"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

mercoledì 25 giugno 2014

Vincitori del premio “Gruppo Dello Zuccherificio” e Motivazioni


Nella giornata di domenica 22 giugno all’interno del “Grido Della Farfalla” è avvenuta la premiazione dei vincitori del premio “Gruppo dello Zuccherificio” per il giornalismo di inchiesta.
La premiazione si è aperta con il riconoscimento a Elena Michieletti, giovanissima studente del liceo classico D.Alighieri di Ravenna che ha vinto il premio dedicato alle scuole superiori realizzando un racconto breve sul tema delle infiltrazioni nel gioco d’azzardo basato su notizie e fatti reali del nostro territorio. Cliccando quipotete scaricare gratuitamente il suo racconto breve.
La giuria, presente alla premiazione, ha reso pubbliche le motivazioni che hanno portato alla scelta deu giornalisti vincitori.
PREMIO GIOVANI
Primo Posto: Ester Castano
Ester Castano è la “voce del tempo”, il suo giornalismo, aldilà della pienezza della scrittura, della qualità del lavoro d’inchiesta, della precisione delle fonti e del racconto, ha il dono di entrare immediatamente in simbiosi col lettore. Racconta la Castano e mentre lo fa chi legge vede il susseguirsi delle vicende, degli intrecci e le brutture che girano intorno all’appalto dell’Expo. Un crescendo che suscita man mano emozioni che esplodono in sentimenti, quali l’indignazione, ormai quasi sconosciuti in questo paese. Per fare tutto questo Ester Castano cambia anche modo di scrittura, da quella scanzonata e ironica con la quale aveva inchiodato il sindaco di Sedriano Celeste, a questa meno evocativa ma più diretta. Capacità non comune. Ed il messaggio arriva al lettore come un pugno nello stomaco.
Secondo Posto: Michela Mancini
Il lavoro rappresenta la prima inchiesta in Italia che analizza un tema centrale nella lotta alla ‘ndrangheta: il futuro dei giovani nati e cresciuti in famiglie di mafia. Michela Mancini affronta questo argomento con grande sensibilità, professionalità e attenzione. Lo fa, attraverso una anteprima nazionale, che mette in luce il silenzioso percorso avviato in alcuni tribunali della Calabria con i giovani calabresi provenienti da famiglie legate alle ‘ndrine. Si tratta di percorsi attraverso cui si prova a dare a questi ragazzi la possibilità di scegliere una vita diversa, lontana dalla ‘ndrangheta, grazie alla collaborazione attiva fra autorità giudiziarie, servizi sociali e associazioni.
PREMIO NAZIONALE
Primo Premio: Emmanuele Lentini e Maurizio Torrealta
Si è letto tanto sulla trattativa Stato/mafia negli ultimi 20 anni. Parole che spesso avevano lo scopo di mettere in atto un astuta opera di depistaggio. Torrealta e Lentini invece partono da dove un inchiesta dovrebbe partire: dall’inizio. Dalle vicende legate ad uno degli uomini chiave della nascente “trattativa” e dal modo come, ventiquattro ore dopo che le deflagrazioni mafiose avevano sconvolto Roma e Milano, Antonino Gioè viene trovato morto ufficialmente suicida nella sua cella di Rebibbia nella capitale. La ricostruzione dei fatti nell’inchiesta è meticolosa e attenta. La qualità della scrittura ottima e ritmata come una sceneggiatura cinematografica. Parole e immagini che con fluidità regalano ad ogni riga a chi legge un pezzo di dubbio, che frammento dopo frammento incastrano un puzzle dove la verità che viene e galla è solo l’inizio di una storia, quella di una trattativa che deve ancora essere raccontata.
Secondo Premio: Enrico Casale
