"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

mercoledì 24 aprile 2013

Beni confiscati, capiamoci qualcosa



Dal mensile di DIECI E VENTICINQUE sui beni confiscati

“Occorre spezzare il legame esistente tra il bene posseduto ed i gruppi mafiosi, intaccandone il potere economico e marcando il confine tra l’economia legale e quella illegale”. A dirlo era Pio La Torre, lo stesso che propose la confisca dei beni ai mafiosi.  Diventò legge il 13 settembre del 1982, quattro mesi dopo il suo omicidio.

Cos’è un bene confiscato? Quanto ci costa custodirlo?  Quanto rendono i beni sequestrati alle mafie?
Un soggetto condannato per mafia, dopo una misura di prevenzione patrimoniale, dal  sequestro sino alla  confisca, viene privato dei  beni mobili ed immobili accumulati illecitamente. Lo stato dopo aver emesso un provvedimento di sequestro a carico di un mafioso, di norma, nomina un amministratore giudiziario che, cura i beni per tutto il processo sino alla sentenza, che può essere, di revoca del sequestro  e quindi di restituzione dei beni al mafioso, o di confisca definitiva. E’ stata  la Legge Rognoni-La Torre, nel1982, a introdurre la norma che prevede la confisca dei beni  frutto dell'illecita accumulazione di ricchezze provenienti dalle attività criminali mafiose.

Ci sono voluti quattordici anni ed una legge di iniziativa popolare per destinare, o meglio restituire, questi beni alla società. Questo è avvenuto con la Legge 109/96 dopo che l’associazione Libera raccolse un milione di firme.

Il terzo passo legislativo importante è stato nel 2010 con l’istituzione dell'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con sede principale a Reggio Calabria  e con a  capo un Prefetto.  Il suo compito è quello di centralizzare la gestione dei beni confiscati alla mafia e di verificare che i soggetti che sono risultati assegnatari dei beni, provvedano al loro utilizzo conformemente alle finalità per le quali si è proceduto alla destinazione, pena la revoca della stessa. Peccato che però quest’Agenzia non sia stata dotata sufficientemente di personale e di fondi e per questo ha già rischiato la chiusura.

Adesso cerchiamo di capire qual è lo stato di salute dei 13.000 beni confiscati in Italia e intanto sfatiamo un mito, i beni confiscati possono essere venduti, anche se a particolari condizioni.
Circa l’ 80% degli immobili presenta gravami  tra cui i crediti garantiti da ipoteca che di fatto bloccano la destinazione per uso sociale del bene confiscato. Dal sequestro all'assegnazione possono passare anche 12 anni. Dal sequestro, alla confisca definitiva, invece, passano dai 5 ai 9 anni a causa dei lunghi tempi dei processi. Durante la fase processuale, chi paga i mutui accesi dai mafiosi? Di norma nessuno e così, con il tempo, crescono gli interessi di mora per il mancato pagamento delle rate e quando, a sentenza passata in giudicato, il bene entra tra le proprietà dello Stato, questo ne diventa debitore nei confronti della banca e quindi deve risolvere il mutuo, pagando.

Altra questione da affrontare è che buona parte degli immobili sequestrati e poi confiscati non vengono assegnati per problemi di natura giuridico-amministrativa, altri vengono abbandonati al loro stato di degrado, altri ancora vengono comunque utilizzati dagli stessi mafiosi o dalle loro famiglie.
Per quanto riguarda le aziende (quasi 2000), invece, queste hanno spesso vita breve, soprattutto quelle commerciali che quasi sempre sono destinate a fallire dovute anche al fatto che il mafioso può dirottare la clientela. Senza la tutela dei boss molte ditte non sono più competitive, vanno fuori mercato. Arriva lo Stato e le imprese  affogano nei debiti.

È il fallimento italiano della vera lotta alle mafie. Oltre ad un danno economico, la gestione fallimentare dei beni confiscati, comporta un danno sociale e d’immagine per quello stesso Stato che giustamente si è impossessato di quei beni. Il tesoro vale quasi 2 miliardi di euro ma non si riesce a farlo fruttare. Per colpire veramente al cuore i patrimoni mafiosi però bisognerebbe colpire il riciclaggio ma la nostra normativa è indietro anni luce. Una corretta gestione dei beni confiscati alle mafie  darebbe fiducia e nuova linfa all’anima di questo paese, darebbe un messaggio incredibile soprattutto alle nuove generazioni “le mafie possono essere sconfitte e con i loro ingiusti tesori lo Stato produce ricchezza, da lavoro”.
Nel 2013 però è ancora utopia.

