo punto di collaborare per dimostrare che se in passato abbiamo taciuto adesso non siamo più disposti a farlo.

Il 30 percento della popolazione meridionale è costantemente in viaggio per motivi di studio e lavoro e,a costo di pagare fior di quattrini, trae grande beneficio dalla presenza dei treni notte tanto criticati quanto utili.
Per non dimenticare gli anziani che hanno necessità di viaggiare, spesso senza possibilità di essere presi ed accompagnati da nessuno presso i grandi aeroporti. Come viaggeranno?Come potrebbero affrontare un viaggio durante il giorno pieno di cambi treno e variabili come quello di dover cercare la coincidenza rischiando di perderla tra le varie stazioni d'Italia?
Chi ci sta tutelando?Non lo farà mai nessuno se non ci facciamo sentire.

L'idea è quella di raccogliere più firme possibili che sottoscrivano la volontà di ripristinare il servizio e restituire il lavoro a tutti coloro che ingiustamente l'hanno perso perchè ritenuti svolgere un servizio superfluo.
Se il servizio è superfluo vuol dire che tutti noi siamo ritenuti dei soggetti superflui perchè a noi questo treno serve e a nessuno frega niente.

L'obiettivo minimo è 5000 firme, poi invieremo tutto ai piani alti di Trenitalia perchè ci diano delle risposte. Se non arrivano le risposte parleremo con i giornali. Ma da soli non possiamo fare niente. Abbiamo bisogno che ognuno di voi senta l'indignazione che sentiamo noi, la rabbia che sentiamo noi.

Ognuno di noi ha dei motivi per farsi sentire. 
Per una volta, facciamolo senza farci trattare come dei numeri.

mercoledì 16 novembre 2011

Monti si' Monti no, la terra dei cachi.


Un governo di matrice settentrionale composto da militari, accademici e tanti cattolici per un totale di 17 ministri.

Allo sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera (e Berlusconi se la ghigna) Amministratore Delegato di Banca Intesa e Intesa Sanpaolo.
Alla Difesa si passa da La Russa a Di Paola, Presidente del Comitato Militare della Nato.
All’Istruzione, Università e Ricerca dalla Gelmini a Profumo (no, non quello della buonuscita di 40 milioni di Euro)
Ai Beni Culturali Ornaghi, Rettore della Cattolica di Milano.

Come dire, al Governo per “l’hobby”.

Ad ogni modo siam passati da dei governati provenienti da un circo, nani, ballerine, barzellettieri, escort e chi più ne ha più ne metta, ad un Governo apparentemente “serio” che sembra preferire i buoni salotti ai bunga bunga di Silvio (dovevo citarlo per forza, giusto per riconoscenza).

Ricordiamoci che questo è un Governo di emergenza e tale deve restare, non è un Governo democratico e con Generali, Banchieri e Rettori di Università private non rappresenta certo quell’Italia che noi vorremmo vedere.

E’ un Governo che puzza di vecchia Dc, non eletto e quindi “di emergenza”.
Un emergenza che non deve durare fino al 2013.
Poche cose da fare e poi si torna a votare, nel minor tempo possibile.
Riforme economiche e legge elettorale, niente miracoli da risolvere con super-poteri.

Oggi, oltre al nuovo Governo, ci arriva dalla Cassazione la notizia che Scilipoti (si, proprio quello) dovrà risarcire 200 mila euro all’Ing. Recupero, per non avergli pagato una parcella negli anni ’90, come dire la ruota gira per tutti.

Intanto Bersani si scatena, "Subito riforma elettorale e tagli alla politica”.
Un motivo in più per sperare ma ricordiamoci quel voto contrario risalente al 21 settembre 2010 sull’abolizione dei vitalizi parlamentari ed ex parlamentari.

Ab actu ad posse valet illatio.

Auguri!


giovedì 10 novembre 2011

Da Tremonti a Monti, dallo zio al nipote, chissà cosa penserebbe Gaber.



“Secondo me un italiano quando incontra uno che la pensa come lui fa un partito. In due è già maggioranza”.

Chissà cosa penserebbe Gaber se sapesse che abbiamo due Presidenti del Consiglio, uno che dice di dimettersi, l’altro che da un giorno all’altro si ritrova Senatore a vita e Primo Ministro in pectore.

