"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

lunedì 30 dicembre 2013

Buon 2014!

Il pensiero di questo fine anno è rivolto a tutte quelle persone che ho avuto la fortuna di incrociare e conoscere meglio. Ma il 2013, è un anno che rimarrà certamente nella storia.

Borgonovo, Lou Reed, Jannacci e il Califfo. Chavez, la Thatcher e Andreotti.
E poi i due papi, Napolitano che non lascia il Quirinale per ritrovarsi Presidente della Repubblica. Le larghe intese, Madiba, Franca Rame e Mariangela Melato. La beatificazione di 3P. Lampedusa. Don Gallo e Margherita Hack.
Licchia e i suoi libri. L'improvviso.

Un nuovo anno da affrontare sempre a muso duro.
L'autore e la canzone, così come le parole, sono sempre uguali.
Sempre quelli giusti per vivere l'anno che verrà.
Ciò che cambia è il motivo, come ogni giorno, come ogni anno.
Buon 2014!


mercoledì 25 dicembre 2013

Ennio Salomone, un “cantautore piccolino”



Per non beccarsi del “cretino” da Benedetto Croce e non essere ripreso dal maestro De Andrè, preferisce definirsi uno chansonnier. E’ Ennio Salomone, ventiseienne saccense, talento di spicco del panorama musicale siciliano. Inizia all’età di 16 anni quel percorso di vita e di produzione artistica che lo ha portato a numerosi riconoscimenti nel campo musicale.  Attento ed acuto osservatore è sensibile ai temi etici e sociali. Malinconico, ma non troppo; vivace, ma ondulato.

Cantante, chitarrista e compositore; nel 2008 apre il concerto ad uno dei “carusi” di Pippo Fava, il cantautore Pippo Pollina, accompagnato dalla chitarra di Andrea Boscarino. L’anno dopo incanta con uno dei suoi capolavori, “ La canzone dell’amore primario, la giuria del festival “ Musica controcorrente”, aggiudicandosi il terzo posto. Ennio impressiona la realtà su pellicole di pensieri per poi svilupparli in musica di poesia. Simpatico, ironico, profondo ma con una giusta dose di sarcasmo, è questo il nostro Salomone. Poesia, musica, letteratura, arte; le sue compagne di vita.
Lo incontro nel bel mezzo del Dedalo Festival di Caltabellotta.  Tra il mare ed i monti Sicani.


Ennio Salomone, cantastorie o cantautore?
Credo nessuno dei due visto che la differenza tra cantastorie e cantautore è sempre stata pura semantica.
Il termine cantautore oggi è talmente confuso, soprattutto nella testa di chi fa musica d’autore, che quasi quasi voglio essere uno chansonnier. Ecco, torniamo indietro per andare avanti.

Il cantautorato è sempre stato un genere di nicchia…
Il problema è che si è talmente allargato il significato di cantautore che i confini, credo, si siano totalmente distrutti e a questo punto anche un percussionista senza testo può definirsi cantautore. Dipende poi in che contesto e cosa sta facendo in quel momento. Diciamo che mi definisco uno chansonnier come lo era George Brassens.

Hai vinto il primo premio nazionale dedicato a Rosa Balistreri.
L’ho vinto io insieme ad altri tre bravissimi musicisti, abbiamo portato un inedito in siciliano al teatro Pirandello. E’ stato il primo di non così tanti riconoscimenti che ho avuto ma che mi ha spinto ad andare avanti nella mia di musica. Mi sono un po’ separato da progetti altrui per intraprendere, seppur piccolo, il mio di progetto.

Un progetto che si è adattato al tempo o che comunque è cambiato nel corso di questi anni…
Ha avuto una evoluzione o involuzione (ride) contestualizzata, come tutti gli tutti gli artisti o non, alla vita che uno conduce, alle visioni che cambiano, ai dolori e alle felicità che uno prova durante la propria vita e in base a questo io ho fatto delle piccole ricerche che mi hanno portato ad allargare un po’ il genere, che era quello del cantautore doc, nel termine sessantottino o sessantottesco, anzi, della parola, per cercare una mia soggettiva visione della musica e provare a trasmetterlo agli altri.

Anche perché non ci sono più le radio libere degli anni ’70 e le cose, oggi, sono un po’ diverse dal punto di vista musicale.
Io ho sempre parlato, utilizzando un termine antropologico, di subcultura della resistenza e si può parlare benissimo di sub cultura nel cantautorato perché io, personalmente, conosco grandissimi artisti che sono totalmente distanti dai clichè radiofonici o dai grandi palchi ma sono quelli che in questo momento con la crisi musicale, discografica, anche culturale, stanno portando avanti il messaggio di musica di valore profonda e impegnata in Italia. E’ pur vero che l riconoscimento è talmente basso che sono ancora più eroici a continuare questo cammino che purtroppo porta quasi sempre a diverse sconfitte perché spesso la frustrazione è tanta quando sai che i tuoi lavori valgono tanto e invece per colpa dello strapotere che controlla i gusti musicali non sono apprezzati.

Domanda scontata, prima il testo o la musica?
De Andrè faceva nascere prima il testo, De Gregori faceva nascere contemporaneamente testo e musica, io diciamo che, essendo ancora un “cantautore piccolino”, come diceva Sergio Cammariere, dipende da quello che esce prima, a volte il testo, che scribacchio nel famoso taccuino dei cantautori, a volte, invece, un motivetto ti conduce e ti porta delle emozioni che ti fanno scrivere la parte del testo.

Quindi cos’è per te, la musica?
La musica è l opposto di tutto, è ciò che ti salva e ciò che ti rovina. Non appena io avrò chiaro ciò che la musica è per me, probabilmente la lascerò, quindi, finchè non conosco cos’è la musica per me continuerò a farla, per capire cos’è, la musica.

