"La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico.
La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare".
Piero Calamandrei

lunedì 20 marzo 2017

Politica e sogni, lettera da non so dove

“Perché nessuno seppe mai di quanto freddo essi ebbero”
Domani è primavera, ed è sempre stata la nostra festa. Ricordi: nella città cupa, eravamo soli. Sembravano invincibile, allora, i Cavalieri. Tu scrivevi poesie, io articoli di giornale. Per un giornale che non c’era più, ma resisteva  – in quegli anni – nella nostra povera stanza. Com’eravamo felici, eppure. La volta che tolsero la luce e canticchiammo Leporello al lume di candela. La volta che il padrone di casa – un momento prima di andare a letto – venne e portò via il letto che non era nostro, e noi due ci guardammo sorridendo.
No, era una casa ricchissima, invece. Ben tre feste di diciott’anni si tennero in quelle nostre due stanze. Alla terza, cascarono i calcinacci (s’era all’ultimo piano) sulle ragazze e sui ragazzi che ballavano, e ridemmo tutti.
Io ora vivo in questo paese strano, affollato da padroni e politici; si parla sempre di loro. Ma per una volta – lo vuoi? oggi è primavera – facciamoci un cerchio attorno, solo noi due coraggiosi, come allora. Siamo sempre gli stessi, e tu sei splendente. Noi non ci siamo arresi.
E’ tanto banale, vincere! Tecnicamente, noi abbiamo anche vinto. Non ci sono più i cavalieri. E quante parole di adesso, che ora vincono, vengono dalla nostra lotta di allora! Eppure, come questo è futile. Noi sapevamo una cosa: si può volare. Quanti ragazzi lo sanno ancora? Oramai non ci crede quasi più nessuno.

Fra poco – ma ancora un attimo – scriverò di altre cose. I grillini,Bersani, la Soluzione, e l’eterna democrazia zoppicante, l’eterno affidarsi a un capo. Neanche per scegliere fra mafia e antimafia puoi muoverti senza permesso del partito.E’ tanto banale, vincere! Tecnicamente, noi abbiamo anche vinto. Non ci sono più i cavalieri. E quante parole di adesso, che ora vincono, vengono dalla nostra lotta di allora! Eppure, come questo è futile. Noi sapevamo una cosa: si può volare. Quanti ragazzi lo sanno ancora? Oramai non ci crede quasi più nessuno.
Dovrei registrare tutto questo, comunicarlo a chi legge: è il mio mestiere. Ma oggi sono così vecchio, o così ragazzo, che scappo da tutto questo. Salgo di corsa i gradini del quarto piano, sorridendo ai due gatti e alla vecchietta del terzo, busso alla porta, suono. E dopo un istante i tuoi passi, e la tua voce. E fra un attimo entrerò a casa nostra, e ringhia la città tutt’intorno ma noi due siamo qui, e perciò è primavera.

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