Cosa bisognerebbe fare:
- Istituire strumenti di finanza agevolata e di incentivazione fiscale, introdurre facilitazioni contributive per il mantenimento dei dipendenti, prevedere un welfare per ricollocare i lavoratori in caso di chiusura dell'attività
- Abrogare la disciplina dell’autofinanziamento, creare un fondo per la gestione dei beni, utilizzare il contante sequestrato e reinvestirlo negli immobili e nelle aziende
- Accelerare la destinazione dei beni gravati da ipoteca con una procedura più semplice
- Stipulare dei “patti” con le banche, smettere di pagare gli interessi sui mutui relativi ad immobili confiscati ai mafiosi
- Formare dei veri e propri “manager”, amministratori giudiziari competenti che siano in grado di fare il loro mestiere fino in fondo e di programmare piani a medio e a lungo termine per le aziende confiscate
- Creare una vera e propria “anagrafe” dei beni confiscati, monitorare costantemente i beni, segnalare le emergenze ed intervenire tempestivamente
-  Approvare la legge d'iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” che ha lanciato la Cgil - per la tutela di tutti i dipendenti delle aziende sotto confisca e per garantire loro gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori dei settori in crisi.

Queste proposte non basteranno ma sarebbe già un buon inizio.

lunedì 15 aprile 2013

Stay Human, oggi non si muore




oggi saluto Gaza
oggi saluto il mondo
oggi si va a morire
per la mia utopia
di restare umano

Gaza, 15 aprile 2011

martedì 9 aprile 2013

Degrado al porto di Sciacca, quando la pulizia?




Pubblico con piacere la denuncia degli amici de "La Nuova Primavera" sul degrado del porto di Sciacca. Munnizza a tinkitè...

"Alcuni nostri simpatizzanti, raccogliendo le testimonianze di un turista che soggiorna
frequentemente a Sciacca, ci hanno fatto pervenire alcune fotografie allegate alla presente, le più
recenti delle quali risalgono ad un paio di giorni addietro, che testimoniano la situazione di degrado
e di sporcizia in cui versa il porto di Sciacca.

Come testimoniato dalle immagini, in più punti della zona portuale si sono accumulate ingenti
quantità di rifiuti (sembrano vere e proprie discariche a cielo aperto), che oltre a rappresentare un
fattore di rischio dal punto di vista igienico sanitario, sprigionano (come riferisce l’autore delle
fotografie) un odore nauseabondo. Questa non è sicuramente una cartolina positiva per l’immagine
della nostra città, a maggior ragione perché proviene da una persona che viene spesso a Sciacca pur
risiedendo nel nord Italia.

La Nuova Primavera sollecita chi di competenza a verificare la persistenza di tali rifiuti ed
eventualmente a rimuovere l’immondizia in questione, vigilando su coloro i quali abbandonano la
stessa per la strada.
Nel contempo La Nuova Primavera invita i responsabili di tale comportamento vergognoso ed
incivile, oltre che poco rispettoso nei riguardi della Città e della cittadinanza tutta, a conferire i
rifiuti che tanto spensieratamente lasciano dove gli capita negli appositi contenitori di cui è dotata la
zona portuale, come testimoniato da una delle fotografie allegate, evitando di accumularli lungo la
strada rendendo sporca e maleodorante la zona del porto, spesso meta di turisti.
La Nuova Primavera infatti ritiene che i primi “operatori ecologici” della nostra città
dobbiamo essere noi cittadini stessi, impegnandoci a gettare i rifiuti negli appositi cassonetti e
rispettando gli orari di conferimento stabiliti dalla legge.
In questo modo ognuno di noi potrà dare il proprio contributo nel mantenimento della pulizia
e del decoro della Città".



mercoledì 3 aprile 2013

Gli omaggi di William Manera, dalla Sicilia a Bologna




Ho conosciuto William Manera l’anno scorso, grazie a Bologna e agli amici di Caracò (qui)  suonava il piano con un’incredibile allegria e ironizzava “sul suo naso” con fare cabarettistico.

In estate ha pubblicato il suo album “I miei omaggi”, un disco da ascoltare e riascoltare.
Dieci canzoni uguali e diverse tra loro. Uguali perché è facile intuirlo, riconoscerlo, nei testi mai noiosi e incolore. Diversi perché le sue basi musicali spaziano dal blues allo swing al jazz con una straordinaria facilità.
Manera è uno che si diverte con le parole e col pianoforte, e si vede.
Testo e musica, un binomio esplosivo che si riversa nella quotidianità di un siciliano che vive a Bologna da diversi anni. La città che gli ha regalato il premio più importante della prima edizione diUna canzone per Bologna”, vinto a casa di Lucio, a Piazza Maggiore, “A due passi da qui”.
L’ho incontrato qualche giorno fa, in un bar sotto le due torri…

William Manera, dalla Sicilia a Bologna. “I miei omaggi”.
I miei omaggi a te, è il titolo dell album no?