Cosa fa in questo momento Ennio Salomone?
In questo momento sto arrangiando e producendo un disco di un cantautore marchigiano che si chiama Andrea Papetti. Poi vi do un esclusiva: canterò nel disco di Oliviero Malaspina una bellissima canzone che si chiama “Verrò a portarti il mio nuovo amore”. Diciamo che mi sto muovendo, uscendo da ciò che ho fatto fin ora, per cercare collaborazioni che mi possono suggestionare per la mia, di musica.

Da quello che mi dici deduco che ti troveremo presto in un reality…
(Ride) credo di fare X-factor…
Finché avrò la lucidità di quello che faccio e come lo faccio, purtroppo o per fortuna, perché non sono ancora riuscito a capirlo, manterrò una strada che abbia una parvenza di coerenza con quello che faccio.
Certo che  vedere due “coglionacci” (si può dire?) che riescono a trovare una notorietà incredibile pur non sapendo far nulla grazie all’apparenza che la televisione porta… poi ci vuole ancora più coraggio ad andare avanti per la strada in maniera coerente per quello che riesci a fare.

mercoledì 18 dicembre 2013

WikiMafia - Libera Enciclopedia sulle Mafie

wikimafia

WikiMafia. L’enciclopedia libera sulle Mafie. Intuitivamente si comprende subito di cosa si tratti: della prima wiki sul fenomeno mafioso. Dunque una raccolta di voci che approfondiscono e analizzano i personaggi, gli eventi, i processi, le dinamiche che hanno caratterizzato la storia delle mafie nel nostro paese. Un progetto da realizzare anche attraverso la condivisione di atti, sentenze, articoli sull’argomento, oltre all’organizzazione di incontri per promuovere la sensibilizzazione sul territorio. Questo è quello che si propone di fare il sito www.wikimafia.it

In realtà, dietro c’è qualcosa di più grande, di più ambizioso, un’utopia possibile: diffondere in tutto il mondo e a tutti i livelli, grazie alle straordinarie potenzialità della rete, la conoscenza che in Italia abbiamo sul fenomeno mafioso. Di più: creare una rete della conoscenza, che permetta di valorizzare tutte le esperienze antimafia e tradurle in voci a più mani, che permettano di comprendere in maniera semplice, chiara e immediata un fenomeno complesso, oscuro e atavico come quello della Mafia.
Un crogiuolo di idee, esperienze, sensibilità e interessi differenti che dia al cittadino curioso così come al militante appassionato una risorsa per contrastare le Mafie sul loro terreno: quello del monopolio dell’informazione. Demolendo quegli stereotipi che per anni hanno trovato terreno fertile nella memoria storica e collettiva popolare. Facile a dirsi, difficile a farsi.

Perché nella oramai grande, fiorente e assordante confusione del mondo che ci circonda, noi tendiamo a scegliere quello che la nostra cultura ha definito per noi e tendiamo a percepire quello che abbiamo scelto nella forma che la nostra cultura ha stereotipato per noi. Questo perché sentiamo parlare del mondo prima di vederlo e immaginiamo la maggior parte delle cose prima di averne esperienza.
E il grande, pervasivo e potente fenomeno mafioso non fa eccezione. Per questo non basta la semplice circolazione di informazioni, serve una sua organizzazione scientifica. E in questo cerchiamo di continuare nel solco tracciato con la propria vita da Rocco Chinnici, che ebbe la straordinaria intuizione di capire che serviva un coordinamento delle indagini sul fenomeno mafioso per agevolare la condivisione di informazioni e impedire una dispersione delle forze in campo. Da quell’idea nacque il Pool che portò alla sbarra Cosa Nostra: noi, molto più modestamente, speriamo che da WikiMafia vengano valorizzate le esperienze di chi, ogni giorno, dedica la sua vita alla lotta alle mafie e vuole condividere la propria conoscenza specifica su un aspetto di quel complesso e multiforme fenomeno che è la Mafia.

Aderire, quindi, ad un progetto così grande e nobile come quello de “i Siciliani” è per noi assolutamente naturale. Non solo perché fa del concetto di rete e di condivisione della conoscenza il pilastro su cui fondare la lotta antimafia, ma anche e soprattutto perché abbatte le barriere culturali stereotipate dalla cultura dominante. Perché dimostra che “i Siciliani” sono in tutta Italia, con un solo cuore che batte all’unisono per quel sogno di libertà dall’oppressione, dalla corruzione e dalla prepotenza che ha animato intere generazioni di antimafiosi. Per questo WikiMafia, che è nata un giorno d’ottobre di un anno fa in una fredda e umida Milano, non può che sentirsi “siciliana”.

Siciliana nel vero senso della parola, cioè guidata da quell’ardore e da quella passione di lotta che non possono che essere nati sotto il sole cocente del Mediterraneo, tra i fichi d’India e il profumo delle zagare. Così, dalla Sicilia a Milano, da via Maqueda a piazza Duomo, corre un’esperienza che ha la forza di quella natura aspra e selvaggia delle Madonie e della Sicilia intera. In nome di chi ha versato il proprio sangue per quel sogno di un’Italia diversa da quella che ci hanno lasciato i mafiosi e i corrotti che l’hanno governata e la governano tuttora. Lottare per questo obiettivo può riempire degnamente una vita. 
Noi lo faremo. Da cittadini, da giovani italiani. Da Siciliani.

sabato 7 dicembre 2013

DIECI e VENTICINQUE: due anni, le lancette che ripartono (e qualcosa in più)