Monti Premier appoggiato dal Terzo Polo, dal Pd e dal Pdl e come da condizione posta si arriva al 2013.

Enrico Letta (Pd) al posto dello zio, giusto per far restare tutto in famiglia. (vedi)

Vendola, Di Pietro e Bossi "föra da i ball".

E’ questo lo scenario più probabile che ci viene configurato e come sempre tutti d’accordo.

Nell’impossibilità di andare immediatamente alle urne (aspettando sempre le dimissioni) sarebbe giusto e corretto dar vita ad un governo "tecnico", ossia fatto da tecnici non da politici (per chiarezza), che cambi la legge elettorale e che vari le giuste misure economiche.

Dopodichè elezioni a gennaio 2012.

Secondo l'agenzia Agenparl citando fonti parlamentari Monti non si renderebbe disponibile per un governo di breve durata, in pratica vuole arrivare a fine legislatura con il plauso del Pd che fino a ieri chiedeva le elezioni anticipate o al massimo un governo transitorio.

C’è chi dice che non sia giusto, che il possibile governo di Monti sia l’unica strada percorribile. C’è chi dice che non dobbiamo pensare alle elezioni ma dobbiamo pensare al bene del paese stando coesi ed uniti.

Penso che parlare di coesione per fare un governo composto da chi, fino a ieri, si è fatto la guerra in Parlamento e nel Paese, sia quasi un eresia, un nuovo governo-truffa. Ma vi immaginate un governo” tecnico” con Rutelli, Casini, Fini, Bersani, Berlusconi (ah no, lui no), Alfano e bella compagnia? e D'Alema? lo lasciamo fuori? e Dini?

No, io non ci sto. Pseudo garibaldini che si fingono salvatori dell' Italia quando son sempre gli stessi, quando governano da vent’anni e forse più. C’è bisogno di aria nuova, di ridare la parola ai cittadini, di riportare la democrazia in questo paese rischiando anche di dover votare con questa vergognosa legge elettorale.

Chissà cosa penserebbe Gaber se sapesse che l’Italia passi dalle mani di “politici” puttanieri, mafiosi, corrotturi, piduisti alle mani di “banchieri” puttanieri, mafiosi, corrotturi, piduisti. Dov’è la novità?


mercoledì 9 novembre 2011

Presentazione de "La giusta parte"


La giusta parte – Testimoni e storie dell’antimafia.

18 novembre  Sala Feste, Facoltà di Giurisprudenza, Via Zamboni 22 ore 16,00

Ospiti: 
Mario Gelardi: autore e regista di Gomorra, curatore dell’antologia “La giusta parte”.
Pino Maniaci: giornalista antimafia e conduttore del Tg TeleJato.
Antonello De Oto: Coordinatore del Tavolo tematico sulla legalità del Quartiere San Vitale e Consigliere di Presidenza della Facoltà di Giurisprudenza di Bologna.
Alessandro Gallo: autore, attore e regista.

Modera:
Salvo Ognibene: Blogger e Consigliere della Facoltà di Giurisprudenza.

Interverranno:
Massimiliano Perna: giornalista e scrittore
Maria Cristina Sarò: scrittrice e operatrice culturale
Ivan Castiglione  leggerà "La Linea" di Cristina Zagaria


La giusta parte - Testimoni e storie dell’antimafia (scheda) è un antologia curata da Mario Gelardi, drammaturgo e regista, autore, tra le altre cose, della trasposizione teatrale di Gomorra di Roberto Saviano, e tra i fondatori di Caracò. Contiene le storie di chi lotta ogni giorno contro la criminalità organizzata, commercianti, testimoni di giustizia, insegnanti, sacerdoti, magistrati, giornalisti, con una dedica particolare a tutti quelli che credono che combattere le mafie sia sempre compito di qualcun altro.

Gli autori di questi racconti sono giornalisti, scrittori, registi, profondi conoscitori di quelle realtà territoriali infestate dai fenomeni mafiosi che fanno del meridione d’Italia un paese segregato. Fra i protagonisti ci sono nomi – come quelli di 
Rosario Livatino, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Pippo Fava – che sono iscritti nella memoria collettiva di una nazione.
Non solo vicende legate a fini tragiche di servitori della giustizia, ma soprattutto la testimonianza di chi quotidianamente porta avanti la propria battaglia contro il crimine.

I diritti d’autore de LA GIUSTA PARTE, saranno destinati all’istituto minorile di NISIDA.


