"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

mercoledì 11 gennaio 2012


Penserete subito al Sindaco pescatore, Angelo Vassallo, ed invece no. Non è solo l’ex Sindaco di Pollica che viene ricordato oggi come primo cittadino antimafia. Fino al 16 dicembre avevamo anche Ciro Caravà.
Ve lo ricordate vero? E’ lo stesso che prometteva case abusive a tutti, perfino Bersani dovette intervenire e chiedere chiarimenti al Segretario del Pd Lupo.
Aveva condotto l’ultima campagna elettorale garantendo la sanatoria edilizia agli 800 proprietari di case abusive lungo gli otto chilometri di costa tra Tre Fontane e Torretta Granitola.
Il Sindaco, antimafioso di giorno e mafioso di notte, avrebbe pagato decine di biglietti aerei ai familiari dei boss detenuti al Nord e distribuito appalti alle ditte dei clan. Dalle intercettazioni è emerso anche il sostegno elettorale di Cosa nostra al primo cittadino.
Il sindaco che aveva la famosa foto di Falcone e Borsellino in ufficio, che ha fatto aderire il suo Comune all’associazione Libera e con delibera di giunta l’ha fatto costituire parte civile nel processo ai favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, ultima primula rossa di Cosa Nostra..
Campobello di Mazara, alba del 16 dicembre. Alla cittadinanza intera spetta un brusco risveglio, a tutti i cittadini, non solo gli onesti o chi l’ha fronteggiato in questi anni. Il Sindaco Caravà viene arrestato insieme ad altre 10 persone, tra cui capimafia del calibro di Leonardo Bonafede, Francesco Luppino, Cataldo La Rosa e Simone Mangiaracina, nel corso dell’operazione dei Ros, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Maria Teresa Principato e dai sostituti Marzia Sabella e Pierangelo Padova.
 “E’ da tanto che si mormorava e si sussurrava ma la gente non ci credeva più, non succedeva mai niente” ci dice un anziano campobellese. Eppure non solo chiacchiere e proclami, già nel 2008 dal Viminale venne inviata una terna di ispettori nel Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose ma tornarono a Roma a mani vuote e Caravà ed amici potettero tirare un sospiro di sollievo nonostante le preoccupazioni del momento.
Sono ormai lontani i proclami di quando gridava tana a Matteo Diabolik ed affermava subito dopo la sua rielezione “La lotta alla mafia è la priorità della mia amministrazione”.
Il massimo del disprezzo per Cosa Nostra Caravà lo raggiunse in piena campagna elettorale rispondendo ad una domanda sul presunto capo della mafia siciliana: “Credo che Messina Denaro sia importante prenderlo non tanto per il fatto che possa rendere quel male che ha reso nel passato ma perché si sconfigge un mito e si afferma la forza della legalità e delle Forze dell’Ordine”.
Uno dei messaggeri  di Denaro, Francesco Luppino intercettato al telefono commentava le dichiarazioni dell’amico Ciro, “L’altra sera l’ho sentito parlare in tv minchia se non lo conoscessi..”
Arrestato per associazione mafiosa e accusato di essere organico ai clan che fiancheggiano il superlatitante Matteo Messina Denaro, Caravà non è certo il primo “paladino” dell’antimafia che si scopre essere “punciutu”. Diffidate gente, diffidate dei nomi e delle persone, fidatevi della loro storia e dei concreti risultati che si sono succeduti nel tempo.
E quella “Lezione sulla mafia” di Paolo Borsellino a Bassano del Grappa inevitabilmente mi torna in mente: "C'è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali". 

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