Quando abbiamo iniziato il nostro percorso (qui, eh), esattamente due anni fa, sicuramente nessuno di noi si sarebbe aspettato di arrivare a questo punto. L'adrenalina e l'entusiasmo erano tanti. I Siciliani giovani, un sogno importante. La figura alle spalle di Giuseppe Fava, imponente. Forse ci ha un po' intimoriti perché ci sentivamo sulle spalle responsabilità di dare il nostro contributo a quel giornalismo "etico" al di fuori dei confini siciliani; qui, in questa terra nordica distante chilometri, ma che ha sicuramente ristretto fino quasi a far combaciare i perimetri degli affari politici, imprenditoriali, culturali che per moltissimo tempo sono stati considerati caratteristiche peculiari del sud Italia. Invece hanno avuto un eco spropositato in tutto il resto della penisola già da decenni, trovando terreno fertile su quella "area grigia" di inseperienza mista a collusione, una creta plasmabile nelle mani delle organizzazioni criminali che comincia a far vedere i suoi frutti oggi.
Verrebbe da chiedersi cosa c'entri Pippo Fava con Bologna, o meglio, cosa c'entri Catania con Bologna. A parte il fatto che ci teniamo sempre a ribadire che il primo giornalista a parlare di mafia attraverso lo strumento diretto e più afferrabile da parte della popolazione, la televisione, fu proprio un bolognese, Enzo Biagi: nel lontano 1962 con una puntata della sua trasmissione "Rotocalco Televisivo", su Corleone, terra natia dei grandi boss di Cosa Nostra. E lo stesso Biagi ci regalerà l'ultima intervista pubblica a Pippo Fava, quell'agghiacciante e profetica intervista che ci mostra come Fava aveva già capito tutto quello che c'era da capire, e che ancora oggi è attuale. Come prima, più di prima. Ma non è questo forse il punto principale di tutto. Catania e Bologna, la Sicilia e l'Emilia-Romagna, trent'anni fa e oggi, sono indissolubilmente legate dal fatto che hanno rappresentato, le prime ieri, le seconde oggi, pozzi senza fondo di ricchezza per la mafia. L'unica differenza fondamentale, è che se in Sicilia l'egemonia incostrastata era tenuta in mano da Cosa Nostra, oggi giù al Nord, le quattro mafie italiane insieme alle sette mafie straniere, si distribuiscono i settori del guadagno. E se in trenta, quaranta, cinquan'tanni il Sud Italia con fatica, sangue e bombe, è riuscita a produrre anticorpi efficaci, il Nord si trova su molti fronti completamente impreparato per far muso duro contro il  meccanismo complesso delle mafie.
E' a questo punto che entriamo in scena noi: siamo tutti studenti universitari che abbiamo provato a ritagliarci uno spazio all'interno di questa realtà complessa, inserendoci in un solco già segnato da altri, con la nostra semplice voglia di fare. Abbiamo cercato di ascoltare al meglio le domande che ci venivano poste, di raccogliere le sollecitazioni del mondo che ci circonda, per offrire i fatti al lettore, il nostro unico giudice. Le Dieci e Venticinque, non sono un orario scelto a caso: quelle lancette non rappresentano soltanto lo scempio di quel 2 agosto 1980 che ha aperto una ferita insanabile. Quelle lancette rappresentano una ferita ancora aperta, che ancora oggi sanguina, visto che a 33 anni di distanza non si è avuto il coraggio politico di mettere mano dentro quello squarcio che arriva fino al soffitto; o semplicemente non si è avuto il pudore di rispettare i patti, i proclami alle celebrazioni che ricordano la strage, per fornire i risarcimenti ai parenti delle vittime.
Lancette che potrebbero essere benissimo portate avanti, per arrivare alle 20:59, momento in cui un aereo Itavia squarcia il cielo, e precipita sul fondo del mare, a più di 3000 metri. Una verità buia, profonda, che non si vuole accettare, ma nascondere. Lì sotto, in quello stesso mare.
Lancette che simboleggiano una verità negata, un assenza dello Stato inteso in tutte le sue sfaccettature, le troppe inerzie e prigrizie che anche il mondo dell'informazione si trascinano dietro da sempre.
Il presente senza passato, non ha futuro. Quelle lancette provano ad essere una risposta.

In questi due anni noi ci abbiamo provato, a piccoli passi, lettera per lettera, parola per parola.
I nostri mensili, gli articoli, raccontare una Bologna che è Italia e un'Italia che è Bologna.
Una rete antimafia in Emilia-Romagna, questa incredibile ragnatela che ci lega da Piacenza a Rimini, e che ci spinge ancora di più a voler fare, creare, costruire ponti fra noi e altri. Il senso della rete dove ogni singolo non sarebbe niente se non ci fosse l'altro.

Adesso camminiamo, a poco a poco. Le lancette si spostano di minuti e secondi, ma non di anni: le ore 22 del 5 gennaio. Non 1984, ma 2014. Ci ritroviamo lì, nella via con il nome di quel Direttore che abbiamo imparato a conoscere, che ci copre le spalle, ci sta accanto, scruta l'orizzonte. Una linea sempre fissa, un sentiero già percorso, e tanta strada ancora da fare...tra un 5 gennaio e un altro. Pippo Fava c'è, ci siamo noi, la rete c'è. Su quelle lancette, su quell'orologio apparentemente fermo, ma nel quale si sente il rumore degli ingranaggi che ricominciano a muoversi.
Ci vorrà tempo, su questo non c'è dubbio: nonostante siano solo due anni,  abbiamo provato a fare il massimo, nel nostro piccolo...credeteci.

Vogliamo ringraziare i nostri lettori, i nostri tanti amici che hanno reso possibile tutto questo e soprattutto chi ci ha preso per mano, ci ha dato dei consigli e la possibilità di essere I Siciliani giovani qui a Bologna. Un'altra figura, anch'essa imponente, forte e romantica, che continua a lottare tra mille difficoltà, e incarna perfettamente quel "A che serve essere vivi, se non c'è il coraggio di lottare?". Non c'è bisogno di nomi, è solo un grande abbraccio.

Ci rivediamo qui, fra un anno, due, cinque, dieci, per festeggiare ancora. A Catania e a Bologna. 5 gennaio o 2 agosto, cioè tutti i giorni. Noi non ci muoviamo.


"La verità! Non quella che arriva alle pagine dei giornali con le sue gambe, spesso camuffata, distorta, sciancata, truccata dagli interessi di coloro che sorridendo ve la porgono o suggeriscono, ma la verità che il giornalista va a cercare pazientemente dove essa è stata nascosta, e che vi racconta con assoluta sincerità e onestà, quando è il caso con durezza e sempre comunque con la volontà di rendere un servizio essenziale."