Gli autori de “La giusta parte” sono: Francesca Barra, Alessandro Chetta, Tina Cioffo, Rosario Esposito la Rossa, Daniela De Crescenzo, Corrado De Rosa, Alessando Gallo, Mario Gelardi, Santina Giannone, Marina Indulgenza, Giuseppe Miale di Mauro, Ciro Oliviero, Carmen Pellegrino, Massimiliano Perna, Ciro Oliviero, Luigi Pingitore, Patrizia Rinaldi, Maria Cristina Sarò Nadia Terranova, Cristina Zagaria.


YT: Gomorra a teatro di Mario Gelardi e Roberto Saviano
http://www.youtube.com/watch?v=OQL9fSXAtuo


FQ: La giusta parte, storie dell’antimafia
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/31/la-giusta-parte-storie-dell%E2%80%99antimafia/167515/#.Tq5ySC87_H8.facebook


Caracò editore: http://caraco.it/site/

mercoledì 2 novembre 2011

Siamo tutti partigiani.



Ricordo ancora la prima lezione di Diritto Costituzionale. Mi dissero che nella gerarchia delle fonti la Costituzione è predominante e che le leggi ordinarie devono conformarsi alla nostra legge fondamentale.
Il magistrato è il motore di tutto ciò, deve dare della legge ordinaria un’interpretazione conforme alla nostra carta dei diritti e dei doveri.
Non un invenzione del docente, è il diritto. Niente di più semplice.
La Costituzione è il patto fondamentale dello Stato, le leggi ordinarie sono espressioni delle maggioranze politiche. I giudici giurano sulla carta, la difendono.  


La Costituzione è partigiana e la partigianeria non era e non è né di destra né di sinistra, né repubblicana, né monarchica.
Oggi, nell’ era dell’ evasione della legalità, fare il proprio dovere vuol dire essere partigiani.
Sessant’anni fa contro i fascisti ed i nazisti, oggi contro gli inetti, i politici turisti delle istituzioni e le false rappresentazioni dello Stato.

Ha detto una cosa che io, studente di Giurisprudenza, ho appreso nei primi giorni di lezione.
Riguardo alla pioggia di critiche da parte Cicchitto, Bocchino, Gasparri,  Stracquadanio e bella compagnia è inutile perder tempo, spendo  giusto due parole per invitarli a perdere un paio d’ore in una qualsiasi Facoltà di Giurisprudenza, le lezioni sono aperte a tutti, anche a chi la Costituzione non piace.
Ah, per inciso, si dice che quella italiana è la migliore Costituzione al mondo.
Così giusto per informazione.

«
 Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro... »
Arrigo boldrini

mercoledì 26 ottobre 2011

Mafia: si in Italia, no in Europa.



25 ottobre, Strasburgo, Parlamento Europeo. Un giorno che sa di storia.

Nel giorno in cui il pentito Lo Verso testimonia al processo contro il generale dei carabinieri Mario Mori, ex comandante del Ros, ed il colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato nei confronti di Provenzano, accusa il Presidente del Senato Renato Schifani, il Sen. Marcello Dell’Utri, il fondatore di Forza Italia per capirci, Totò Cuffaro, già in carcere a scontare le sue pene (condannato a 7 anni di reclusione per concorso aggravato in associazione mafiosa) e Saverio Romano, la punta di diamante di questo governo, già indagato ed in attesa dell’udienza preliminare del  prossimo 20 dicembre per fatti di mafia, la risoluzione sulla criminalità organizzata e le mafie (scarica), relatrice Sonia Alfano, già approvato all’unanimità in Commissione per le liberta civili, la giustizia e gli affari interni il 29 settembre 2011, viene approvata con 584 si, 48 astenuti e 6 contrari.

Un passo rivoluzionario per tutti i 27 paese europei.

In Italia per contrastare la mafie in Parlamento, abbiamo dovuto attendere impassibili alla morte di vittime e servitori dello Stato.

Un passo per dire di NO alle mafie in Europa, in Italia abbiamo assistito gradualmente alla “mafializzazione dello Stato”, la giornata di oggi rappresenta una grossa iniezione di fiducia per chi combatte la mafia ogni giorno e si sente venduto e sminuito da questo governo che tra condoni, scudi fiscali, tagli alle forze dell’ordine ed agli apparati di contrasto alla criminalità mafiosa (vedi i probabili tagli alla DIA, la Direzione Investigativa Antimafia voluta fortemente da Falcone) la mafia se la porta in casa e se la difende, della serie se sei indagato per mafia ti faccio ministro e ti difendo in parlamento.

