Si è conclusa da poco a Latina la XIX edizione della
Giornata dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie organizzata da
Libera e Avviso pubblico. Quest’anno la manifestazione ha avuto un ospite d’eccezione,
Papa Francesco. Si è trattato di un evento storico. Bergoglio ha incontrato i
familiari delle vittime di mafia e durante l’incontro ha lanciato un appello
agli uomini e alle donne di mafia: “Per
favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male!”.
Parole importanti che evocano il grido di Giovanni Paolo II di
ventuno anni fa nella Valle dei Templi, ad Agrigento. Cos’è cambiato in questi
vent’anni? Come si è rapportata la Chiesa nei confronti della mafia e dei
mafiosi? Ci sarebbero molte cose da raccontare ma vorrei limitarmi a
sottolineare soltanto due fatti: la beatificazione di don Pino Puglisi da un
lato, ed il sostanziale immobilismo dall’altro.
Le prime pagine dei giornali sono state occupate dall’incontro
di Francesco con i familiari delle vittime di mafia ma nessuno ha ricordato che
i mafiosi non sono mai stati scomunicati. Nessuno ha ricordato che i loro
funerali vengono ancora celebrati in pompa magna con le dovute complicità degli
uomini di Chiesa, sempre che non intervenga il divieto della Questura per
motivi di ordine pubblico e salvo quanto avviene nella diocesi di Acireale dove
il vescovo Raspanti li ha vietati per coloro i quali siano stati condannati per
fatti di mafia, a meno che non abbiano mostrato segni di pentimento prima della
morte. Nessuno ricorda che sarebbe bene chiarire alcune vicende legate allo IOR
ed in particolare durante la presidenza del cardinale Marcinkus. E potremmo continuare.
Rimane una giornata storica quella del 21 marzo di
quest’anno ma in paese normale giornate come questa sarebbero la regola e non
l’eccezione. Così come la verità, la memoria e l’impegno.
Con Massimiliano Perna e Fabio D’Urso avevamo lanciato un
appello agli uomini di buona volontà (e di fede) poche settimane fa. Si fa sempre in tempo a
riprenderlo (lo trovate qui)
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