(Giuseppe Fava)

venerdì 6 dicembre 2013

Menfi e Cantine Settesoli nel libro di Stella e Rizzo. Un'eccellenza in un sud di occasioni mancate





Nel libro denuncia di Stella & Rizzo, dedicato alle occasioni mancate di sviluppo del meridione d’Italia, spicca l’ultimo capitolo dedicato alle poche eccellenze, tra le quali, la Cooperativa Vitivinicola Siciliana Cantine Settesoli.

Possono essere una carta vincente, i cittadini, se li sai coinvolgere. Basti vedere il caso di Menfi, poco meno di 13.000 abitanti, ai confini occidentali della provincia di Agrigento…. Quasi 3 famiglie su 4, a Menfi, sono socie delle Cantine Settesoli, il più grande produttore di vino della Sicilia. Tra i più grandi d’Italia. Da trent’anni inonda il mondo intero. Esportando 20 milioni di bottiglie in 40 paesi, perfino in Cina…” così inizia a pag. 306 paragrafo dal titolo “Il paese che fa il vino” tratto dal Cap. 18. Voglia di volare – Il Sud che va. E che prosegue, con il Presidente di Cantine Settesoli Vito Varvaro, che spiega uno dei tratti distintivi della Cooperativa, riconoscere il valore dei giovani talenti e applicare sempre una gestione meritocratica.

“È motivo di grande orgoglio per l’intera cooperativa dei 2000 soci di Cantine Settesoli essere citata nel libro “Se il Sud muore” di Gian Antonio Stella & Sergio Rizzo, come esempio del Sud che funziona” – afferma Vito Varvaro, Presidente di Cantine Settesoli, che ha lasciato la Sicilia a 23 anni ed è tornato dopo 30 anni per dare il suo contributo alla crescita della sua terra e che prosegue – “vogliamo essere di esempio per dare speranza alle nuove generazioni e per dimostrare che il Sud può essere vincente. Spero che il caso Settesoli spinga i cervelli andati via a tornare in Sicilia. Da noi le porte sono aperte!”

mercoledì 4 dicembre 2013

Appello ai candidati alle primarie del PD

"È assurdo che per le primarie di un partito i fuorisede possano votare e per le politiche no. E non è un problema solo di noi terroni".



APPELLO AI CANDIDATI ALLE PRIMARIE PD: BASTA INDUGI,
PRESENTATE IN PARLAMENTO IL DDL PER IL VOTO DEI CITTADINI IN MOBILITA’   

L’8 dicembre alle Primarie del PD potranno votare fuori sede tutti i cittadini che ne facciano richiesta. Tuttavia lo stesso non avviene per le elezioni Politiche del nostro Paese: in Italia si stimano oltre 800.000 i cittadini che non riescono ad esprimere il loro voto a causa della lontananza dal luogo di residenza.
Il Comitato IOVOTOFUORISEDE ha elaborato un ddl che permetterebbe con una semplice legge ordinaria di 5 articoli il ritorno alla piena partecipazione democratica di questi 800.000 cittadini.
Esso è stato presentato nella scorsa legislatura come ddl 3054 ed è arrivato in discussione alla Commissione Affari Costituzionali, prima che il governo Monti cadesse in maniera anticipata ed attualmente non è stato ancora ripresentato in Parlamento.
E’ illogico e profondamente contraddittorio che il PD permetta ai giovani studenti e lavoratori precari di votare fuori sede per le sue elezioni interne ( alle ultime Primarie ha votato in questa maniera il 2% dei votanti) , ed invece come partito di governo non faccia nulla per includerli nella vita democratica e non proponga subito un ddl che ponga fine una volta per tutte a questo inaccettabile stato di cose.
In tutti gli altri Paesi Europei il problema di partecipazione democratica generato da una società sempre più mobile è stato risolto da tempo con opportune soluzioni legislative: non possiamo permetterci di arrivare alle elezioni Europee senza una legge che garantisca anche ai cittadini italiani in mobilità il pieno diritto di voto.
Il Comitato IOVOTOFUORISEDE chiede perciò ai candidati alle Primarie del PD ed ai deputati che li appoggiano di dimostrare nei fatti l’attenzione per i giovani e per la richiesta di partecipazione che viene da essi, presentando unitariamente  in Parlamento il DDL 3054 (vedi) ed approvandolo nel più breve tempo possibile.


Per ulteriori informazioni,

COMUNICATO STAMPA COMITATO IOVOTOFUORISEDE

martedì 26 novembre 2013

conCittadini, arriva la formazione per chi forma




Domani, 27 novembre il percorso di formazione si concluderà con la giornata dedicata al tema della Legalità. L’incontro sarà coordinato da Alessandro Gallo, autore teatrale e scrittore, ideatore del laboratorio di teatro e scrittura per la legalità, e da altri rappresentanti dell’Associazione Caracò editore


I temi di discussione toccheranno argomenti quali il ruolo della testimonianza come strumento di avvicinamento degli studenti ai temi della lotta alla mafia, il giornalismo di inchiesta ed il#teatro di impegno civile come strumento di conoscenza del fenomeno delle mafie. La mattinata di lavori si concluderà con testimonianze tramite la presentazione dei video e delle letture dal vivo degli elaborati di alcuni studenti dell’ITCS Gaetano Salvemini di Casalecchio di Reno.

Questa formazione di novembre fa parte di un percorso più complesso promosso dall’Assemblea legislativa, intitolato conCittadini , ma è aperta anche a chi non fa ancora parte ufficialmente della rete di conCittadini.

mercoledì 20 novembre 2013

Sapete com’è morto Niki Aprile Gatti?