C’è molta sicilianità nel titolo, se lo dovessimo spiegare ad un bolognese?
(ride) Ha una duplice iniziativa, la prima “i miei omaggi” detto da un siciliano è una cosa bella, positiva ed ossequiosa (in modo simpatico). Inoltre il mio album è un contenitore di omaggi a persone, luoghi e circostanze che sono avvenute.

Nei tuoi testi descrivi sempre bene quello che ti circonda e che c è intorno, anche di Bologna, dove di recente hai vinto un premio abbastanza importante.
Si c’è tanto di Bologna, del mio paese di origine, di persone che hanno influito sul mio modo di essere, non solo sotto l’aspetto artistico ma anche sotto l aspetto umano.

Uno di questi è Vincenzo Consolo, un’illustre vicino di casa, a cui dedichi la traccia numero nove…
“Tra la mensola e il muro”. Consolo è stata la persona più rilevante di Sant’Agata di Militello, ha avuto una voce importante nella letteratura del ‘900, per me è stato un prezioso esempio, soprattutto nel modo che ha avuto di vivere il distacco dalle origini.

E Bologna? Vivi qua da dieci anni…
Bologna è bellissima ed è la città dove ho trascorso un terzo della mia vita, gli altri due terzi li ho passati in Sicilia.

Sono delle proporzioni che rispetti anche nel disco?
Direi che il disco è un 50 e 50. Ci sono dei rimandi a Dalla, Guccini ma anche alla musica popolare. E’ un miscuglio e di canzone in canzone viene fuori una parte, o l’altra, o anche tutte e due assieme.

C’è anche un brano dedicato a Paolo Borsellino, è stata una bella sorpresa per me…
E’ stata una sorpresa per molti, non tanto per il tema della canzone ma perché è la traccia che più si discosta dalla soluzione del genere musicale che ho trovato per l’album ossia lo swing e il blues.

È di intermezzo…
Appunto sta al centro del disco ed è ovviamente un omaggio. È un brano più riflessivo, più intimo rispetto a tanti altri che sono espliciti e anche grazie a questo è messo in risalto.

Sciascia divideva l’umanità in cinque categorie, gli ultimi erano i quaquaraquà “che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre... Come sono i tuoi quaquaraquà?
Devo dire che è una parola foneticamente spettacolare, senti già cosa vuol dire (ride)
Il quaquaraquà è un personaggio particolare che fa poco ma fa capire di far troppo, che parla, parla, promette… ne conosco parecchi anche da queste parti...

Un 2012 da incorniciare: un premio importante nella tua città, un premio importante anche a Bologna, il 2013 com’è iniziato?
Siamo ancora in fase promozionale ma stiamo lavorando abbastanza, vogliamo farci trovare pronti per quello che diventerà il passaggio alla fase due, far conoscere il disco e il progetto.
L’album è in vendita su tutto il territorio nazionale e dal 22 marzo anche in 107 webstore online.
Continueranno a fioccare date perché la mia musica trova la giusta dimensione dal vivo, sarò in gara in qualche concorso, talvolta con band al completo, talvolta con soluzioni più acustiche. Stiamo pensando ad alcune sorprese…

Quindi?
Live, presentazioni in tutta Italia, maggiori città dove poter acquistare l’album e… le cose belle per l’estate non le posso ancora dire.

E Lucio Dalla? Noi di DIECI e VENTICINQUE (qui) gli abbiamo dedicato il mensile di marzo…
Io ricordo che Bologna un anno fa era a lutto. Ma non era un lutto con strazio e dolore bensì un lutto allegro, ci ha lasciato di stucco ma in bellezza. E’ come se quando se ne va un grande artista tu sei contento per quello che ha fatto e lo saluti con il sorriso.
Lascia un vuoto enorme a Bologna non solo sotto l’aspetto artistico ma anche umano. Lucio Dalla per la musica era come lo zio burlone della famiglia. Quello che ti fa ridere e a cui vuoi tanto bene. Quello che risolve le cose e con il quale vivi momenti felici. Quello che quando muore lo ricordi sempre con un pizzico di tristezza ma col sorriso stampato in faccia.

punti vendita:
@Bologna: Disco D'Oro, Via Galliera 23.
@Milano: MusicaMusica, Via Giulio Romano 21.
@Roma: L'Allegretto Dischi, Via Oslavia 44.
@Firenze: Dischi Fenice, Via Santa Reparata 8.
@Napoli: Giancar, Piazza Garibaldi 44.
@Taranto: Musica è, Via Cesare Battisti, 23.
@Modena: We Rock Music Store, Via Bacchini 11. 
@ReggioEmilia: Tosi Dischi, Via Emilia S.Pietro 57.
@S.Agata Militello: Tabaccheria Ninone; Edicola stazione.
@Varese: Record Runners Varese, Via Albuzzi 8.
oppure via mail richiedendolo a williammaneraofficial@gmail.com

Contatti:
MAIL - williammaneraofficial@gmail.com
TWITTER - @WilliamManera