Si tratta del primo fondamentale passo per il contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie a livello europeo e per la prima volta appare in una posizione ufficiale del Parlamento Europeo il termine “mafie”.
Probabilmente verrà istituita una commissione parlamentare sul crimine organizzato e le mafie.

Ecco i punti centrali del testo:

norme per evitare che i condannati in via definitiva per reati connessi alla criminalità organizzata possano candidarsi alle elezioni europee;

estensione del reato di associazione mafiosa a tutti gli Stati membri;

norme contro la criminalità finanziaria e il riciclaggio di denaro;

norme efficaci per il sequestro, la confisca dei proventi criminali e il loro riutilizzo a scopi sociali;

miglior coordinamento e cooperazione di Europol, Eurojust, OLAF tra loro e con le autorità nazionali;

miglioramento della cooperazione giudiziaria e attuazione piena del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie;

norme in materia di trasparenza e di prevenzione per evitare che i fondi pubblici finiscano nelle mani della criminalità organizzata.

A questa relazione hanno contribuito anche i magistrati Gratteri, Scarpinato, Ingroia, Cataldo Motta.

Oggi è un giorno di festa, grazie Sonia.

mercoledì 19 ottobre 2011

Proposta di legge per l’introduzione del voto anticipato in Italia


Dopo diversi mesi di intenso lavoro, abbiamo finalmente elaborato e scritto una proposta di legge tramite cui si potrebbe introdurre in Italia il meccanismo del voto anticipato dell’elettore lontano dal proprio luogo di residenza per le elezioni di Camera, Senato, Parlamento Europeo e Referendum sulla base di quanto avviene in Danimarca.
La proposta di legge del Comitato IOVOTOFUORISEDE si sviluppa come corollario alla legge 361/1957 (legge che regola le elezioni per la Camera dei Deputati) ed è svincolata dal tipo di legge elettorale, quindi può essere adottata in qualsiasi momento e con qualsiasi legge elettorale.
La soluzione al problema sollevato dalla petizione ( che ha raggiunto quasi 10.000 firme) ormai c’è, non ci sono più scuse per rimandare ulteriormente la soluzione di questa assurda situazione antidemocratica che viviamo in Italia elezione dopo elezione e che impedisce a centinaia di migliaia di cittadini di assolvere al loro  sacrosanto diritto di voto sancito dall’art. 3 e dall' art. 48 della Costituzione .
Ora ci attendiamo delle risposte e degli atti concreti dal mondo politico in tempi brevi, firmate e fate firmare la petizione!
In alto trovate lo schema di principio del funzionamento del meccanismo del voto anticipato elaborato nella proposta di legge e la descrizione della procedura, mentre trovate il testo integrale della proposta di legge nella sezione “Proposte di Legge” del blog.
Ringraziamo sentitamente per il prezioso aiuto e la fondamentale collaborazione nella stesura del testo del ddl la dott.ssa Federica Rampulla, Marco Vinciguerra e Salvo Ognibene.

Comitato IOVOTOFUORISEDE

Proposta di legge:


Procedura per consentire l'espressione di voto in seggio diverso da quello di iscrizione sui registri elettorali tramite il voto anticipato.


Art. 1 Con la presente, vista la legge n.361 del 1957 e successive modifiche, si autorizzano gli aventi diritto a poter esercitare il diritto elettorale attivo in data anteriore a quella stabilita per le elezioni, nei modi e nei termini stabiliti agli articoli seguenti, senza oneri di giustificazione della scelta.

Art. 2 L’elettore che intenda esercitare il voto anticipato, dopo l'indizione del decreto di convocazione dei comizi elettorali, fa domanda alla prefettura competente della provincia dove intende votare, purchè non si trovi all’interno della stessa Regione in cui è residente l’elettore, entro il 30° giorno prima della data delle votazioni con una raccomandata con ricevuta di ritorno tramite un apposito modulo scaricabile anche dal sito del Ministero dell'Interno oltre che disponibile presso gli Uffici delle Poste Italiane.

