"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

mercoledì 30 aprile 2014

L'altra Italia (l'ultimo mensile de I Siciliani giovani)



"Noi non dimentichiamo mai neanche per un momento che qui, fra i padroni di Catania, ci sono esattamente gli stessi di trent'anni fa (sempre un solo giornale, imposto a tutti; sempre gli stessi affari, sulla pelle dei poveri; sempre città devastata). Non facciamo finta, come gl'intellettuali perbene, che sia arrivato il momento di commemorare il passato"

domenica 13 aprile 2014

Oggi non si muore




oggi saluto Gaza
oggi saluto il mondo
oggi si va a morire
per la mia utopia
di restare umano

Gaza, 15 aprile 2011

"Me ne sono andato via dall'Italia nauseato, lo sai, trascinato al largo, e pensavo per sempre, dall'ondata di una marea di xenofobia e razzismo che allaga un'Italia non più in grado di galleggiare sui ricordi sbiaditi di una Resistenza al fascismo deposta a favore degli sconfitti. Qui a Gaza, confinato laddove l'umanità sconfina in degrado fino al massacro recentemente subito, ho riscoperto tutta un'Italia che pensavo irrimediabilmente estinta. Ricevo decine, centinaia di lettere da chi ha deciso di intasarmi benevolmente la mia casella mail, incoraggiandomi, supportandomi, spronandomi ad andare avanti, coinvolgendosi nella promozione di un volume che ho vissuto morendo, come una sorta di missione, di verità, quindi giustizia, per i morti e i feriti a morte. Quelle che conservo con più affetto sono le epistole di casalinghe interessatesi alla Palestina dopo avermi letto, di disoccupati ridotti sul lastrico che mi mandano pochi spiccioli per mantenermi (uno dei quali ha versato sul mio conto euro 15, motivazione: "per aiutarti a comprare quella bombola del gas per il tuo appartamento", di ex galeotti. Anche per loro vorrei raccontare Gaza, la Gaza dei 'sommersi e dei salvati'.
Perché come ci insegnava Primo Levi chi resta, chi si 'salva' continua ad essere perseguitato da inferni in cui si mescolano privazione, incubi, colpa, dolore, perdita, rassegnazione, terrore, incapacità di proiettarsi nel futuro. La linea di confine che separa chi è rimasto sotto le macerie e chi continua ad inspirare ed espirare regolarmente è spesso più sottile di quanto immaginiamo. Vorrei dar voce alle storie di chi è rimasto sommerso e a quelle di chi si è salvato, vorrei raccontare la perdita, l'ingiustizia attraverso le immagini di una lotta quotidiana per la sopravvivenza in cui si alternano schizofrenicamente orgoglio, coraggio, disperazione e orrore. Credo sia questo il tempo di svelare quanto di umano si svela dietro un hijab o all'ombra di un minareto palestinese, oltre i manifesti propagandistici di hamas nella quotidianità di personaggi che si intrecciano rinchiusi e oppressi nel più grande carcere a cielo aperto del mondo: Gaza. Che aspirano e propendono con tutti loro stessi verso ciò a cui più maggiormente aspirano: una vita normale. Credo sia tempo di riumanizzare le vittime, affinchè sia più difficile tornare a sterminarle col pretesto della guerra di culture. Far luce laddove i grossi media sollevano del gran fumo, tanto da far arrivare a confondere un bimbetto per un temibile terrorista. Una sorta di Spoon River, ma dei sopravvissuti, Vorrei raccontare del mio arrivo a Gaza, il più grande carcere a cielo aperto del mondo, tramite quell'epica avventura rappresentata dalle navi del free gaza movement. Quel 24 agosto c'erano migliaia di uomini e donne ad aspettarci al porto, e molti ci aspettavano accampati da giorni. Hanno spezzato i cordoni di sicurezza di Hamas e alcuni si sono gettati in mare, hanno nuotato verso di noi o ci sono arrivati tramite minuscole rudimentali imbarcazioni, per dare il benvenuto alle prime barche internazionali approdate al porto di Gaza dal 1967. Vorrei raccontare dell'assedio, scolpendo parole che fotografino le gesta quotidiane di una Gaza che resiste stretta nella morsa di valichi sigillati per volontà di chi vorrebbe la sua morte per asfissia.
Racconterei ancora del massacro, ma ancora di più di quello che ha lasciato oggi, dei segni nei sogni dei bambini, nei visi scalfiti dalle rughe di vecchi vittime di due naqba, in una attesa di morire come sono vissuti, vale a dire in gabbia. Vorrei dare voce ai senza voce, mettere nero su bianco la storia di Hamza, caro amico che sebbene di famiglia laica, ha accolto l'islamismo estremista , hamas e successivamente la resistenza. E' morto il 7 gennaio con un kalashikow in mano. Raccontare chi e cosa e spinge questi giovani al martirio mentre loro coetanei sognano ancora l'America, nonostante l'America qui ci viene a trovare spargendo morte rivestita dai suoi blindati e dai suoi cacciabombardieri. Racconterei di Maha, che in una Gaza sempre più indotta all'islamismo, scartando l'antica tradizione laica palestinese,si rifiuta di portare il velo disobbedendo agli ordini della famiglia osservante. Di Fida, che al contrario, il velo lo porta nonostante la madre le sconsigli di farlo. Di chi fa carte false per poter fuggire lontano, di chi da qua non vuole muoversi, e semmai sogna di tornare a piantedi ulivi laddove sono cresciuti i suoi nonni e ora il "nemico" ha edificato il suo impero di sopraffazione. Di cosa significa essere pescatori e agricoltori a Gaza, la differenza che passa tra loro e i loro colleghi di tutto il mondo.
Agricoltori e pescatori, oltre che con la forza ineluttabile della natura, hanno a che fare con una forza altrettanto ineluttabile: il piombo fuso israeliano. Racconterei dei minatori dei tunnel di Rafah. Di come si fa il pane, di come si fa l'amore, di come si allevano i figli e si alleviano i dolori a Gaza. Di come si fuma l'arghile, l'hashish, di come si beve e si prepara il tè, di come si distilla clandestinamente l'alcool. Dei sogni notturni, degli incubi odierni. Delle evasioni in una prigione senza via di fuga. Dei misticismi, dei decadentismi. Degli sguardi confusi verso un occidente che a volte è coloniale, altre volte è ammaliatore. Insomma, racconti brevi, diretti al cuore per ricordarci come si rimane ancora umani, umanizzando le vittime di domani. E che facciano un po’ più male le loro grida di dolore. Perché sarò per sempre incatenato ad una esperienza che dovrebbe sconvolgere gli animi, di tutti, e ridestare dall'indifferenza anche a distanza". Vik