Il lavoro ha avuto l’attenzione della giuria per l’originalità del tema trattato, la curiosità dimostrata nella gestione dell’inchiesta e la chiarezza con cui dati, testimonianze e analisi vengono esposti al lettore. “Regime Fiscale” entra nel cuore di un problema tollerato dalle autorità italiane e di cui poco o niente si conosce. Il governo eritreo, come documenta Casale, impone arbitrariamente agli emigrati nel nostro e in altri Paesi un tributo del 2% sui redditi. A chi non paga non vengono rinnovati i documenti, viene impedito di compiere atti giuridici in patria ed è proibito inviare aiuti alla famiglia. Una situazione che nasconde interessi poco chiari, tollerata dalle autorità dei diversi Paesi.
MENZIONE SPECIALE
La giuria del premio per il giornalismo d’inchiesta “Gruppo dello Zuccherificio” ha deciso di conferire a Giuseppe Pipitone una menzione speciale per l’inchiesta ” Viaggio tra gli immigrati del Cara di Mineo”.
Il viaggio per un giornalista non è una questione di movimento. E’ riuscire tramite le parole ad accompagnare il lettore attraverso i fatti narrati. Pipitone in questa inchiesta veste i panni migliori del giornalista d’inchiesta: eretico, senza certezze, alla ricerca di risposte. Entra all’inferno, utilizza i mezzi che ha a disposizione da “abusivo”, quindi quando la penna è off limits un telefonino prende il suo posto. Racconta Pipitone del centro di Mineo, della disperazione dei migranti, dell’apatia di vivere senza alcun punto di riferimento, della miseria e di uno Stato che preferisce creare un ulteriore “periferia” per sgravarsi la coscienza. Lo fa lasciando al lettore tra scritture e immagine il compito della valutazione. Ed il risultato è un lavoro giornalistico che descrive senza ipocrisie un inferno dantesco da cui alla fine non si riesce a “veder le stelle”
PREMIO “HONORIS CAUSA”
Come é tradizione, la giuria del premio per il giornalsimo d’inchiesta “Gruppo dello Zuccherificio” assegna un premio honoris causa ai giornalisti che abbiano illuminato con la loro attività battaglie poco raccontate dai mass media e assenti nell’agenda politica del Paese. Quest’anno il premio va ex aequo ad Alessandro Marescotti e Amalia De Simone.
Alessandro Marescotti, attualmente presidente di Peace Link, ha dedicato una intera vita ai temi della cittadinanza attiva e dell’ambiente. In particolare dal 2005 è in prima linea nella dura e centrale battaglia per la salute e il lavoro a Taranto, raccontando il “caso ilva”: dagli anni del silenzio dei mass media sino ad oggi. Lo ha fatto evitando semplificazioni e strumentalizzazioni, resistendo all’isolamento, difendendo l’indipendenza di questa battaglia e la salute dei cittadini.
Nella vicina Campania, Amalia De Simone, giornalista e direttrice di ” RadioSiani” da anni denuncia il sistema criminale campano e le sue connivenze. Attraverso numerose inchieste ha dato spazio all’analisi della situazione ambientale nella cosiddetta “Terra dei fuochi”, prima che il caso diventasse noto al grande pubblico. La De Simone l’ha fatto da professionista provando a raccontare la sua terra attraverso un lavoro, quello giornalistico, che versa in una situazione di particolare difficoltà, stretto fra il precariato che limita la libertà di stampa, gli attacchi della politica e gli interessi dei grandi editori locali e nazionali. Con questo premio si intende, inoltre, premiare i tanti colleghi che con la De Simone, in condizioni di precariato e senza tutele, non hanno mai smesso di fare il proprio lavoro, continuando a denunciare il biocidio in corso in Campania.

