"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

martedì 20 dicembre 2011

Vito Varvaro è il nuovo Presidente delle Cantine Settesoli di Menfi



Varvaro raccoglie il testimone da Diego Planeta alla guida della più
grande azienda vinicola siciliana con 2100 soci e 6000 ettari di vigneti.
Palermo, 19 Dicembre 2011 – Domenica 18 Dicembre L'Assemblea dei soci delle
Cantine Settesoli ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione, che oggi 19
Dicembre ha nominato Vito Varvaro Presidente della Cooperativa per il triennio
2012-2014.
Vito Varvaro socio della Cooperativa dal 1974 e membro del CDA dal 2008 è un
manager di grande esperienza ed è stato ai vertici di grandi aziende internazionali
(per CV guardare sito www.cantinesettesoli.it)
Negli ultimi 3 anni ,  Vito Varvaro è stato stretto collaboratore del Presidente Diego
Planeta che ha guidato con successo l'azienda per 40 anni.  Diego Planeta ha
dichiarato: “a 71 anni faccio un passo di lato, lascio una azienda forte e strutturata ad
un manager capace che continuerà a svilupparla in Italia e nel mondo.”
Vito Varvaro ha dichiarato: “Sono felice dell'incarico ricevuto e sono convinto che le
Cantine Settesoli abbiano un enorme potenziale di crescita così da generare
ricchezza per I soci della cooperativa e per la Sicilia.”
Cantine  Settesoli:  Nata nel 1958 a Menfi per iniziativa di un gruppo di viticoltori,
l’azienda si è sviluppata nel corso dei decenni. Cantine Settesoli rappresenta oggi la
più grande azienda vitivinicola siciliana, i cui terreni vitati estesi per 6.000 ettari le
consentono di potersi definire il vigneto più grande d’Europa e il più importante della
Sicilia. Questo ne fa non solo la più grande azienda vitivinicola siciliana, ma anche
una grande fonte di occupazione: nella zona di Menfi, il 70% delle 5.000 famiglie
presenti sono coinvolte a vario titolo nell’attività dell’azienda. Con i suoi 2.100 soci,
quattro stabilimenti, una capacità lavorativa di circa 500.000 quintali di uve all’anno,
una produzione di 22 milioni di bottiglie di vino prodotte ogni anno e una costante
attenzione ai temi ambientali e sociali, Cantine Settesoli si impone come protagonista
del panorama vitivinicolo nazionale ed internazionale. L’azienda è presente in Italia
nel canale Horeca con il marchio Mandrarossa e nei supermercati con il marchio
Settesoli

www.settesoli.it

mercoledì 14 dicembre 2011

Quel governo antimafia.





Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila”, così cantava De Gregori 22 anni fa.
Pensiero lungimirante di certo, Falcone e Borsellino erano ancora vivi, laDIA non era ancora stata istituita, forse le stragi degli anni ‘90 non erano ancora nella mente dei “presunti” mandanti,  Roberto Saviano era un ragazzino di 10 anni e qui al nord della mafia era arrivata solo la leggenda.
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo.
In realtà non si è cambiato niente per cambiare tutto.
La mafia, oggi più di allora, ha le scarpe di Ministri e parlamentari, di “genti m’portanti”.
A differenza di prima c’è ma non si vede, tiene un profilo basso, quasi invisibile.
Eppure l’ultimo governo Berlusconi è il primo vero governo antimafia a detta di molti, l’ex titolare del Ministero dell’Intero è stato addirittura definito dall’autore di Gomorra uno dei migliori Ministri dell’Interno di sempre sul fronte antimafia.
La lotta alla mafia viene fatta in base ai numeri.
Mafiosi arrestati 8.885
Beni sequestrati 41.102 per un valore di 18.491 milioni di euro
Beni confiscati 8.618 per un valore di 3.665 di euro
Dati aggiornati al 30 giugno 2011, fonte Ministero dell’Interno.
Eppure non mi risulta che gli arresti e le confische si fanno per mano di questo o quel Ministro.
Certe cose sono più facili a dirsi che a farsi e di certo è più semplice mettere il cappello sui meriti altrui piuttosto che guadagnarseli sul campo.
Questi numeri sono frutto del duro lavoro di tanti magistrati( “il cancro della democrazia italiana” come li ha definiti qualcuno) e di appartenenti alle forze dell’ordine.
Mesi e mesi di lavoro, poliziotti costretti a farsi le fotocopie a casa, Carabinieri che per inseguire i latitanti devono pagarsi la benzina e gonfiarsi le ruote della macchina.
Come se non bastassero i tagli alla sicurezza, il comma 21 dell’articolo 4 della Legge di stabilità, approvata alla Camera il 12 novembre con 380 voti a favore,  26 contrari e 2 astenuti (I deputati del Pd non hanno votato, l’Idv ha votato contro, l’Udc e Fli a favore) colpisce il “Tea”, trattamento economico aggiuntivo, riducendo del 20 per cento gli stipendi dei 1300 operatori e la soppressione di alcune sedi locali.
Questa norma rischia di cancellare l'idea di Falcone, la stessa che ha permesso di sbandierare all’ex Ministro Maroni questi numeri. 
I sindacati di polizia hanno calcolato che, assieme ai tagli operati negli ultimi anni, alla Dia mancherebbero ben 13 milioni di euro. Una riduzione che potrebbe comportare la morte dell’antimafia.
Le volanti rimangono senza benzina, le auto blu girano indisturbate.
Ci sono pentiti di mafia ( Lo Verso)  che accusano Renato Schifani, Marcello Dell’Utri, Totò Cuffaro e Saverio Romano: “Mandalà mi disse di stare tranquillo, perché eravamo coperti sia a livello nazionale che a livello locale”.
Difficile farsi della domande, facile darsi delle risposte.
Questo è stato  il governo dello scudo fiscale che ha favorito il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali illegalmente detenute all'estero, a fronte del pagamento di un’irrisoria somma del 5%, che ha premiato evidentemente l’ evasione fiscale, questo è stato il governo che ha sfornato sottosegretari per mantenersi in vita, è stato il governo dei salti della quaglie che ha addirittura pensato di abolire il certificato antimafia per le imprese, che ha sfornato condoni come se fossero cornetti, questo è il governo che ha fatto promesse non mantenute. E’stato il governo che ha ribadito per mano del suo capo che  "La mafia è più famosa che potente" (S. Berlusconi 2010)
Come dargli torto? Oramai la mafia è diventata un fenomeno mediatico di cui tutti parlano, di cui tutti si lamentano. Persino i mafiosi negano di conoscerla ( “Guardasse: io, avvocato, io non ho frequentato nessun criminale di Cosa nostra, non ho mai sentito parlare di Cosa nostra…. Mah, ne ho sentito parlare sulla televisione, sui giornali…” Totò Riina) ed anche lo Stato a volte (“Certo che l’ho vista al cinema. L’ho letta anche sui libri. Ma non esiste la mafia, ma non esiste. Cosa c’è, un posto dove lei va a bussare, Permette? Qui c’è la mafia? Chi è il direttore generale? Non esiste” Marcello Dell’Utri, Senatore della Repubblica Italiana e fondatore di Forza Italia).
Un castello di sabbia costruito da giornalisti, imprenditori, operatori culturali, magistrati, poliziotti, certe volte anche da alcuni politici. Questo è stato il governo che ha combattuto contro i mulini a vento.
Oggi le istituzioni si pavoneggiano quotidianamente in Tv con gli arresti del “braccio armato” e non con le “menti”,  con lo sbandieramento di numeri circa la lotta alla mafia e l’approvazione di quell’orrendo codice Antimafia emanato dal Presidente della Repubblica il 6 settembre 2011 con il Decreto Legislativo n° 159.
E’ solo un grosso giro di parole, vera la necessità di emanare un testo unico sulle norme di contrasto alla mafia, falsa la sostanza di questo codice che di antimafia ha solo la dicitura.
Il testo raccoglie, aggiornandola secondo le prescrizioni della legge delega, tutta la normativa vigente in tema di misure di prevenzione, il codice semplifica ed omogeneizza una normativa resa particolarmente complessa dalla stratificazione delle norme nel tempo.
Questo cosiddetto codice antimafia, rischia, tra le altre cose, di vanificare gli effetti della legge Rognoni-La Torre, in particolare su ciò che concerne l’aggressione ai patrimoni mafiosi. Un nuovo regalo ai boss che mette a rischio le confische dei beni.
Il testo prevede un termine perentorio di due anni e sei mesi entro i quali definire in primo e secondo grado i giudizi sul sequestro e sulla confisca e questo rischia di vanificare l’efficacia di tutto il sistema  della prevenzione antimafia previsto dalla Rognoni-La Torre.
A volte sarebbe necessario ricordare l’ingente quantità di sangue versato dai tanti servitori di questo Stato per combattere il sistema mafioso, lo stesso Stato che oggi li mortifica e definisce quel mafioso e criminale pluriomicida di Vittorio Mangano un eroe.
Quel Governo adesso non c’è più, adesso ne abbiamo un altro.
A pochi giorni dall’insediamento del nuovo Governo è stato catturato il bossMichele Zagaria, a differenza delle altre volte non si son fatti proclami ed applausi a questo o quel Ministro, si è  plaudito e ringraziato tutto lo Stato. E’ una questione di rispetto e professionalità, cosa che è mancata negli anni precedenti.
Un Governo che nonostante tutto non ha indagati o condannati per mafia. E questa è già una buona notizia.