Art. 3 Ogni prefettura che abbia ricevuto richieste di voto anticipato provvede entro il 22° giorno che precede le votazioni a:

a) predisporre le cabine elettorali in un locale della prefettura idoneo dove possa essere espresso il voto;

b) stampare in numero adeguato, in base alla richieste ricevute, le schede bianche a riempimento con su scritto “Scheda per il voto anticipato” e 2 spazi bianchi da riempire con il nome della lista ed il nome del candidato, nonchè 3 linee per l’eventuale espressione delle preferenze  nell’ambito delle elezioni per il Parlamento Europeo, ai sensi dell’art.15 comma 2 della L.18/1979
c) predisporre buste colorate, di diverso colore in base alla votazione di Camera, Senato, Referendum e Parlamento Europeo, non trasparenti in numero pari alle schede bianche di cui al punto b) in cui inserire la scheda di voto;
d) predisporre dei moduli in numero pari alle schede bianche di cui al punto b) che attesti, a mo' di lettera di accompagnamento, che il votante abbia espresso il voto presso l'ufficio della prefettura, personalmente, in segretezza e libertà, con apposito spazio per la firma del votante e del funzionario incaricato di ricevere la scheda votata;
e) predisporre delle buste in numero pari alle schede bianche di cui al punto b) su cui ci sia lo spazio per indicare Nome, Cognome, Comune di residenza, Sezione di pertinenza del votante e Prefettura competente per quella circoscrizione elettorale e appositi sigilli antimanomissione.
f) stampare un prospetto di tutte le liste di tutte le circoscrizioni d'Italia che possa essere consultato dal votante che ne abbia bisogno. 
Art. 4 L’elettore  si reca di persona presso la prefettura cui ha fatto domanda di poter votare tra il 21 e il 14 giorno prima delle elezioni e segue la seguente procedura: 

a) riceve la “Scheda di voto” di cui al punto b) dell'art. 3, e la busta di cui al punto c) dell'art. 3, entra nella cabina elettorale ed esprime il suo voto, quindi infila la scheda votata dentro la predetta busta.
b) consegna la busta contenente il voto al funzionario preposto a tale ufficio il quale gli consegna la lettera di accompagnamento di cui al punto d) dell'art. 3 che viene compilata dal votante e firmata dal funzionario stesso con apposizione del timbro;
c) il funzionario infila la busta contente la scheda votata e la lettera di accompagnamento nella busta di cui al punto e) dell'art. 3 e compila con nome cognome comune e sezione di appartenenza del votante e Prefettura competente per quel comune prendendo questo dato da un apposito elenco distribuito dal Ministero dell'Interno e affisso nella stanza di voto e liberamente consultabile dal votante, quindi la sottopone al votante per farla firmare, controfirmarla ed apporre il timbro e sigillo antimanomissione.
Art. 5 Scaduti i termini per l'espressione del voto anticipato,   ogni Prefettura provvede entro il 12° giorno che precede le elezioni a raggruppare per Prefettura di destinazione le singole schede votate, ad inserirle in apposite buste ed inviarle alla Prefetture di destinazione con spedizione  raccomandata allegando a ciascuna un verbale di rendiconto sul numero delle schede  contenute all'interno delle busta.  

Art. 6 Ogni prefettura, ricevute le buste con le schede votate anticipatamente, le apre e le smista per sezione provvedendo ad inserirli in una busta recante la dicitura “Voto anticipato” ed ad accorparle al
materiale di ogni sezione che invierà ai Sindaci entro il 3° giorno che precede la votazione. Inoltre ogni prefettura accorpa al materiale da spedire ai vari seggi elettorali tramite il Sindaco, numero 6 schede bianche a riempimento per il voto anticipato e numero sei buste di cui al punto b) e c) dell’art. 3.
Qualora arrivassero in Prefettura dopo questo termine buste contenenti schede votate anticipatamente si dovrà procedere alla distruzione delle stesse senza aprire in alcuna maniera il contenuto della busta, mentre il verbale allegato alla busta dovrà essere inviato all'Ufficio circoscrizionale al fine di rilevamento di dati statistici sui voti anticipati non andati a buon fine in ottica di miglioramento delle procedure di voto anticipato.
       