mercoledì 18 giugno 2014

Degrado è Bologna


Bologna: prendete 3 bottiglie di Moretti, spaccatele in Piazza Verdi, aggiungeteci 2 bicchieri di pignoletto invecchiato pochi mesi, un pizzico (anche 2) di ganja, un gruppo bello nutrito di punkabestia e una decina di pisciate sui muri del Comunale e walà…(qui il mensile di DIECI e VENTICINQUE)


domenica 8 giugno 2014

“Ve lo dico in ginocchio, convertitevi”

Per firmare l’appello scrivi una mail all’indirizzo lachiesacondimatteo@gmail.com e comunica la tua adesione.

Dopo le parole di Papa Francesco sulla conversione dei mafiosi all’Evangelo, anche noi, popolo di Dio, siamo chiamati dalla parola di Dio alla conversione, come un movimento ordinario delle menti, delle coscienze, delle azioni individuali e collettive, private e pubbliche. Se la parola del Papa è riferita alla vita e alla banalità dei mafiosi, e alle violenze che la mafia produce, a noi, Chiesa, Popolo di Dio, viene domandato implicitamente di scegliere, di continuare a sperimentare di essere
cristiani, e cristiani perchè osiamo essere liberi e fedeli in Cristo.

Nell’ordinario prosieguo della nostra vita, possiamo scegliere però un modello o un altro, un comportamento piuttosto che un altro. Spesso le difficoltà, i condizionamenti che attanagliano la nostra vita, ci portano a scegliere la chiusura verso l’esterno, verso una partecipazione attiva ai cambiamenti, ma se, solo un attimo, pensiamo al futuro dei nostri figli, che altra scelta abbiamo se non quella di trovare gli strumenti per partecipare alla lotta alle mafie che soffocano i territori del nostro paese, le periferie urbane o rurali, le città, le regioni dove viviamo?
La mafia viaggia attraverso il mercato, dentro e fuori il nostro sistema sociale, economico, politico.
La mafia continuamente invade le nostre vite, entra dentro il confine tra vita pubblica e vita privata.
A chi tocca, se non a noi, di percepire i condizionamenti delle mafie, oppure restarne invasi, e scegliere il silenzio, l’indifferenza , la complicità?
Come cristiani osiamo allora preghiera e coraggio, missione e testimonianza del Vangelo.
Noi, tutte e tutti ( nessuno escluso), donne e uomini che abitiamo questo paese, vogliano contribuire a un annuncio di giustizia e verità. Ma sappiamo che prima dell’annuncio viene la denuncia del male, che bisogna vivere questo tempo sporcandoci le maniche e osando una conversione dei mafiosi ma, prima di loro, osando una conversione di noi stessi.
Siamo donne e uomini che vivono in differenti territori d’Italia.
Non dimentichiamo, perché lo percepiamo ogni giorno, che il clima che si respira dentro il nostro paese, come aria inquinata, sembra mal tollerare che si vada avanti nella lotta sulle verità delle stragi, sulla causa delle morti di Falcone e Borsellino, ancora e specificatamente, per entrare nei nodo di questi giorni, che sul magistrato Nino Di Matteo pende una sentenza di condanna a morte da parte della mafia. E che infine il rischio meno grave sia il suo isolamento, lo sgretolamento della sua azione di magistrato.
Non dimentichiamo di essere popolo di Dio, che esercita con la coscienza il suo potere sovrano su ogni territorio.
Non dimentichiamo che per non essere succubi e complici della banalità del male, conviene partecipare evangelicamente alle azioni politiche collettive, proprie della società civile.
Stare dalla parte di Nino di Matteo, oggi, non può essere solo la scelta di una parte della società civile.
La sua vita riguarda tutti, perchè di tutto il paese egli si è preso carico, cercando di slegare il nostro Stato dall’asservimento al sistema imposto dai poteri mafiosi.
Si tratta di una lotta. Si tratta di lottare per la conversione del paese alla legalità.
Noi, oggi, vogliamo riflettere e pregare a partire dalla memoria di Giovanni Paolo II che ad Agrigento ha gridato contro la mafia.

