"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

sabato 11 febbraio 2012

Legge elettorale: dolcetto o scherzetto?

Dopo le dichiarazioni di Berlusconi si è ripreso a parlare in questi giorni di riforma della legge elettorale.
Accordi trasversali, porcellum, mattarellum, proporzionale, maggioritario, modello ispano-tedesco, modello ungherese. Di tutto e di più.
Pare che obiettivo primario in Parlamento sia quello di far fuori tutti i partiti tranne i due principali, Pd e Pdl, per precipitarsi in una sorta di buco nero: ne risulterebbe infatti un bipartitismo con due forze, la cui somma non supererebbe il 50 per cento dei voti.

Senza entrare nel merito “tecnico” della questione è comunque possibile porre qualche prerogativa, anche se, preme dirlo, il ritorno al “Mattarellum”, magari rivisto in alcuni punti critici, non dispiacerebbe affatto.
Prima di parlare di legge elettorale bisognerebbe puntualizzare diversi requisiti, fondamentali a priori per cambiarla.
Iniziamo a tener conto della grande quantità di firme raccolte:1.210.406 intotale.
Questo vuol dire ridare la parola ai cittadini reintroducendo le preferenze e magari tenere come base il “Mattarellum”.
E non è tutto. In questo particolare momento di crisi dei partiti, porre i condannati fuori dal Parlamento e se candidati dichiararli ineleggibili dovrebbe essere scontato, ovviamente escludendo i reati di opinione e qualche altra fattispecie giuridica di simile entità.
E’ inaccettabile che in Parlamento oggi siedano mafiosi, corruttori ed autori di reati controla Pubblica Amministrazione, la stessa che vanno poi a rappresentare.
Da non tralasciare che i rinviati a giudizio, fino a sentenza, non dovrebbero assumere incarichi di governo locale o centrale.

L’esperienza del 12-13 giugno ha fatto riscoprire ai migliaia di cittadini (studenti e lavoratori) fuori sede l’importanza del diritto di voto, i quali pur di garantirsi la possibilità di votare, non potendo tornare nel loro paese di residenza, si sono precipitati in massa presso le sedi dei Comitati promotori per indossare i panni di “rappresentanti di lista”.
In ragione di quanto accaduto, sarebbe fondamentale garantire loro, siano essi studenti, lavoratori o semplicemente cittadini che si trovino al di fuori della propria regione, per vari motivi, nei giorni delle elezioni.
C’è già un DDL (vedi) in tal senso a firma del Sen. Pardi che ho contribuito ad elaborare insieme al Comitato “IOVOTOFUORISEDE” ed a Marco Vinciguerra.
Ad ogni modo se tutto ciò non fosse possibile da attuarsi, i partiti (non tutti di certo ma mi appello a quei partiti che si identificano nello schieramento di centro-sinistra), se meritevoli e credibili, potrebbero sempre adottare un  Codice etico (ce chi lo fa già), e rispettarlo per distinguersi.

Chiedere di introdurre delle clausole per eliminare il “controllo del voto” sul territorio: basterebbe conteggiare le schede elettorali in un unico seggio per ogni quartiere nelle grandi città o mancando le circoscrizioni in unico seggio del paese stesso per poi pubblicizzare in toto i voti.
Introdurre una clausola di incompatibilità tra attività elettiva di primo livello (Parlamento Italiano, Europeo e Consiglio Regionale) e qualsiasi altra attività.
Tutto questo, sarebbe davvero chiedere troppo?

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