Dal mensile di novembre de I Siciliani giovani, p. 69


Un ragazzo come tanti, un giovane informatico che lavorava alla OSCORP, una società di San Marino coinvolta nell’operazione Premium, condotta dalla Procura di Firenze.
Suicidato”, a pochi giorni dall’arresto per frode informatica.
Di più non si riesce a sapere, una storia dimenticata da tutti, su cui regna il silenzio.
Una storia con poche e tristi certezze, la morte del giovane ed i familiari che aspettano giustizia dal 24 giugno 2008. Dal giorno in cui, Niki Aprile Gatti fu ritrovato impiccato nel bagno della sua cella: “Secondo il Magistrato che ha archiviato tutto, non ci sono dubbi: con il suo peso di più di 90 kg (era anche alto), avrebbe utilizzato un solo laccio delle scarpe per impiccarsi1”. 
 I familiari hanno denunciato le diverse contraddizioni di questa triste storia, come le testimonianza discordante dei due compagni di cella. Inutile aver denunciato il furto, avvenuto a pochi giorni dall'arresto, sui cui non è stata fatta ancora chiarezza, nell'appartamento di Niki. E c'è da chiedersi come mai il materiale informatico (rubato) non sia stato perquisito e sequestrato dagli inquirenti.

L’Incarcerato” che da anni si occupa di questa triste vicenda, a cinque anni da quel 24 giugno 2008, ha lanciato un appello dal suo blog per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta: “a Grillo visto che a suo tempo ospitò nel suo blog Ornella Gemini, la madre di Niki. Un appello al quale non può fare orecchie da mercante: potrà fare qualcosa di concreto avendo i numeri necessari in parlamento2

Niki è stato ucciso, forse, perchè, da innocente, poteva rivelare alcune cose che potevano recare fastidio. E’ stato l’unico tra i diciotto arrestati a non avvalersi della facoltà di non rispondere e a differenza degli altri diciassette, cui verranno concessi gli arresti domiciliari, sarà trasferito, stranamente, nel carcere di Sollicciano, a Firenze, e non in quello di Rimini.
 Questa non è la storia di Stefano Cucchi o Giuseppe Uva massacrati dalle guardie carcerarie, è la storia di Niki Aprile Gatti, un informatico suicidato per strangolamento forse perché aveva deciso di far luce su una vicenda che ancora oggi è improntata sul massimo riserbo.

L'Inchiesta Premium si andava ad intrecciare ad altre indagini che approdano ad un'altra inchiesta, a Perugia: gente mafiosa, broker che viaggiavano tra Londra e l'Italia, business di compagnie telefoniche, odor di riciclaggio di denaro sporco tramite società finanziarie, omicidi, conoscenze importanti come un esponente importante della Guardia di Finanza.
In questi articoli (cliccate qui e qui), si trovano ulteriori dettagli3”.
 Ornella Gemini, madre di Niki, ha costituito un comitato che si adopera per far emergere la verità sul figlio. E ha aperto un blog per informare degli eventi: nikiaprilegatti.blogspot.com


mercoledì 6 novembre 2013

martedì 29 ottobre 2013

Menfi: impianti di telefonia mobile e democrazia


Richiesta di autorizzazione per la realizzazione di un impianto di telefonia mobile WIND nel Comune di Menfi, in C.da Madonna Della Nova
 

Ieri sera 28 ottobre 2013 si è svolta la seduta del Consiglio Comunale Aperto per discutere con i cittadini in ordine alla richiesta di autorizzazione per la realizzazione di un impianto di telefonia mobile Wind in contrada Madonna della Nova...il Sindaco Enzo Lotà, con fermezza e decisione, ha rappresentato la volontà dell'amministrazione attiva di porre in essere ogni iniziativa di legge finalizzata ad evitare incondizionate installazioni di antenne di telefonia mobile nel territorio comunale, comunicando ai cittadini che già in data 25/10/2013 si è provveduto a disporre l'immediata sospensione cautelativa dei lavori....il Consiglio Comunale, dopo avere ascoltato l'opinione dei cittadini e ravvisata l'unanime contrarietà, è proseguito in seduta ordinaria e, dopo ampio dibattito, ha approvato un ordine del giorno proposto dal Presidente del Consiglio Comunale Vito Clemente finalizzato ad 
1) Impegnare il Sindaco e la Giunta ad adottare, oltre la sospensione cautelativa dei lavori di cui all’ordinanza del 25/10/2013, ogni eventuale ulteriore iniziativa di legge per impedire la realizzazione dei lavori e, dopo avere acquisito dalla stessa società studi preventivi in ordine alla copertura di rete, individuare altri siti compatibili di proprietà comunale, al di fuori del centro urbano, avendo cura, attraverso gli studi tecnici di settore, di minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici....inoltre l'ordine del giorno approvato 
2) impegna gli Uffici competenti a:... 
a) accelerare il procedimento per proporre al Consiglio Comunale la modifica e l’aggiornamento del regolamento per l’installazione di impianti di telefonia mobile, al fine di adeguarlo alle nuove norme in materia e a quanto stabilito dalla giurisprudenza, accompagnato da un adeguato studio tecnico, da trasmettere per la relativa approvazione entro 30 giorni, anche alla luce della sentenza del CGA n. 735 del 27/08/2013;.... 
b) chiedere a tutti i soggetti gestori di predisporre opportuni studi preventivi, individuando, attraverso le mappe di copertura di rete, siti compatibili di proprietà comunale, al di fuori del centro urbano, da allegare al regolamento, per eventuali nuove istallazioni con l’obiettivo di minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici;... 
c) individuare i siti ritenuti sensibili nel territorio comunale, da allegare allo stesso regolamento,... 
d) chiedere ai soggetti gestori la predisposizione di un piano di riassetto con modifiche, adeguamenti, delocalizzazioni degli impianti esistenti... 
e) attenersi a tutti gli indirizzi del regolamento attualmente in vigore ed in particolare: all’art. 1/bis, relativo a tempi e forme per le autorizzazioni, avendo cura di evitare il formarsi del silenzio assenso, all’art. 6, relativo ai pareri dell’Osservatorio Comunale Permanente, all’art. 7/bis, relativo alla trasparenza e alle comunicazioni ai consiglieri comunali e ai cittadini.

mercoledì 23 ottobre 2013

L’editore con la “coppola”, e non solo


Di Salvo Ognibene

Coppola in testa e trinciato sempre pronto.
Riconoscibile a distanza da quel sorriso “tagliato, siculo, quasi mai pieno” e dai tanti libri al seguito. Salvatore, “licchia” per gli amici, è uno di quei personaggi classici della Sicilia.
Classico nel senso vero del termine, uno di quelli che quest’isola “bellissima e disgraziata” se la porta dentro, classico come lo raffigurerebbe Verga o Pirandello. Un pezzo di Sicilia antica.

