"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

sabato 21 luglio 2012

Mi dimetto il 28 luglio, anzi no



“Mi dimetto il 28 luglio” anzi no, facciamo il 31 “se non sorgono problemi”.
Sono passati due mesi dalle annunciate dimissioni, come se fosse moda anche in Sicilia, dopo quel 12 novembre di Roma, programmarle.
Governatore a tempo determinato. Giusto il tempo di fare decine e decine di nomine, perfino un carcerato, perché non bisogna mai escludere nessuno.
Berlusconi, fù di parola, “obbedisco”, su Lombardo iniziano invece a pervenire legittimi dubbi.

Commissariamento, “governo tecnico” in pieno stile Monti, dimissioni e voto ad ottobre.
Questi gli scenari possibili, con il “commissario” che attende al vaglio e non porta speranza.
Un commissariamento che non può portare oltre che tagli, un cataclisma, l’unica cosa di cui non avremmo bisogno.

Nel frattempo,la regione con più indagati d’Italia dopo la Lombardia, dice no, segretamente, alla norma antimafia. Si al blocca nomine, no al blocca condannati e rinviati a giudizio.
E per “Arraffaele” dopo la pseudo letterina di Monti arriva anche l’aggravante mafiosa.

L’impressione è che con la benedizione di Roma si andrà avanti in qualche modo, in fondo lo sappiamo, quando non si vogliono dare dalle risposte è sempre meglio prendere tempo.
Niente mozione di sfiducia e conferma delle dimissioni, ma in fondo Lombardo, del rigore “nordico”, come sappiamo, ha solo il cognome.
Che poi…diciamoci la verità: chi vuole andare ad elezioni anticipate?
L’aria “condizionata” di Palazzo d’Orleans, in questa calda estate, l’ “arrifrisca” a dovere.

Si accettano scommesse sul si dimette o no.

sabato 7 luglio 2012

Con Giulio Cavalli e Caracò


Presentazione di Dove Eravamo.
Vent'anni dopo Capaci e via D'Amelio a Bologna con Giulio Cavalli, Caracò e DIECIeVENTICINQUE

Qui l'evento Fb (clicca)

Insieme a Massimiliano Perna (curatore dell’antologia) e a Giulio Cavalli (scrittore, attore, regista e politico) ne discuteranno Alessandro Gallo (Caracò editore) e Salvo Ognibene (direttore del giornale Dieci&Venticinque e redattore de i Siciliani Giovani).

L'appuntamento è il 12 luglio alle ore 18 alla Sala Armi della Facoltà di Giurispdurenza di Bologna

“Dove eravamo 20 anni fa? Dove ci trovavamo quando a Palermo il 23 maggio e il 19 luglio 1992 la mafia uccideva Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, gli uomini delle scorte e Francesca Morvillo? Come abbiamo vissuto quel momento, in che modo abbiamo pensato al nostro Paese, al nostro domani?

“Dove eravamo” è scritto da Sonia Alfano, Salvatore Borsellino, Raffaele Cantone, Giuseppe Casarrubea, Giulio Cavalli, Lella Costa, Nando Dalla Chiesa, Pif (Pierfrancesco Diliberto), Maria Falcone, Antonio Ingroia, Pina Maisano Grassi, Pino Maniaci, Fabrizio Moro, Gianluigi Nuzzi, Moni Ovadia, Don Giacomo Panizza, Dario Riccobono, Renato Sarti, Salvo Vitale, I. M. D.

Per ulteriori informazioni visita il sito di “Dove eravamo”: http://www.caraco.it/doveravamo

La presentazione è organizzata da Caracò Editore in collaborazione con DIECI e VENTICINQUE (http://www.diecieventicinque.it/)

mercoledì 4 luglio 2012

Telejato e le scuole di Bologna. Un esempio di civiltà


Telejato e le scuole di Bologna. 

Un esempio di civiltà




Gli studenti scrivo­no a Napolitano: “Telejato non deve chiudere”. E non ha chiuso
Un’iniziativa giovanile che ha in sé qual­cosa di straordinario: gli studenti di molti Licei e Istituti d’Italia esprimono, insie­me, il proprio parere sulla questione Te­lejato, di stringente attualità e di grande rilevanza etica e civile, uniti nei valori condivisi della legalità e della giustizia, fondamenti della nostra Repubblica.
Telejato continuerà a trasmettere e si moltiplica per cinque.
- Ma non doveva chiudere? Abbia­mo an­che mandato una lettera firmata da venti scuole al Presidente della Repub­blica Giorgio Napolitano!
- Perché? Che c’entrate voi di Bologna?
- Abbiamo conosciuto Pino Maniaci, il conduttore di Telejato, durante un viaggio in Sicilia organizzato da AddioPizzo e siamo stati letteralmente travolti dalla sua forza, dalla sua ironia, dalla sua lotta convinta per la verità pubblica. Abbiamo saputo grazie al web che Telejato era in pericolo, i grandi giornali non ne parla­vano ed abbiamo deciso di non starcene con le mani in mano provando a dare il nostro contributo a questa battaglia, che fortunatamente è stata vinta.
Si legge nella lettera:
“Se verrà salvata Telejato e la sua fami­glia, si darà un significato alla nostra educazione politica, unica fonte della Nazione stessa. E vedremo fin dove le istituzioni che politiche sono dette, nate per unirci, siano voci della Nazione, e dunque avverse alla mafia.”
Hanno scelto la data simbolica del 2 giu­gno, studenti inizialmente di Bologna, poi di Milano, Venezia, Brescia, Enna e altri, ed hanno spedito una lettera al Pre­sidente della Repubblica in cui chiedeva­no che Telejato, la piccola ma combattiva tv antimafia che da più di dieci anni tra­smette da Partitico in Sicilia come vir­tuoso esempio di denuncia giornalistica e di lotta alla mafia in terra di mafia, non venisse spenta a fine giu­gno, dopo lo switch off.
L’iniziativa che ha portato alla redazione della lettera per Napolitano si è diffusa tramite il gruppo Facebook “per Teleja­to, le scuole unite nell’Antimafia” ed è nata da alcuni liceali del Galvani di Bo­logna.
“Se verrà salvata Telejato e la sua fami­glia, si darà un significato alla nostra educazione politica, unica fonte della Nazione stessa. E vedremo fin dove le istituzioni che politiche sono dette, nate per unirci, siano voci della Nazione, e dunque avverse alla mafia.”
Una lezione di civiltà che viene da Bolo­gna, da studenti “superiori” che guardano oltre e che rappresentano la speranza di questo paese.
Telejato oggi si è moltiplicato, non più un canale ma cinque, uno dedicato ai giovani ai giovani. Adesso biso­gnerà at­trezzarsi per il digitale, comprare l’equi­paggiamento e continuare quest’avventu­ra continuando a perseguire la verità.