Menfi, 22 Dicembre 2017
Gentile dott. Varvaro,
sono Salvo Ognibene, figlio e innamorato di Menfi e
della Sicilia.
Sono convinto che si parta per tornare, senza mai
andare via.
Andare via é una scelta. E scegliendo si rinuncia
sempre a qualcosa.
Nonostante i miei studi “fuori”, mi sono sempre
interessato della “mia” comunità, seguendo, passo passo, la vita politica,
amministrativa e sociale, oltre che della Nostra Settesoli.
Scrissi anche di Lei, quando fu eletto, nel 2011. Ne
scrissi con la speranza che potesse portare novità e miglioramenti in quella
cooperativa che, per buona parte dei menfitani e della comunità belicina tutta,
non è una mucca da mungere ma un investimento continuo.
E’ sudore, vita. E non sto parlando dei 2.000 soci di
cui si parla spesso ma dei singoli agricoltori che per una vita intera hanno
sognato, senza perdere entusiasmo e lavorando tantissimo, quella che la Settesoli
è. Perché la Settesoli è un sogno. Un sogno che va ben oltre le persone e che
deve essere solo fiera del suo passato e di chi ha fondato e amministrato
questa azienda fino ad oggi, o quanto meno dei progetti condivisi che hanno
portato lustro e che hanno fatto crescere questa cooperativa.
A leggere le Sue dichiarazioni parrebbe un sogno mai
iniziato, o forse, una favola in cui i protagonisti sono sempre le principesse
da salvare e mai chi lotta per esse, superando grandi ostacoli e combattendo
contro i draghi e le creature malvagie.
Nessuno si é permesso di mettere in discussione le Sue
qualità da manager, così come nessuno le aveva messe in dubbio nel 2011, anzi.
Ho letto i Suoi commenti e, con grande dispiacere,
devo dire, li ho trovati privi di sogni e di amore ma pieni di astio e
rancore.
La Settesoli, con i suoi 2.000 soci, rappresenta la
più grande anima della Sicilia del vino. 2.000 persone che non servono a farsi
pubblicità ma che ci ricordano, ogni giorno, il valore dello stare insieme, la
solidarietà, la democrazia, l’unione e non la politica dell’uomo solo al
comando.
Lei parla di “complotti”, di “mandanti”, di giovani di
Menfi che ha lasciato “piangenti e scoraggiati” e che, addirittura, starebbero
“cercando altro lavoro in aziende del Nord”. Racconta di una comunità “che era
pronta ad investire sul futuro, comunità di imprenditori agricoli, che pur
rappresentando la maggioranza dei vigneti ha voto minoritario in una
cooperativa dove ogni testa è un voto a prescindere dalla estensione dei vigneti”.
Ma davvero Lei pensa tutto questo? E se ogni testa è un voto, così come le
regole più elementari della democrazia rappresentativa vorrebbero, come si
spiega che dei 1.674 soci che hanno manifestato il proprio voto, anzi, i propri
voti (per chi non lo sapesse ogni socio aveva per statuto a disposizione 9 voti
per scegliere tra i 15 candidati), soltanto in 517 Le hanno manifestato la
propria fiducia?
Dove sono stati i giovani di Menfi e del territorio
nel suo progetto? Dove? Dove sono stati i viticultori ed i soci in questi Suoi
sei anni di mandato?
La Settesoli è patrimonio collettivo di questa
comunità, che non appartiene a nessuno se non a se stessa, e, le somme, le
hanno tirate quei 1.674 soci che si sono espressi, votando un Consiglio di
Amministrazione vincolato dalle preferenze che il Cda da Lei presieduto ha
scelto.
Ho deciso di tornare nella mia terra, di vivere qui. E
lei? Dice di andare via dalla Sicilia e che non
tornerà più a lavorare per questa terra ma dove è stato in questi sei anni? Qual è stato il suo rapporto con il
territorio e con la comunità della Settesoli?
La Settesoli non é un’azienda come le altre, è una
cooperativa.
Una cooperativa che fa della condivisione la sua
qualità migliore.
Che ha bisogno di essere abitata, che insegna che fare
azienda significa far crescere la sua comunità.
Sono tornato in Sicilia per restarci.
Una scelta difficile, anzi, difficilissima, ma vera e
piena di amore e speranza.
Quella speranza che trasforma i sogni in realtà
Con i miei più Cordiali Saluti
Salvo Ognibene
Caro Salvo,
RispondiEliminaGrazie per la lettera aperta ,io sono per il dialogo e la trasparenza e così ho gestito la Settesoli .Io sono un sognatore al punto da rifiutare ricche offerte di lavoro per tornare nella mia terra a gestire la Settesoli . Scelta di cuore per contribuire a creare ricchezza e dare speranza ai giovani come Lei.
Purtroppo sono anche un uomo che da fiducia agli altri ....in questo caso sono stato tradito da Bursi e dai consiglieri che mi avevano promesso fiducia per altri tre anni. Dietro le quinte si muoveva Diego Planeta che non aveva apprezzato il successo di Mandrarossa contro i suoi vini e la mia opera di netta separazione tra Settesoli e Planeta dopo anni di commistione poco corretta.
Guardi che hanno votato 1100soci ed io ho avuto 517 voti.
In questo sei anni ho lavorato con grande apertura ed ascolto con tutto il territorio dai soci al sindaco lavorando non solo sui vini ma anche allo sviluppo turistico. Non ho negato ascolto a chiunque volesse parlarmi ed ho creato attraverso un dialogo giornaliero una squadra forte e compatta in Cantina.
Accetto la sconfitta alle elezioni anche se guidata da giochi di potere ma non posso accettare di essere trattato come un ladro .Buttato fuori il giorno dopo le elezioni senza passaggio di consegne o invito dal nuovo Consiglio per i saluti. Non merito questo . Mi sembra anche intelligente che il successore ascolti chi ha guidato la azienda per sei anni e non lo butti nel cestino con arroganza e maleducazione.
Non sarà d’accordo con quello che dico e penserà che sono un cattivo! Le assicuro che ho condiviso tutto e tutto quello che ho fatto è stato approvato dal Consiglio. Ne abbiamo fatti 11 l’anno !!
Si informi meglio da quelli che hanno visto il mio operato. La incontro con piacere quando vengo a Menfi . Comprenda che per il momento ho molta voglia di stare lontano dalla Sicilia ,ma so che tornerò perchè sono un amante della mia terra ed un sognatore .
Auguri di Buon Natale
Vito Varvaro