Lo incontro a Caltabellotta, città della pace, a 1000 metri d’altezza.
Adagiata sul Kratas, nei Monti Sicani, è una delle città più antiche della Sicilia.
Lì dove ebbe fine la guerra dei Vespri Siciliani.  E’ qui che fa tappa il suo viaggio.
Per poi ripartire come sempre.

Mi racconta degli anni del ginnasio: “c’erano due gruppi, in particolare, negli anni ‘60, all’epoca dei Beatles e dei Rolling Stones: i Chirotteri e gli Apache. Un compagno di classe organizzò “addio vacanze” così tappezzai tutte le pareti del teatro don Bosco di libri. Uscito dal liceo classico, a Palermo c’era un annuncio in una libreria, cercasi garzone. Mi sono fatto avanti.
Quello che guadagnavo lo spendevo in libri. Poi ho lavorato, per quasi vent’anni, come rappresentante di libri di scuola”. Da qui inizia il suo viaggio da editore.

Un suo amico di Trapani aveva scritto un libro sui “sesi di Pantelleria”, sulle tombe neolitiche.
Mi disse: lo pubblichiamo? E lo abbiamo fatto”.
 Da lì altri libri. Uno su Erice, uno sulla settimana santa, sui misteri a trapani e provincia.

La casa editrice Coppola nasce a Trapani nel 1984 per iniziativa dello stesso, poco dopo abbandona tutto e vive per 10 anni tra Parigi e Trapani. Non appena torna, riprende a fare il rappresentante di libri per poi dedicarsi nuovamente all’attività editoriale.

1998. Nuovo logo, nuova stampante digitale. Primo restyling.
Il vero viaggio di Coppola editore inizia da qui: volumi di qualità, lo sguardo attento sul territorio, valorizzazione degli scrittori contemporanei, promozione delle opere prime, nessuna concessione alle mode editoriali.

Da qui nascono “ciao Mauro”, di Salvatore Mugno e “Le siciliane” di Giacomo Pilati.
Da qui nascono le collane “accolltati un libro” e quella celebre de i “pizzini”.

Questi ultimi, nati subito dopo la cattura del boss Bernardo Provenzano, sono diventati uno strumento straordinario di comunicazione fra gli operatori della legalità: società civile, volontariato e tutti gli altri protagonisti del mezzogiorno onesto e laborioso. 

Grazie alla confezione con dorsi metallici (bloc-notes) ed un laccetto di cuoio possono essere “indossati” come una vera e propria collana e leggibili nelle situazioni più disparate (in tram, metro, passeggiando). Lascia dei fogli bianchi alla fine, senza scrittura, in modo che, chi li legge,  potesse scrivere le sue emozioni o quello che gli pareva o addirittura prendere appunti.
Un’idea facile ed economica e la metà del ricavato donato ad associazioni antimafia per finanziare le loro attività o semplicemente sostenerli.
 “Ogni figateddu di musca fa sustanza” si dice in questa terra. Ogni  piccola somma può essere utile.
Bisogna riciclare la mafia, pulire le loro parole, eliminare quel minimo comune denominatore di Sicilia terra di mafia. E nel 2006, dopo la cattura di Provenzano, quei pezzi di carta trovati nel covo a montagna dei cavalli, fecero il giro del mondo.
Tutti parlavano dei “pizzini” di Provenzano.
Pizzini” come sinonimo di mafia, di bombe, di assassini,  di richieste di pizzo.
E’ così che nasce l’idea. Adesso sono quasi 50 i “pizzini” che fanno il giro del mondo.
All’interno una storia, una testimonianza, una denuncia.
Da Zu Pì, a Rita Atria. Da Telejato a Pippo Fava.

Una casa editrice che oltre all’indipendenza si è caratterizzata per la particolare linea editoriale:
“pubblicai all’inizio dei libri di cucina, di ricette siciliane. Feci un formato con dei buchi tipo block notes. All’epoca avevamo con mio fratello un officina di pelletteria e facevamo anche le cinture. Quando si tagliano con la macchina restano dei fili di cuoio, così ho pensato di lasciare libero l ultimo buco per farci passare questo laccetto per metterlo al collo.
Così dopo aver letto gli ingredienti lo si può  lasciare cadere e tranquillamente continuare a cucinare”.

Punto di riferimento per Trapani e provincia, piano piano ha cercato ad espandersi personalmente ed in modo indipendente, creando una rete di “fiancheggiatori”, di librerie, in Sicilia, che vendessero i suoi libri. Un percorso itinerante: “difficilmente pubblico qualcosa che non conosco e di gente inesperta. Tranne rari casi e piccoli contributi
Pubblica a spese sue e questo gli permette di essere indipendente.
Un indipendenza che costa sacrifici e bisogna approfittare dei periodi migliori per “sbarcare il lunario”.

Una vita fatta di libri. Legge di tutto ma preferisce saggistica e romanzi del passato.
Non leggo quelli attuali perchè sono molti influenzati dalla pubblicità. Leggo Pirandello per esempio perché penso che noi siciliani quando scriviamo o quando agiamo abbiamo tutti qualcosa di pirandelliano”.

Tra gli ultimi progetti editoriali “La mia voce contro la mafia”: “un libro nato quasi per caso su cui puntiamo molto. Ho incontrato Pippo Giordano il 19 luglio 2012 a Palermo, Denise invece è una mia “vecchia” promessa”.