Oggi guardiamo con attenzione all’azione di Papa Francesco e al suo spingersi con le parole della coscienza ai mafiosi: “vi prego in ginocchio di convertirvi”.
Chiediamo a noi stessi, e a tutti, di spingere l’opinione pubblica (e quindi esercitare un’azione) nel paese.
Le nostre menti, la nostra coscienza, il nostro stare da adulti in relazione dentro e fuori le comunità ecclesiali, vuole un annuncio specifico del Vangelo contro ogni mafia, ogni abuso, ogni condizionamento e violenza alle nostre vite e al paese intero.
Nei decenni che si sono susseguiti dalla nascita della Costituzione, spesso tante generazioni di cristiani hanno sentito tristezza e disagio, guardando come lo stato sia stato spesso assente, quando e dove la gente chiedeva legalità e possibilità di vivibilità sociale.
Tristezza e disagio per tanti anni costatando come la Chiesa, intesa specificatamente come Chiesa locale, si sia fermata quasi sempre a dichiarazioni formali contro criminalità e mafia.
Nel corso di questi decenni, di contro a questa logica, tante, differenti e specifiche e anonime, azioni pastorali, di vescovi, preti, comunità parrocchiali, sono rimaste di fatto interpretate nella loro funzione di valore, ma non adottate e elaborate nella confessione della stessa vita delle comunità.
Tante sono le domande fatte da donne e uomini del popolo di Dio.

Perché le Chiese locali non hanno quasi mai alzato la voce per gridare il Vangelo sui tetti?
Perchè, e per quali dinamiche di esclusione, si è lasciati soli chi si è opposto, e gli si è fatta intorno terra bruciata, aprendo invece le porte delle parrocchie e i sacramenti alla banalità dei mafiosi?
Perché come Chiesa, Popolo di Dio, abbiamo lasciato inascoltato il grido lacerante di Giovanni Paolo II ad Agrigento contro i mafiosi?
Perché nelle parrocchie, quando si racconta il Vangelo, non si fa ammenda per ogni paura che non ha concesso coraggio?
Perché la pastorale delle chiese locali, non fa catechesi partendo da una comprensione profonda per quei martiri che sono stati don Pino e don Giuseppe Diana?
Perché alla memoria della loro vita non fa seguito il coraggio contro la mafia?
Perché con lo stesso fervore che abbiamo avuto dinnanzi al santo Giovanni Paolo, non andiamo avanti con sana inquietudine nella missione del Vangelo? Perché ?

Se non è questo il tempo in cui la Chiesa nel nostro paese potrà annunciare con coraggio la Parola di Cristo, quando sarà mai?
Se non è questo il tempo in cui le parole contro la banalità della mafia, la domanda di conversione per i mafiosi diventano legge e coscienza creativa per ognuno, quando mai lo sarà?
Se non è questo il tempo di una catarsi ecclesiale, che spiega e fa proprio il magistero del Papa, i documenti della Cei, l’azione nelle parrocchie di preti, e dei religiosi, quale altro tempo lo sarà?
Non possiamo allora sognare, pregare e lottare per un’elaborazione ordinaria e felice alla lotta alle mafie?
Possiamo osare una catarsi umana, e cristiana, una rivoluzione molecolare interna alla chiesa, che parte da dentro le case, dalle famiglie, dalle comunità vive, dalla chiesa nel frammento delle sue azioni, e dei suoi segni della fede in Cristo?
Possiamo chiedere alla nostra coscienza, alla nostra azione ordinaria, alle nostre specifiche azioni collettive, alla nostra voce, di rimettere in crisi poteri e equilibri per annunciare con coraggio la Parola di Cristo?