Art. 7 I presidenti di ogni ufficio elettorale di sezione il giorno prima delle votazioni alla costituzione del seggio, oltre alle solite procedure, provvede ad aprire la busta della prefettura contente i voti anticipati e verifica se il votante il cui nome e cognome e data di nascita   compare sulla busta è presente sui registri elettorali. Quindi apre la busta e verifica la consistenza e correttezza della lettera di accompagnamento. Ultimate queste operazioni segna nel registro elettorale nell'apposita casella i votanti che hanno espresso il voto anticipato, quindi ripone le buste contenti le schede votate nell'urna in modo che vengano scrutinate con le altre. Le operazioni devono essere eseguite nella sequenza indicata in questo articolo.

Art. 8 Se qualcuna delle verifiche di cui all'art. 7 non dà esito positivo, il Presidente di seggio annulla il voto e non segna nulla nel registro elettorale, sicché se il votante si presenta a votare potrà esprimere nuovamente il proprio voto.
Stessa cosa se sono presenti più di un voto anticipato da parte di uno stesso votante.

Art. 9 Nel caso di presenza di un unico voto anticipato presso il seggio, il Presidente di seggio, il segretario e gli scrutatori dovranno votare presso il seggio stesso tramite le schede a riempimento e le buste fornite dalla prefettura di cui all’art. 6.

Art.10 Terminato lo scrutinio il Presidente di seggio pro
vvederà a timbrare e firmare ogni scheda di voto anticipato. Art. 11 Si elimina la seguente frase dal primo capoverso dall'art.55 della legge n.361 del 1957: “nè, qualora votino in Italia, inviare il voto per iscritto.”

Postilla : L’adozione di tale procedura permetterebbe l’abolizione dell’articolo 116 del D.P.R. 361/1957 con un risparmio di 5 milioni di euro annui, stando a quanto riportato dalla Commissione Bilancio sull’ammontare dei rimborsi negli ultimi 5 anni.


sabato 15 ottobre 2011

Vivere fuori sede è una scelta, votare fuori sede è un diritto!


Venerdì 21 ottobre alle ore 19,00 presso la Sala dello Zodiaco - Sede Istituzionale Provincia di Bologna - Via Zamboni 13, i Giovani Idv Bologna presentano l’iniziativa culturale dal titolo: “Diritto di voto per i fuori sede e lotta allo sfruttamento dei giovani”.

L’approfondimento tematico riveste notevole rilevanza sia per il profilo dei temi trattati, quello del diritto al voto e della dignità del lavoro, sia per la platea autorevole dei relatori.

Nel corso degli anni la millantata esigenza di rendere flessibili i percorsi di inserimento professionale, e quelli di lavoro in generale, ha assunto una deriva spregevole ovvero operare molteplici forme di sfruttamento. La generazione giovanile ne è la più colpita nonostante venga considerata nelle rilevazioni ufficiali - tanto di carattere nazionale quanto di quelle europee - come la più istruita di tutti i tempi, probabilmente la più attrezzata ad affrontare efficacemente le più difficili sfide locali e globali.

Nonostante la nostra costituzione all’art. 48 indichi che “Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge” e nonostante in una molteplicità di realtà europee è ammesso un apposito meccanismo di voto per coloro i quali vivono abitualmente, per ragioni di lavoro e di studio, fuori dal territorio di residenza, in Italia ciò non è contemplato.

A discutere di quali strumenti mettere in campo per fronteggiare queste annose problematiche e ad assumere impegni precisi da condurre in seno al Senato della Repubblica sarà Francesco “Pancho” Pardi, Senatore IDV - già relatore del ddl Ceccanti in materia di voto fuori sede per gli studenti e membro della Commissione Parlamentare Affari Costituzionali. Ad affiancarlo nello sviluppo dell’azione di approfondimento saranno il Presidente del comitato “Io voto fuori sede” Stefano La Barbera; la Dott.ssa Federica Rampulla autrice de “Comparazione modelli europei per il voto fuori sede”; Giuseppe De Biasi - Assessore della Provincia di Bologna con deleghe all’istruzione, formazione e lavoro e Sandro Mandini - Vicepresidente del Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna.

Modera Carlo Diana - Coordinatore dei Giovani IDV BOLOGNA.

Data l’importanza dell’evento, con entusiasmo, si attende una partecipazione numerosa. 