Per raccontare il suo viaggio, non basterà quest’articolo, ci vorrebbe un libro. Chissà.

mercoledì 16 ottobre 2013

Il partito per noi era lo scopo, non il mezzo




Quanti di voi sanno realmente come funzionano i meccanismi di selezione della classe dirigente ad opera dei partiti? A questa domanda Roberto Lucarella e Ludovico  Rossi ci rispondono in “Così giovane e già così moderato”.
Un romanzo unico nel suo genere. Del resto chi fa politica attiva sa cosa si cela dietro l'organizzazione di un  partito, le correnti, le promozioni, i meriti.

Andrea, il protagonista del libro, ci racconta la sua scalata nel partito, la passione per la politica, i sacrifici e le difficoltà affrontate tra gli studi, la vita di fuori sede ed i meccanismi che lo circondano. In fondo è sempre così, chi fa politica entra a far parte di un gioco.
Le tessere, le feste, i sorrisini e le condivisioni quotidiane con i compagni per “le tante battaglie politiche portate avanti insieme”.
“Così giovane e già così moderato”è una denuncia, un grido da parte di un giovane che si vede costretto a rinunciare alla sua età per fare cose da “grandi”. E poi gli amici che non capiscono, il “ma chi te lo fa fare”, le campagne elettorali dove non è possibile mancare a eventi e assemblee, e cene per pochi dove si decide la linea da seguire. La politica di partito è soprattutto questa, i dibattiti televisivi, l'amministrazione della cosa pubblica è solo la facciata di un palazzo (bello o brutto che sia) dove non si sa quel che succede tra gli inquilini.

Il partito per noi era lo scopo, non il mezzo. Per questo avevamo dei grandi dirigenti”, Andrea ci racconta quanto è difficile far carriera nei partiti ed in particolar modo in “quel” partito che non viene mai citato nel libro ma che ad un attenta lettura è facile intuire. Ci racconta di come l'associazionismo  universitario ed il collegamento con la giovanile siano contenitori da riempire per essere più forti ai congressi e sedere nei posti che contano. Andrea è un giovane fuori sede che inizia a far politica quasi per scherzo  e che, nel giro di poco tempo si ritrova con una spilla al petto ed una “poltrona” importante.
La politica è una bella cosa e forse proprio per questo è necessario leggere questo romanzo, soprattutto per i giovani, affinchè non diventino così “moderati” da invidiare la nostra vecchia classe dirigente. La gerontocrazia  in Italia non è certo qualcosa di nuovo ma forse ci sono giovani che sono già vecchi dentro e sono destinati ad invecchiare quando rappresentano il futuro (mai il presente) di questo paese.

mercoledì 9 ottobre 2013

Da Rimini a Piacenza, una rete antimafiosa tiene unita l’Emilia Romagna



L’Emilia-Romagna è quella regione che va da Rimini a Piacenza, una regione da sempre multiculturale con in testa il suo capoluogo, Bologna. E’ qui che dagli anni ’50 in poi, sono stati portati a “svernare”, boss del calibro di Procopio Di Maggio e Tano Badalamenti, è da qui che parte tutto, il resto è storia dei giorni nostri: otto mafie straniere radicate, con la ‘ndrangheta e le altre organizzazioni criminali “autoctone”, cosa nostra e camorra in particolare, a comandare tutto.
Pippo Fava la definiva la più grande “lavanderia” d’Italia ma sono occorsi più di trent’anni affinchè politica, istituzioni e gente comune iniziassero ad occuparsi realmente del fenomeno criminale e mafioso in una delle regione più ricche d’Italia.
E’ stato “necessario”, tra le altre cose, che un giornalista venisse minacciato di morte (Giovanni Tizianqui la sua storia ) e che degli studenti (coordinati da Gaetano Alessi, Premio Fava giovani 2011) in collaborazione con l’Università di Bologna, scrivessero due dossier (puro volontariato ovviamente, Scaricali qui ).


Qui il mensile di DIECI e VENTICINQUE sulla rete antimafia in E-r

Le mafie in Emilia-Romagna si sono radicate ma questa è una regione che è riuscita anche a farsi, in parte, dei buoni anticorpi. Esiste una rete di associazioni totalmente libere che all’interno dei loro manifesti hanno messo in chiaro una cosa: “La mafia è una montagna di merda”.
Addirittura l’Università di Bologna, grazie, soprattutto, all’impegno e alla dedizione della Prof.ssa Stefania Pellegrini, ha istituito un corso, “mafie e Antimafia”; un vero e proprio insegnamento a scelta dello studente ed ha dato vita al primo Master annuale in gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie, intitolato a Pio La Torre. www.mafieeantimafia.it
beni confiscati ad oggi sono 112, con buona parte a Bologna e in provincia, e almeno l’8,6 % tra commercianti e imprenditori è coinvolta in attività di prestiti a strozzo.

Una terra non di mafie ma per le mafie e parlare organizzazioni criminali in Emilia-Romagna vuol dire, soprattutto, parlare di grande economia. Significa parlare di un fatturato annuo di 20 miliardi di euro, quasi il 10 % rispetto a quello di tutta Italia
Una regione, l’Emilia-Romagna, prima in Italia per i lavoratori “in nero” e seconda sul fronte dei lavoratori irregolari: sono rispettivamente 7.849 e 16.586. (leggi qui il resto del dossier)
Il 30% delle imprese di autotrasporti (2.599 su 9.083) non risultano proprietarie di nessun veicolo, mentre circa 900 imprese risultano “non titolate a poter svolgere questa attività”. Un settore, quello del trasporto merci, spartito soprattutto tra ‘ndranghetisti e casalesi.
A Reggio Emilia gli incendi dolosi  “da novembre sono stati oltre 301” dice Elia Minari, del giornale studentesco Cortocircuito di Reggio Emilia  che lo scorso 30 luglio, dopo l’ennesimo incendio in un cantiere, si è recato sul posto insieme agli altri giovani cronisti per fare qualche domanda. Risultato? Minacciati e cacciati e le loro attrezzature prese a manate.
Un processo di radicamento lento e costante, silenzioso, che ha portato singoli, associazioni ed enti pubblici ad occuparsi del fenomeno direttamente.
La regione Emilia-Romagna, tra le varie attività di contrasto alle organizzazioni criminali e l’ultima legge sul gioco d’azzardo ha costruito, il progetto “Concittadini”, un percorso mirato a diffondere la cultura della legalità tra memoria e informazione.