Che bella utopia da costruire insieme, quanto lavoro da fare, quanta voglia di Evangelo vivo nella pelle e nel cuore di ogni cristiano!
Coraggio Chiesa, Popolo di Dio annuncia il Vangelo!
Coraggio Chiesa, nei luoghi della testimonianza e della missione delle comunità vive, con la preghiera e l’annuncio di Gesù di Nazareth, il Signore.
Coraggio Chiesa, per quanto sia lacerante il confronto tra Vangelo e mafia!
Coraggio popolo di Dio in cammino, andiamo avanti pronti ad osare preghiera e missione, ortodossia creativa dell’annuncio evangelico, ma anche obbedienza disarmata dinnanzi alla parola di Dio o un modo giusto al nostro esistere, nelle azioni pastorali.
Coraggio Chiesa! Fa’ sentire con forza la Parola di Dio.
Coraggio Chiesa, non lasciamo soli gli uomini di buona volontà .
Coraggio, Cristo ci dia coraggio.
Coraggio per essere solidali e portatori di solidità ai percorsi democratici e di legalità dentro tutti i territori del nostro paese.
Coraggio, bisogna trovare gli strumenti per spingere e diventare collettivamente opinione pubblica contro ogni liquefazione delle garanzie della Costituzione nel paese, e delle sue leggi.
Coraggio Chiesa, fai sentire la tua compagnia alle Magistrature, e ai magistrati dove il conflitto tra legalità e banalità del male è pericolosamente lasciato a se stesso, nelle tante forme d’indifferenza.
Coraggio Chiesa. E’ il momento di scelte concrete del tuo popolo in cammino.
Coraggio, nella scelte che condizionano il futuro sostenibile di tutti.
Coraggio, contro ogni equilibrata distanza da quell’annuncio del Cristo Risorto, che passa necessariamente dalla presa in carico e dalla denuncia delle strutture sistemiche inique.
Coraggio e coscienz,a fino a tremare pensando che occuparsi dei fatti propri, disinteressarsi della vivibilità fuori dalla soglia della propria casa, restare in silenzio giorno dopo giorno d’innanzi ai mafiosi, è la stessa negazione di noi stessi, delle nostre coscienze, del futuro per i nostri figli.
Ci vuole coraggio e coscienza e attaccamento alla terra per capire il nodo delle parole del cuore di papa Francesco “Vi prego in ginocchio”.
Coraggio Chiesa, dentro tutto il paese, non lasciar solo Nino Di Matteo. Sii compagna per ogni donna e uomo che osa gridare giustizia e pace.
Coraggio Chiesa, che sei specifica nel territorio di ogni chiesa locale.
Sii tu stessa la voce di Francesco contro la mafia.
Coraggio Popolo di Dio, questa Pentecoste, ci dia la forza di essere, in ogni strada d’ Italia, portatori di comportamenti liberi e felici in Cristo, frammenti di chiesa dal basso.
Coraggio Chiesa, nell’essere madre e maestra ma anche sorella e compagna di chi sta già camminando un passo dopo l’altro.
Vieni Spirito di Cristo, aiuta la tua Chiesa e tutti nel Popolo di Dio alla preghiera, alla vita, al coraggio, alla testimonianza della missione, a dire no ad ogni mafia nel nostro amatissimo paese.

mercoledì 4 giugno 2014

Morti favolose di animali comuni (a Menfi)



Nell'ambito del ciclo di eventi ScopriMenfi con protagonisti la cultura e i libri, è stato fissato il prossimo appuntamento per venerdì 13 giugno a Casa Planeta; Salvo Ognibene, giornalista, presenterà il libro di Renato Polizzi “Morti favolose di animali comuni”.

“Morti favolose di animali comuni” è un bestiario che, rifacendosi alla tradizione delle storie naturali degli antichi e dei bestiari medievali, indaga sull’unica parte della vita degli animali che rimane ancora oggi un mistero: la loro morte. Quella di Polizzi è un’indagine di pura fantasia in cui scopriamo, per esempio, che lo scarafaggio fa una morte Kantiana, il camaleonte una morte liberatoria, la morte del cammello è paesaggistica, quella del castoro bianca, quella del cavallo è una morte equestre o bovina. Un bestiario cialtrone come una storia naturale antica, scientifico come un oroscopo. Uno zoo immaginifico abitato da galline, aironi, cavalli, mucche indiane, cammelli, pinguini, diciotto morti “favolose” di animali ed una nota sulla morte più imprevista, quella dell’autore del libro.

Renato Polizzi ha pubblicato due libri: Riso all’Ortica e Totomorfosi (storia di un giovane siciliano che un giorno si risveglia trasformato in Totò Cuffaro), entrambi per Navarra Editore.

Per informazioni:

www.scoprimenfi.it

info@scoprimenfi.it

tel. 380/1852208

Si.S.Te.Ma. Vino – Via Santi Bivona, 13 – 92013 Menfi