Di Salvo Ognibene
Coppola in testa e
trinciato sempre pronto.
Riconoscibile a distanza
da quel sorriso “tagliato, siculo, quasi
mai pieno” e dai tanti libri al seguito. Salvatore, “licchia” per gli amici, è uno di quei personaggi classici della
Sicilia.
Classico nel senso vero
del termine, uno di quelli che quest’isola “bellissima
e disgraziata” se la porta dentro, classico come lo raffigurerebbe Verga o
Pirandello. Un pezzo di Sicilia antica.
Lo incontro a Caltabellotta,
città della pace, a 1000 metri d’altezza.
Adagiata sul Kratas,
nei Monti Sicani, è una delle città più antiche della Sicilia.
Lì dove ebbe fine la
guerra dei Vespri Siciliani. E’ qui che
fa tappa il suo viaggio.
Per poi ripartire come
sempre.
Mi racconta degli anni del
ginnasio: “c’erano due gruppi, in
particolare, negli anni ‘60, all’epoca dei Beatles e dei Rolling Stones: i Chirotteri
e gli Apache. Un compagno di classe organizzò “addio vacanze” così tappezzai tutte le pareti del teatro don Bosco
di libri. Uscito dal liceo classico, a Palermo c’era un annuncio in una
libreria, cercasi garzone. Mi sono fatto avanti.
Quello che guadagnavo lo spendevo in libri. Poi ho
lavorato, per quasi vent’anni, come rappresentante di libri di scuola”. Da qui inizia il suo viaggio da editore.
Un suo amico di Trapani aveva
scritto un libro sui “sesi di Pantelleria”,
sulle tombe neolitiche.
“Mi disse: lo pubblichiamo? E
lo abbiamo fatto”.
Da lì altri libri. Uno su Erice, uno sulla
settimana santa, sui misteri a trapani e provincia.
La casa editrice Coppola nasce a Trapani nel 1984 per iniziativa dello stesso, poco dopo abbandona tutto e vive per 10 anni tra Parigi
e Trapani. Non appena torna, riprende a fare il rappresentante di libri per poi
dedicarsi nuovamente all’attività editoriale.
1998. Nuovo
logo, nuova stampante digitale. Primo restyling.
Il vero viaggio di Coppola editore
inizia da qui: volumi di qualità, lo sguardo attento sul territorio,
valorizzazione degli scrittori contemporanei, promozione delle opere prime,
nessuna concessione alle mode editoriali.
Da qui nascono “ciao Mauro”, di Salvatore Mugno e “Le siciliane” di Giacomo Pilati.
Da qui nascono le collane
“accolltati
un libro” e quella celebre de i “pizzini”.
Questi ultimi, nati subito dopo la cattura del boss Bernardo Provenzano,
sono diventati uno strumento straordinario di comunicazione fra gli operatori
della legalità: società civile, volontariato e tutti gli altri protagonisti del
mezzogiorno onesto e laborioso.
Grazie alla confezione con dorsi metallici (bloc-notes) ed un laccetto di
cuoio possono essere “indossati” come
una vera e propria collana e leggibili nelle situazioni più disparate (in tram,
metro, passeggiando). Lascia dei fogli
bianchi alla fine, senza scrittura, in modo che, chi li legge, potesse scrivere le sue emozioni o quello che
gli pareva o addirittura prendere appunti.
Un’idea facile ed
economica e la metà del ricavato donato ad associazioni antimafia per
finanziare le loro attività o semplicemente sostenerli.
“Ogni figateddu
di musca fa sustanza” si dice in questa terra. Ogni piccola somma può essere utile.
Bisogna riciclare la mafia, pulire le loro parole,
eliminare quel minimo comune denominatore di Sicilia terra di mafia. E nel 2006, dopo la cattura di Provenzano, quei
pezzi di carta trovati nel covo a montagna dei cavalli, fecero il giro del
mondo.
Tutti parlavano dei “pizzini” di Provenzano.
“Pizzini” come sinonimo di mafia, di bombe, di assassini, di richieste di pizzo.
E’ così che nasce l’idea. Adesso
sono quasi 50 i “pizzini” che fanno
il giro del mondo.
All’interno una storia,
una testimonianza, una denuncia.
Da Zu Pì, a Rita Atria. Da Telejato a Pippo Fava.
Una casa editrice che
oltre all’indipendenza si è caratterizzata per la particolare linea editoriale:
“pubblicai all’inizio dei libri di cucina, di ricette siciliane. Feci un formato con dei buchi tipo block notes.
All’epoca avevamo con mio fratello un officina di pelletteria e facevamo anche le
cinture. Quando si tagliano con la macchina restano dei fili di cuoio, così ho
pensato di lasciare libero l ultimo buco per farci passare questo laccetto per
metterlo al collo.
Così dopo aver letto gli ingredienti lo si può lasciare cadere e tranquillamente continuare a
cucinare”.
Punto di riferimento per Trapani e provincia, piano piano ha cercato ad espandersi personalmente ed in modo indipendente, creando una rete di “fiancheggiatori”, di librerie, in Sicilia, che vendessero i suoi libri. Un percorso itinerante: “difficilmente pubblico qualcosa che non conosco e di gente inesperta. Tranne rari casi e piccoli contributi”
Pubblica a spese sue e
questo gli permette di essere indipendente.
Un indipendenza che costa
sacrifici e bisogna approfittare dei periodi migliori per “sbarcare il lunario”.
Una vita fatta di libri.
Legge di tutto ma preferisce saggistica e romanzi del passato.
“Non leggo quelli attuali perchè sono molti influenzati dalla pubblicità.
Leggo Pirandello per esempio perché penso che noi siciliani quando scriviamo o
quando agiamo abbiamo tutti qualcosa di pirandelliano”.
Tra gli ultimi progetti
editoriali “La mia voce contro la mafia”: “un libro nato quasi per caso su cui puntiamo molto. Ho incontrato Pippo
Giordano il 19 luglio 2012 a Palermo, Denise invece è una mia “vecchia”
promessa”.
Per raccontare il suo
viaggio, non basterà quest’articolo, ci vorrebbe un libro. Chissà.
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