martedì 8 aprile 2014

PROCESSO ALLA NAZIONE in ricordo di Pippo Fava (a Piacenza)


Sabato 12 aprile – Auditorium Fondazione di Piacenza e Vigevano
Evento organizzato da 100×100 in Movimento
ore 18
Rassegna “Testimoni in Movimento. La Resistenza dell’Antimafia sociale”
Serata in memoria e ricordo di Pippo Fava
Modera Luca Ponzi, giornalista RAI-ER e autore con Mara Monti di “Cibo criminale”
Con i giornalisti Salvo Ognibene e Massimiliano Perna
Presentazione del libro “Non diamoci pace. Diario di un viaggio (il)legale tra le 11 mafie dell’Emilia Romagna” 
Di Alessandro Gallo e Giulia Di Girolamo (Caracò editore)
Proiezione del film “Da Villalba a Palermo. Siciliani-Cronache di mafia” (regia di Vittorio Sindoni, 1980), di e con Giuseppe Fava (Durata 55’)
A cura di Circuito Nomadica e Fondazione Fava 
A fine serata cena a buffet curata da La Pecora Nera
L’iniziativa sarà videoregistrata dallo Studio Gianni Cravedi

mercoledì 2 aprile 2014

Radici di memoria, frutti d'impegno (a Cesena)


7 Aprile / Ore 21 - Centro Cinema San Biagio

Introduce e presenta Salvo Ognibene

- La conversazione mai interrotta

- Opere buffe

- La rivoluzione mancata