Salvo Ognibene
Giovani Idv Bologna

 
Evento facebook:

I Giovani dell’ Italia dei Valori e il Sen. Pardi sostengono la petizione portata avanti autonomamente dai ragazzi di 
www.iovotofuorisede.it, per realizzare un disegno di legge che consenta il voto fuori sede di studenti e lavoratori.

http://www.youtube.com/watch?v=OMvRtF_vgnQ&feature=related

Marco Vinciguerra, coordinatore Giovani Idv di Ferrara: Votare è un diritto!

http://www.youtube.com/watch?v=jDmiE0vmveo&feature=player_embedded

Firma la petizione
http://www.firmiamo.it/iovotofuorisede

mercoledì 12 ottobre 2011

Cosa succede a Palermo?




Palermo, 19 settembre 2011, la direzione regionale siciliana del Pd viene sospesa dal segretario Giuseppe Lupo invitando chi non fa parte dell’organismo politico a uscire dalla sala dell’hotel dove è in corso la riunione.

Perché?

Perché Beppe Arnone, esponente del Pd Agrigentino è stato al centro di uno scontro fisico con il Senatore Vladimiro Crisafulli (Pd) ( lo stesso che andava al congresso provinciale della CGIL di Enna , in compagnia dell'avvocato Raffaele Bevilaqua, già indagato per mafia e successivamente condannato come boss mafioso di Enna, Crisafulli «si fa baciare sulle guance [...] e con lui discute a lungo di appalti, assunzioni, raccomandazioni e favori vari»).

Il Sen. Enzo Bianco (Pd) durante il suo intervento ha richiamato il partito ai valori legalitari e antimafiosi provocando l’ira e la reazione di Arnone (Pd) che gli ha urlato: “Zitto tu, che stai con Crisafulli”.

Vladimiro Crisafulli, chiamato in causa si è avvicinato ad Arnone, i due hanno iniziato a spingersi e dopo essere stati divisi lo stesso Crisafulli ha chiesto l’allontanamento dalla sala di Arnone, che ha replicato: “Da qui non mi muovo, chiamate pure i carabinieri. Se c’è uno che deve uscire quello sei tu, no io che mi batto contro la mafia”.

Bel siparietto vero? Peccato che rappresenta in toto quello che sta accadendo a Palermo.

A maggio i palermitani dovranno consegnare le chiavi di Palazzo delle Aquile al nuovo Sindaco, sicuramente non a Cammarata ( è alla fine del secondo mandato e non può ricandidarsi), ed all’orizzonte non si vede ancora uno schieramento politico.

Non è che non si vede uno schieramento politico convincente, è che proprio non esiste.

Né da un lato, nè dall’altro e nemmeno al centro.

Nel Pd c’è la linea di Cracolici (presidente del gruppo PD all’Ars che sostiene Lombardo) “Alla Regione dobbiamo dare vita a un accordo politico per costruire una maggioranza che si presenti unita già alle amministrative”, quella di Bianco (Senatore Pd) “come fa un partito come il Pd a continuare a sostenere una giunta come quella di Lombardo? In Sicilia stiamo raccogliendo le firme per indire, fra iscritti e militanti, un referendum contro la giunta regionale di Raffaele Lombardo e nel mezzo quella di Lupo (Segretario Regionale Pd) “dobbiamo riempire di contenuti l’alleanza politico-elettorale col Terzo polo e le forze progressiste che condivideranno il progetto e primarie entro dicembre per la scelta dei candidati alle prossime amministrative”.

L’ex parlamentare Titti De Simone con il movimento "Per Palermo è ora" è riuscita a fissare la data delle primarie al 29 gennaio, facendo sedere attorno ad un tavolo i partiti e i movimenti del centrosinistra.

“Non dobbiamo riconsegnare la città al centrodestra, ma nemmeno metterla nelle mani di Raffaele Lombardo e di una classe politica, quella dell’Udc siciliano che non può certo rappresentare quella discontinuità oggi necessaria”.

L’Italia dei Valori con l’ex Sindaco Leoluca Orlando attende alla finestra "Non sono interessato a sedermi a un tavolo col Pd se non lascia Lombardo. Vuole fare le primarie? Se le faccia, con Lombardo. Saranno diverse da quelle che farò io".

Ah! Per quanto riguarda il centrodestra evito i commenti, è sempre la solita minestra.

Da troppi anni governano questa Sicilia con i vari Cuffaro, Lombardo, Cammarata, Miccichè.

