"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

mercoledì 9 ottobre 2013

Da Rimini a Piacenza, una rete antimafiosa tiene unita l’Emilia Romagna



L’Emilia-Romagna è quella regione che va da Rimini a Piacenza, una regione da sempre multiculturale con in testa il suo capoluogo, Bologna. E’ qui che dagli anni ’50 in poi, sono stati portati a “svernare”, boss del calibro di Procopio Di Maggio e Tano Badalamenti, è da qui che parte tutto, il resto è storia dei giorni nostri: otto mafie straniere radicate, con la ‘ndrangheta e le altre organizzazioni criminali “autoctone”, cosa nostra e camorra in particolare, a comandare tutto.
Pippo Fava la definiva la più grande “lavanderia” d’Italia ma sono occorsi più di trent’anni affinchè politica, istituzioni e gente comune iniziassero ad occuparsi realmente del fenomeno criminale e mafioso in una delle regione più ricche d’Italia.
E’ stato “necessario”, tra le altre cose, che un giornalista venisse minacciato di morte (Giovanni Tizianqui la sua storia ) e che degli studenti (coordinati da Gaetano Alessi, Premio Fava giovani 2011) in collaborazione con l’Università di Bologna, scrivessero due dossier (puro volontariato ovviamente, Scaricali qui ).


Qui il mensile di DIECI e VENTICINQUE sulla rete antimafia in E-r

Le mafie in Emilia-Romagna si sono radicate ma questa è una regione che è riuscita anche a farsi, in parte, dei buoni anticorpi. Esiste una rete di associazioni totalmente libere che all’interno dei loro manifesti hanno messo in chiaro una cosa: “La mafia è una montagna di merda”.
Addirittura l’Università di Bologna, grazie, soprattutto, all’impegno e alla dedizione della Prof.ssa Stefania Pellegrini, ha istituito un corso, “mafie e Antimafia”; un vero e proprio insegnamento a scelta dello studente ed ha dato vita al primo Master annuale in gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie, intitolato a Pio La Torre. www.mafieeantimafia.it
beni confiscati ad oggi sono 112, con buona parte a Bologna e in provincia, e almeno l’8,6 % tra commercianti e imprenditori è coinvolta in attività di prestiti a strozzo.

Una terra non di mafie ma per le mafie e parlare organizzazioni criminali in Emilia-Romagna vuol dire, soprattutto, parlare di grande economia. Significa parlare di un fatturato annuo di 20 miliardi di euro, quasi il 10 % rispetto a quello di tutta Italia
Una regione, l’Emilia-Romagna, prima in Italia per i lavoratori “in nero” e seconda sul fronte dei lavoratori irregolari: sono rispettivamente 7.849 e 16.586. (leggi qui il resto del dossier)
Il 30% delle imprese di autotrasporti (2.599 su 9.083) non risultano proprietarie di nessun veicolo, mentre circa 900 imprese risultano “non titolate a poter svolgere questa attività”. Un settore, quello del trasporto merci, spartito soprattutto tra ‘ndranghetisti e casalesi.
A Reggio Emilia gli incendi dolosi  “da novembre sono stati oltre 301” dice Elia Minari, del giornale studentesco Cortocircuito di Reggio Emilia  che lo scorso 30 luglio, dopo l’ennesimo incendio in un cantiere, si è recato sul posto insieme agli altri giovani cronisti per fare qualche domanda. Risultato? Minacciati e cacciati e le loro attrezzature prese a manate.
Un processo di radicamento lento e costante, silenzioso, che ha portato singoli, associazioni ed enti pubblici ad occuparsi del fenomeno direttamente.
La regione Emilia-Romagna, tra le varie attività di contrasto alle organizzazioni criminali e l’ultima legge sul gioco d’azzardo ha costruito, il progetto “Concittadini”, un percorso mirato a diffondere la cultura della legalità tra memoria e informazione.

Una regione, questa, dove si è formata una piccola rete di singoli e associazioni che collaborano, si scambiano le informazioni, fanno inchieste, vanno nelle scuole a raccontare le mafie.
Da Rimini a Piacenza, dicevamo, dal Gruppo Antimafia Pio La Torre a 100 x100 inmovimento, dalla Rete Noname al Presidio Universitario di Libera, dal Gruppo dello Zuccherificio ai progetti di Caracò editore.
Una casa editrice di impegno civile dislocata tra Napoli e Bologna e che proprio qui, grazie a dei percorsi di informazione e teatro riesce a far raccontare ai ragazzi cosa sono le mafie e come operano. Dalla prostituzione allo spaccio di droga, dall’edilizia al riciclaggio. Questo e tanto altro racconteranno, Alessandro Gallo e Giulia Di Girolamo, nel loro libro.

L’antimafia n Emilia-Romagna non è soltanto quella che si oppone alle mafie, quella fatta da giovani e associazioni che stimolano comunità e istituzioni, è gioia di vivere, è una forte presa di posizione per provare a essere “militanti, attori, non spettatori”.


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