Una regione, questa, dove si è formata una piccola rete di singoli e associazioni che collaborano, si scambiano le informazioni, fanno inchieste, vanno nelle scuole a raccontare le mafie.
Da Rimini a Piacenza, dicevamo, dal Gruppo Antimafia Pio La Torre a 100 x100 inmovimento, dalla Rete Noname al Presidio Universitario di Libera, dal Gruppo dello Zuccherificio ai progetti di Caracò editore.
Una casa editrice di impegno civile dislocata tra Napoli e Bologna e che proprio qui, grazie a dei percorsi di informazione e teatro riesce a far raccontare ai ragazzi cosa sono le mafie e come operano. Dalla prostituzione allo spaccio di droga, dall’edilizia al riciclaggio. Questo e tanto altro racconteranno, Alessandro Gallo e Giulia Di Girolamo, nel loro libro.

L’antimafia n Emilia-Romagna non è soltanto quella che si oppone alle mafie, quella fatta da giovani e associazioni che stimolano comunità e istituzioni, è gioia di vivere, è una forte presa di posizione per provare a essere “militanti, attori, non spettatori”.


mercoledì 2 ottobre 2013

Piacenza, 11 ottobre: La Resistenza dell'antimafia sociale

TESTIMONI IN MOVIMENTO. La Resistenza dell'antimafia sociale.

Ospite d'onore Salvatore Borsellino.
Partendo dalle testimonianze del libro "DOVE ERAVAMO. Vent'anni dopo Capaci e via D'Amelio" edito da Caracò e curato da Massimiliano Perna, testimonianze e dibattito sulla situazione attuale dell'antimafia sociale.


La serata sarà trasmessa in streaming dalla testata online Piacenzasera.it e ci collegheremo in videoconferenza con il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura.
Interverranno:
-Salvatore BORSELLINO
-I.m.d.
-Pino Maniaci
-Giulio Cavalli 
-Alessandro Gallo
-Massimiliano Perna
-Salvo Ognibene
MODERA LA SERATA GIORGIO LAMBRI, DEL QUOTIDIANO DI PIACENZA "LIBERTA' "
INGRESSO LIBERO
Al termine della serata aperitivo insieme.
Piacenza Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano Via S.Eufemia, 12



mercoledì 25 settembre 2013

DIECI e VENTICINQUE (e anch'io) al “Be Matricola”

26 settembre – 05 ottobre 2013
Parco della Montagnola, via Irnerio 2 – 3, Bologna       

DIECI e VENTICINQUE sarà presente in particolare il 28 settembre e il 1 ottobre.
             


I padroni della crisi
 Parco della Montagnola 28 settembre ore 18

Biagio Simonetta

Giornalista e scrittore. Autore del libro "I padroni della crisi"

Emiliano Liuzzi

Giornalista, Fatto Quotidiano

Il Paese crolla, le industrie chiudono e gli imprenditori si tolgono la vita, ma nel frattempo le organizzazioni criminali investono, comprando tutto il possibile. La mafia è un’azienda che non conosce cassa integrazione, né licenziamenti con un fatturato di 130 miliardi di euro annui. Vanta un core business che non teme ostacoli: la cocaina. Grazie alla crisi, l’infiltrazione criminale nel tessuto economico nazionale si diffonde con maggiore rapidità.



27 Giugno 1980: la Strage di Ustica

Parco della Montagnola 01 Ottobre ore 18


Daria Bonfietti

Alessandro Gamberini

 Legale dell'Associazione Parenti delle Vittime

Antonella Beccaria

Giornalista e scrittrice
Valeria Grimaldi – DIECI e VENTICINQUE (I Siciliani giovani)

Il 27 giugno 1980 un aereo della compagnia Itavia, con a bordo 77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio, si inabissa nel mar Tirreno, a più di 3000 metri di profondità. A 33 anni di distanza, grazie alle indagini effettuate dal giudice Rosario Priore e all'impegno costante dell'Associazione Parenti delle vittime, grossi passi in avanti sono stati compiuti per l'accertamento della verità sulle dinamiche e i responsabili.
Un incontro per rinnovare la memoria e documentare la storia nei confronti delle nuove generazioni, come impegno affinchè storie come queste non vengano mai dimeticate.

mercoledì 18 settembre 2013

Sciacca: acqua libera tour



Dopo il primo appuntamento dello scorso sabato, continua l’itinerario “Acqua libera tour” promosso dall’associazione Politico - Culturale "La Nuova Primavera", finalizzato ad incontrare i cittadini in vista della manifestazione prevista per il 5 ottobre in favore dell’acqua pubblica che si chiamerà "LiberaMente Acqua" .
“Le proposte che secondo noi sono di più immediata attuazione, poiché dipendono dall’ATO idrico e quindi dalla classe politica e non prevedono contenziosi legali dai tempi pachidermici o esose penali da esborsare per le casse pubbliche – ha affermato il vice-presidente dell’associazione, Giuseppe Catanzaro -riguardano il ripristino della franchigia di 80 metri cubi di acqua forfettari per tutti i cittadini e la rimodulazione al ribasso delle tariffe, in modo da attenuare il dramma sociale in cui la gente di Sciacca è piombata. 
Adesso – continua il vice-presidente Catanzaro – qualcosa deve assolutamente cambiare, e noi riteniamo che, sebbene la soluzione migliore sia il ritorno alla gestione pubblica, per adesso si debba puntare a misure più fattibili e che diano immediatamente un risparmio economico ai cittadini tutelando l’utenza, fino ad oggi corrosa da una condizione oramai inaccettabile”.
Gli appuntamenti di questa settimana sono fissati per lunedì 16 dalle ore 15.30 alle ore 18.00 davanti allo stadio comunale (mercato del contadino) e per giovedì 19 dalle ore 14.30 alle ore 18 alla marina.