La doppia morale del Pd a me non sta bene e allora che ben venga un “quarto polo” composto da Idv, Sel e Fds. La Sicilia è sempre stata un laboratorio politico e spesso si è anticipata la linea dei partiti e delle coalizioni a livello nazionale.

Lasciamo pure al Pd il cerino in mano e diamo fiducia ai palermitani onesti, il fenomeno De Magistris può e deve ripetersi, poco importa se si chiamerà , Alfano, Orlando o Spallitta.

Le elezioni si vincono con le idee, con i valori, con dei progetti validi per la città.

Anche a Palermo.

sabato 8 ottobre 2011

La parola liberata dalle mafie.



Ieri sera, 6 ottobre,  i Giovani IDV Bologna si sono ritrovati per mostrare  “I molteplici volti della Mafia”, quel percorso iniziato insieme il 4 Maggio scorso quando tennero il primo incontro con l’on. Leoluca Orlando.
A guidarci nel viaggio è stato Salvo Ognibene – Giovane IdV Bologna – che ci introdotto in una nuova realtà, quella costruita da Alessandro Gallo in collaborazione con Alessandro Pecoraro e Maria Cristina Sarò il cui primo traguardo è stato la pubblicazione del libro “La parola liberata dalle mafie”.
Alessandro Gallo, classe 1986, nato a Napoli, una laurea in Dams, con il sostegno del Comune di Casalecchio, dell’Istituzione Casalecchio delle Culture nell’ambito del progetto “Il Futuro volta le spalle alle Mafie” della rassegna Politicamente Scorretto,  ha coinvolto gli studenti dell’ITCS Gaetano Salvemini di Casalecchio di Reno, nel progetto “Vi raccontiamo le mafie”.
Ragazzi del Nord si trovano così a discutere di mafia e di fenomeno mafioso, come elemento caratterizzante anche della propria realtà territoriale. E’ proprio questo il punto di vista nuovo che emerge dal libro e che ha condotto i ragazzi a porre l’attenzione sul tema. Perché quando si parla di mafia, non si parla solo di numeri, vittime e nomi che resteranno sempre nella memoria ma, come ci tiene a sottolineare  Alessandro Gallo con il suo spiccato accento napoletano, si fa riferimento alla più potente organizzazione criminale paragonabile “ad un cane randagio che aspetta dietro l’angolo il momento giusto per correre e mangiarti” prosperando tra le pieghe del legale e dell’illegale. Nel legale si inserisce laddove sono contraddittori, anomali e condizionabili i rapporti economici e sociali essendo in possesso di quantitativi ingenti di denaro; nell’illegale continuando ad operare con la violenza tipica della pratica mafiosa incutendo paura ed omertà.
“Siamo pericolosi” ha ripetuto più volte l’editore,  perché la parola ha una potenza straordinaria e pur essendo rischioso parlare dalle mafie abbiamo il dovere di liberare la parola dal giogo mafioso, riappropriandoci di orizzonti di senso che oggi sono appannaggio dei sodalizi criminali.
Il libro “La parola liberata dalle mafie” è una raccolta di 9 brani, tramite i quali Francesco Aselli, Beatrice Donati, Rita D’Apice, Marika Gentilini, Natasha Malaguti, Armanda Ndregjoni, India Tabellina, Daniela Pistininzi, Valentina Passuti e G., studenti  e studentesse del Salvemini ci presentano il fenomeno mafioso visto da diverse prospettive.
Dalla serata si evince come questa esperienza laboratoriale degli studenti del Salvemini con Alessandro Gallo sia possibile realizzare quello che era il pensiero di Borsellino “La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, delle contiguità e quindi della complicità”.
La conclusione della serata è stata affidata al coordinatore giovani Idv Bologna, Carlo Diana,  il quale ha ricondotto il tema della serata nel contesto politico, ricordando quanto Italia dei Valori sia un partito che più volte si è battuto per la politica corretta, fatta con le mani pulite, puntando ad eliminare tutti i condannati dal Parlamento. E’ stato proprio Carlo Diana a esplicitare in quel “fare catena umana” di leopardiana memoria, il messaggio finale che ci hanno trasmesso i protagonisti della serata, perché, come ci è stato insegnato anche recentemente da Roberto Saviano “ogni volta che si sta parlando si sta trasformando”.
Marialaura Amoruso
Giovani IDV Bologna